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TRENTO. Una prima boccata d’aria per chi paga il mutuo. Dopo un anno e mezzo di continua crescita la curva dei tassi di interesse sembra aver cambiato verso. L’indicazione viene dal bollettino dell’Abi. «I più recenti dati, relativi agli andamenti dell’economia dell’area dell’euro e di quella italiana, continuano a mostrare che gli effetti della politica monetaria restrittiva realizzata dalla Bce si stanno manifestando. Gli effetti possono cogliersi anche nel mercato bancario in Italia.

Nell’ultimo mese si stanno manifestando primi segnali di diminuzione dei tassi di interesse rispetto ai valori massimi» spiega l’associazione bancaria.

A dicembre 2023 il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è diminuito al 4,42%, rispetto al 4,50% di novembre; il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è stato del 5,69%, a novembre era il 5,59%; il tasso medio sul totale dei prestiti è stato del 4,76%, stesso valore di novembre.Tasso variabile.Quella calcolata da Abi è una media generale. Per calcolare il risparmio su una rata mensile del muto prima casa, basta considerare che il tasso base di riferimento, l’Euribor, nelle sue varie declinazioni a 1 mese, 3 mesi o 6 mesi, dal picco massimo di ottobre 2023 è calato di circa 30 centesimi, dal 4,14% del 18 ottobre (parliamo dell’Euribor 6 mesi) al 3,86 di martedì.

Sembra poco, ma sono circa 15 euro al mese ogni 100mila euro di debito. Se i tassi continuassero la loro discesa verso un realistico 3% (livello indicato da più parti come buon compromesso tra le esigenze di controllo dell’inflazione e ripresa economica) il risparmio arriverebbe a 123 euro al mese.Facciamo dunque un esempio. Se ad ottobre per un mutuo a 25 anni di 200mila euro per l’acquisto di una prima casa si pagava un tasso di interesse del 5,04% compreso di uno spread (cioè il guadagno della banca) mediamente calcolabile nello 0,9%, la rata mensile era di 1.173 euro.

A gennaio, con il tasso finale sceso al 4,76% la rata è scesa a 1.141 euro.

La discesa è confermata anche sul lato dei tassi variabili.

Se il 3 ottobre 2023 l’Irs 25 anni (Interest Rate Swap, è il costo sulla base del quale le banche in Europa si scambiano il denaro per un periodo di tempo prefissato, in questo caso 25 anni) era al 3,36%, ora è attorno al 2,56%. In realtà, a fine dicembre era sceso anche a livelli attorno al 2,31% nell’aspettativa che il calo dei tassi fosse ancora più rapido, poi le dichiarazioni della Bce su un allentamento “prudente” della politica monetaria restrittiva ha frenato in parte gli entusiasmi.

La domanda delle domande che si fanno coloro che devono andare in banca a chiedere il mutuo è: fisso o variabile? Attualmente il fisso è più conveniente: se all’Irs25 si aggiunge il solito spread “standard” dello 0,9% il valore rimane più basso del variabile. Il fatto è che se un mutuatario firma per un tasso al 3,46% come nel nostro caso manterrà quel tasso per tutti i 25 anni del suo debito, mentre con il variabile l’aspettativa di medio periodo è che il costo del denaro scelga.

Quindi? Non c’è una risposta valida per tutti. Diciamo che chi non vuol avere sorprese circa l’aumento della rata deve scegliere il tasso fisso, mentre chi è disposto a scommettere su un calo dei tassi potrebbe andare sul variabile.

Negli ultimi anni si sono preferiti i mutui a tasso fisso per beneficiare del livello di tassi di interesse storicamente basso. Con la ripresa dell’aumento dei tassi di interesse nel 2022, i mutui a tasso fisso sono di nuovo diventati più onerosi rispetto a quelli a tasso variabile e la quota dei contratti a tasso fisso tra i nuovi mutui è scesa drasticamente, come dimostra anche il grafico qui sopra.Crollo delle erogazioni.Dal quale, per altro, si evince un altro dato piuttosto significativo: che all’incremento dei tassi (fissi e variabili) nell’ultimo anno si è associato un calo in doppia cifra dell’erogazione di mutui.

I dati di Banca d’Italia sono aggiornati soltanto al primo semestre del 2023, ma facendo una proiezione sull’anno intero si può quantificare un calo del 40 per cento. Se nel 2021 e nel 2022 il valore finanziario dei nuovi mutui viaggiava tra i 510 e i 540milioni di euro nel 2023 si è scesi attorno ai 300 milioni.



 

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