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La stretta sul Superbonus, no. La Sugar tax a luglio, no. 
La maggioranza è in piena campagna elettorale e continua a chiedere soldi, mentre il ministro dell’Economia pensa già a dove trovare i miliardi di euro che gli serviranno, senza fare altro deficit e sotto procedura d’infrazione Ue, per confermare nel 2025 il taglio del cuneo e gli sgravi Irpef. «Il soldi non ci sono. Finiti. Stop», ripete Giancarlo Giorgetti, determinato a fare un passo indietro se venisse messa in discussione la sua linea del rigore. Negli ultimi quattro anni dopo il Covid, tra il 2020 e il 2023, con le varie leggi di Bilancio, lo Stato ha accumulato altri 632 miliardi di debito pubblico, e secondo il ministro «il momento di metterci un punto è arrivato».

Ministri in campagna elettorale

Il problema, per Giorgetti, è che una buona parte della maggioranza di governo non sembra abbia una chiara percezione delle difficoltà della finanza pubblica. Continua ad alzare la posta e a fare promesse. Come sul decreto Superbonus, con Forza Italia che vuole salvare le spese fatte nel 2024, almeno fino alla data del decreto, dall’allungamento a dieci anni delle detrazioni. E alza gli scudi contro la Sugar Tax.

Su quella, al ministero dell’Economia, non hanno nessun problema. La tassa è stata introdotta e subito sospesa, ma il gettito è previsto in bilancio dal 2021, e ogni volta che si rinvia l’entrata in vigore quel mancato introito va coperto. Rinviare la tassa per sei mesi costa 68 milioni di euro, per un anno 170 milioni.

«Trovino le coperture»

La decisione di far scattare a luglio 2024 la tassa sulle bevande zuccherate, sottolineano al Mef, è stata votata da tutta la maggioranza. Le risorse per il rinvio della Plastic Tax sono state trovate, per la Sugar Tax no. «Se proprio non vogliono la tassa possono pescare dai bilanci dei ministeri» dice Giorgetti, che due giorni fa ha invitato Tajani a mettere sul piatto il taglio delle missioni diplomatiche all’estero. 

Sulla stretta al Superbonus però no, nessuna apertura. «O lui, o io» ripete Giorgetti, che con l’emendamento al decreto blocco cessioni punta a mettere il freno definitivo alla «sbornia» delle detrazioni edilizie. Tutte le detrazioni maturate da gennaio 2024, non solo quelle del Superbonus, vengono spalmate su dieci anni. Il residuo di quelle originate in passato che sono in mano alle banche, e che hanno comprato i crediti con uno sconto superiore al 25% («pratica assimilabile all’usura» disse Giorgetti in Senato), viene spalmato su sei anni. Per i contribuenti che hanno iniziato a scontare le detrazioni nella dichiarazione Irpef, salta la possibilità di cedere i crediti relativi alle annualità future. 

Con lo stop alla cessione dei crediti e allo sconto in fattura, la nuova stretta dovrebbe mettere un argine definitivo alla valanga che ha travolto i conti pubblici: 211 miliardi di detrazioni fiscali dal 2020 a oggi, dei quali 160 di Superbonus scontabili in 4 anni, che nei bilanci fino al 2027 pesano sul debito più di 35 miliardi l’anno. Due belle leggi di bilancio l’anno sparite, mangiate dal buco dei bonus edilizi.

Sette miliardi e 70 milioni

Quello che si poteva fare per non creare discriminazioni ingiuste, come nei confronti dei territori colpiti dalle calamità naturali, alcuni dei quali erano rimasti esclusi dalla salvaguardia, è stato fatto. Oltre non si va, ripete Giorgetti ai suoi interlocutori in queste ore. 

«Non è un puntiglio personale — chiarisce il ministro — ma una questione di realismo e di serietà rispetto alla situazione dei conti pubblici». Non è dunque questione di trovare sponde politiche per sostenere la linea dura. Non si sa se le ha avute (Fratelli d’Italia, in ogni caso, evita per ora di mettere bocca sulla questione) ma il ministro, dicono i suoi, non le ha neanche cercate. Se non si accetta la linea del rigore «si trovino un altro ministro», dice Giorgetti. Sul tavolo ha già aperto il dossier della manovra 2025. Servono circa 20 miliardi per rifinanziare il taglio del cuneo e gli sgravi Irpef. Un po’ verranno dai risparmi dell’assegno di inclusione, altri dall’abolizione dell’Ace per le imprese, altri dal concordato fiscale biennale. All’appello, però, mancano almeno sette miliardi di euro che non ci sono. E non si riescono nemmeno a trovare 70 milioni per rinviare di sei mesi la Sugar Tax…

14 maggio 2024

 

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