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Il Consiglio dei ministri ha approvato venerdì mattina una versione “light” del cosiddetto decreto “salva-casa”, una sanatoria che per le opposizioni “puzza” di condono edilizio.

Un decreto composto da tre articoli che va ad intervenire su quelle che vengono definite “lievi difformità edilizie”: parliamo di interventi su soppalchi, verande, tende, pompe di calore.

Cosa prevede il decreto salva-casa

Fortemente voluto dal ministro dei Trasporti e Infrastrutture Matteo Salvini, il decreto salva-casa non interviene sugli abusi edilizi strutturali. A sottolinearlo lo stesso vice premier leghista: “Non si tratta di fare un condono sugli esterni, sulla villa con piscina a tre piani. Nella maggioranza delle case degli italiani c’è un problema decennale che riguarda una suddivisione dei locali diversa dalla piantina originale, che non comporta un carico diverso e che – a decreto pubblicato, spero da lunedì – conto portino tantissima gente in comune a pagare. Ci sono 4 milioni pratiche di difformità per 3cm di finestra rispetto al modello originario”, ha spiegato Salvini in conferenza stampa post CdM.

Gli interventi su verande, porticati, soppalchi

Nel decreto si ampliano a verande, porticati interni e tende da sole, le opere in “edilizia libera”, ovvero eseguibili senza alcun titolo abilitativo. Viene semplificato il cambio di destinazione d’uso, e si permette il mantenimento delle strutture temporanee realizzate per finalità sanitarie, assistenziali ed educative durante il Covid.

Inoltre verrà posto fine al “paradosso”, così lo chiama Salvini, del silenzio rigetto, con l’introduzione del silenzio assenso. “Vale a dire che se l’Amministrazione non risponde, entro i termini prestabiliti, l’istanza si considera accettata”, la spiegazione del ministro.

Tolleranze e doppio conformità

Nel decreto sale il limite per le tolleranze costruttive relative ad altezze, superfici, aperture. Ad oggi era del 2 per cento, limite che salirà in rapporto alla superfice di casa: il decreto prevede il 2% per le abitazioni con una superficie superiore a 500 metri quadri, mentre sale al 3% per quelle tra 300 e 500 mq, al 4% per quelle tra 100 e 300 metri e fino al 5% sotto i 100 metri quadri.

Il decreto interviene anche sulla “doppia conformità”, modificandola però solo per gli abusi minori tramite il pagamento di una sanzione.

Decade infatti l’obbligo della conformità sia alla normativa vigente al momento dell’intervento che a quella attuale, ma solo per le opere realizzate in parziale difformità rispetto ai titoli depositati in comune, come ad esempio la presenza di stanze in più o di verande. Il superamento della doppia conformità, si legge in una bozza del provvedimento, “non può consentire di sanare interventi edilizi che all’epoca della realizzazione sono stati eseguiti in deroga alle regole edilizie e che non sono conformi agli attuali vincoli urbanistici”.

 

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