Nel verde del parco della Versiliana, tra Pietrasanta e Forte dei Marmi, c’è una villa di 270 metri quadrati. È intestata a Lorenzo Mazzaro, figlio di Canio e di Daniela Santanchè. La “Casina Rossa” è stata acquistata nel 2014 e, scrive oggi Repubblica, la ministra del Turismo del governo Meloni ne ha fatto la sua residenza estiva. Nel 2022 fu ospite lì anche Giorgia Meloni. Ma intanto i lavori interni sono oggetto di indagine da parte del comune di Pietrasanta. Perché negli uffici edilizi sono state depositate ben nove pratiche di sanatorie. Mentre il comune ha negato in due occasioni la richiesta di residenza da parte di Mazzaro. Perché i vigili sono andati a verificarla prima di dare il nullaosta e non l’hanno mai trovato in casa. Anche se attualmente proprio lì risulta residente.
La tettoia e la veranda
Le richieste di sanatoria, ha spiegato Il Fatto Quotidiano, riguardano una tettoia e una veranda. Che sarebbero state costruite senza rispettare i limiti di distanza dal corso d’acqua Fiumetto e dalla strada comunale. E realizzate nonostante il no della commissione paesaggistica, che risale al 2015. L’ultimo tentativo di sanatoria risale al 2017. Il sindaco di Pietrasanta Alberto Giovannetti, forzista e grande amico di Santanchè, spiega che secondo lui «c’è un accanimento mediatico su Daniela e che Salvini ha fatto bene a proporre il condono edilizio per sanare piccole difformità». Il sospetto è che l’intestazione a Lorenzo si spieghi con la possibilità di godere dei vantaggi economici della prima casa. Per acquistarla c’è stato bisogno di un mutuo. Il figlio di Santanchè lo ha ottenuto da Banca Mediolanum e grazie a una fidejussione.
Il mutuo
Il rimborso sarà in 300 rate in 25 milioni per un prezzo di 1,5 milioni. Nell’atto il garante non viene indicato. La rata è di 2500 euro al mese. La prima pratica di ristrutturazione l’ha presentata il geometra Giuseppe Del Carlo il 2 maggio 2014: «Ho ricevuto l’incarico da uno studio di Milano che mi aveva mandato i rendering da parte della committenza. Quando ho ricevuto il diniego all’autorizzazione paesaggistica sono stato subito accantonato, messo letteralmente da parte. L’incarico l’ha portato avanti il collega di Firenze (il geometra Simone Banchi, deceduto 6 mesi dopo l’ultima richiesta di sanatoria, ndr). Non voglio scendere nei dettagli, ma conoscendo tutto il discorso me ne sono tenuto alla larga volentieri».
Foto copertina da: Dagospia
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