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Una sanatoria per il passato, “per tutelare le centinaia di famiglie milanesi che hanno comprato case costruite sulla base di interpretazioni di funzionari comunali e regionali che consentivano la demolizione e ricostruzione con Scia”. E per il futuro una norma che dia certezza giuridica alle ristrutturazioni e alle autorizzazioni edilizie che non si possono bloccare a meno di non voler frenare lo sviluppo e la crescita delle città.

Saranno questi i parametri della norma Salva Milano che verrà inserita come emendamento al decreto legge Salva Casa (dl 69/2024) da martedì 11 giugno all’esame della commissione ambiente della Camera.

Ad alzare il velo sulle proposte della Lega è stato ieri il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini che punta a raccogliere sugli emendamenti leghisti un largo consenso anche esteso alle opposizioni che a Milano hanno lavorato assieme al dicastero di Porta Pia per uscire dall’impasse.

Sono infatti almeno 150 i palazzi del capoluogo lombardo a rischio abbattimento in quanto finiti nel mirino delle procure perché sarebbero stati fatti passare per interventi di ristrutturazione (autorizzati con Scia). Un problema, ha osservato Salvini, che tuttavia “non riguarda solo Milano, ma anche altre città dove per anni si è lavorato seguendo la stessa interpretazione delle norme”. Di qui la necessità di uno stop and go che sani il passato e faccia chiarezza per il futuro.

Abitabilità, tolleranze, altezze minime, cambi di destinazione d’uso

Ma gli emendamenti pensati dalla Lega puntano a migliorare il testo del decreto legge anche su altri aspetti, a cominciare da abitabilità, tolleranze e altezze minime. L’obiettivo è ampliare l’offerta abitativa e conseguentemente ridurre il costo degli affitti. E in questa direzione va la riduzione (“che parte da una presa d’atto della realtà esistente”) della superficie minima per riconoscere l’abitabilità a un immobile.

Si punta a ridurre da 28 a 20 mq la superficie minima dei micro-appartamenti in cui vive una sola persona. Per due persone, la soglia minima di abitabilità dovrebbe scendere dagli attuali 38 mq a 28 mq. “A Milano come a Roma ci sono studenti, lavoratori, genitori separati che potrebbero trarre beneficio da una riduzione dei metri quadrati minimi”, ha spiegato il ministro.

Nella stessa direzione va la semplificazione dei cambi di destinazione d’uso per i locali posti al piano terra. Nel testo base del decreto legge n.69/2024 tale chance è limitata solo ai piani superiori. Gli emendamenti della Lega ampliano la possibilità per il proprietario di un locale posto al piano terra di cambiare la destinazione d’uso per ricavarne un’abitazione.

I comuni potranno richiedere il rispetto di “specifiche condizioni” per riconoscere il cambio di destinazione d’uso. “Non vogliamo l’anarchia dei comuni sui cambi di destinazione”, ha chiarito il ministro, “ma il nostro obiettivo è di riutilizzare tutto quello che oggi non è utilizzato”.

Sulle altezze minime, invece, l’orientamento della Lega è di considerare abitabili anche i locali con un’altezza interna inferiore a 2,70 metri, fino al limite minimo di 2,40 metri. Una presa d’atto della situazione esistente visto che l’altezza di 2,40 metri è già consentita per alcuni spazi della casa (corridoi, bagni) e già si registrano diffuse deroghe sia per i comuni montani, sia per i cosiddetti “sotto-tetti”, secondo i regolamenti comunali.

C’è poi il capitolo tolleranze, già previste dal decreto legge in forma inversamente proporzionale alla grandezza dell’immobile (si va da un minimo del 2% per gli immobili sopra i 500 mq fino a un massimo del 5% per le unità immobiliari con superficie utile inferiore ai 100 mq) ma solo per gli interventi realizzati al 24 maggio 2024. La proposta della Lega è di estendere tale chance anche per gli immobili realizzati in futuro.

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