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Allontanarsi il più possibile dal flop delle ultime politiche e rilanciarsi in vista delle elezioni regionali del prossimo anno, con l’incognita Vannacci, la prospettiva del “salva – case” e la difficoltà di non avere quasi più amministratori locali a fare da traino. La Lega di Salvini a Napoli e in Campania ha affrontato le europee con una serie di punti interrogativi, ma anche con un obiettivo minimo: andare oltre i numeri del 25 settembre del 2022, quando il centrodestra ottenne i voti per governare l’Italia ma i leghisti al Sud non brillarono.

In Campania, in particolare, la Lega si fermò al 3,95% (dato riferibile al Senato) con punte molto alte a Caserta (quasi il 10%) ma con un misero 2% a Napoli che diede la stura a molte polemiche. Peraltro, si trattò del dato più basso di tutto il Sud. Logico, dunque, che l’appuntamento delle Europee sia diventato un banco di prova significativo per il leghismo napoletano e campano.

Le cifre

I dati della notte, però, dicono che il risultato è stato piuttosto modesto e che l’obiettivo non è stato raggiunto. Le sezioni scrutinate non arrivano al 20% del totale ma già si evince che la Lega supera di poco il 4%, assestandosi più o meno al dato di due anni fa. Ma per comprendere le difficoltà attuali del partito di Salvini in Campania si deve tornare alle Europee 2019, quando la Lega si assicurò oltre il 19% in Campania e quasi il 14% nell’area metropolitana di Napoli. Sono passati cinque anni, ma sembra una vita: Matteo Salvini aveva il vento in poppa e anche all’ombra del Vesuvio c’era la corsa a mettersi sono l’effigie di Alberto da Giussano. A San Giuseppe Vesuviano, per esempio, il sindaco Vincenzo Catapano nel 2018 fu il primo a dichiararsi leghista: poi il Consiglio fu sciolto per presunte infiltrazioni mafiose (pende anche un giudizio, con il Consiglio di Stato che ha rinviato gli atti al Tar Lazio) e oggi nella stessa città vesuviana si torna al voto senza che il simbolo della Lega abbia fatto capolino. In nessuno dei Comuni chiamati alle amministrative la Lega ha presentato liste.

Il confronto

A Napoli il partito sta intorno al 4%, doppiato da Forza Italia, surclassato dai meloniani e superato pure dai centristi. Per assicurarsi le preferenze i leghisti avevano puntato molto sui temi. Su tutti il decreto «il salva-case», un pacchetto di norme volto a regolarizzare delle «piccole difformità» all’interno delle abitazioni. I candidati della Lega hanno spiegato che può essere una opportunità per sanare molte case della Campania, in una regione che peraltro non ha aderito al condono del 2003. Ma c’è anche la questione dei trasporti e delle infrastrutture, vulnus storico della Campania, col ministero guidato dal leader Salvini: anche qui i candidati sono passati, soprattutto a Napoli, da un convegno all’altro per raccontare progetti e prospettive.

I nomi

Stando ai primi dati, bene Aldo Patriciello, molisano, ma fortemente radicato in Campania, ex Forza Italia con lunga esperienza alle spalle proprio al Parlamento europeo. Non sfonda invece il capolista, il generale Roberto Vannacci, voluto da Salvini in persona per sparigliare le carte anche all’interno dello stesso partito.

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