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L’annuncio del ministro dell’Economie e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, relativo all’obbligo di spalmare i crediti del Superbonus su 10 anni anziché 4/5 anni ha suscitato preoccupazioni e critiche da parte delle principali associazioni di settore, tra cui Confindustria, ABI (Associazione bancaria italiana) e Ance (Associazione nazionale dei costruttori edili).

Secondo l’esponente del governo guidato da Giorgia Meloni, tale misura consentirà una correzione del deficit pari a oltre un punto di Pil in due anni. “Non sarà una possibilità ma un obbligo”, ha annunciato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti dopo aver partecipato ai lavori della commissione Finanze del Senato sul decreto Superbonus.

La modifica era già stata auspicata dal ministro dell’Economia ed era prevista da diversi emendamenti bipartisan che però lasciavano la scelta al contribuente o all’impresa che ha acquistato il credito, mentre il governo invece ha optato per l’obbligatorietà.

Giorgetti ha sottolineato la “necessità di disporre un quadro chiaro sugli effetti di finanza pubblica delle varie agevolazioni edilizie, considerato che entro l’estate dovra’ essere presentato alla Commissione il Piano strutturale”. Inoltre, il ministro ha auspicato che Eurostat definisca in maniera definitiva, auspicabilmente entro giugno, i principi di contabilizzazione dei crediti fiscali legati al superbonus. Infine ha fatto presente che «le nuove regole di bilancio che vanno delineandosi comporteranno il rispetto di differenti vincoli per coprire le leggi di spesa.

Le critiche di Confindustria, ANCE e ABI

Come previsto le dichiarazioni di Giorgetti hanno suscitato forti critiche da parte delle principali associazioni e organizzazioni di settore.

“Comprendiamo bene le difficoltà del Governo per impedire che la coda dei crediti da Superbonus metta a rischio il deficit programmatico di questo 2024, indicato dal DEF approvato dal Parlamento. Tuttavia, in nome della certezza del diritto non ne condividiamo l’eventuale irretroattività: il governo può disporre lo spalma-crediti per decreto legge a vigenza immediata, ma allora lo si applichi solo per crediti maturati da spese sostenute successivamente a quella data”, ha dichiarato in una nota Maurizio Marchesini, attuale Vicepresidente di Confindustria per le filiere e le medie imprese e futuro vicepresidente per il lavoro e le relazioni industriali.

Secondo Marchesini, “migliaia di imprese e cittadini devono poter vivere in uno Stato in cui la certezza del diritto consenta ragionate scelte d’investimento pluriennali, non modificabili da interventi retroattivi, che mettono in seria difficoltà le famiglie e tutte le filiere dell’immobiliare”.

La Confindustria chiede quindi un confronto con il governo. “Non è più dilazionabile un tavolo di confronto: sia per affrontare per tempo ciò che si prospetta nei prossimi mesi, sia per disegnare il modello dei nuovi e diversi incentivi che saranno necessari per attuare la Direttiva UE sull’efficientamento energetico degli immobili”.

Duri anche i commenti di Abi e Anche. “In questa fase complessa è importante dare certezze e rafforzare la fiducia. Interventi retroattivi sul Superbonus minerebbero la fiducia di famiglie, imprese e investitori”, hanno dichiarato in una nota il direttore generale dell’Ance Massimiliano Musmeci e il vice direttore generale vicario dell’ABI, Gianfranco Torriero.

Inoltre, hanno sottolineato che lo “stesso ministro dell’Economia, infatti, ha più volte indicato che non ci sarà il ricorso a interventi retroattivi”.

In una dichiarazione all’agenzia Ansa, la presidente dell’ANCE, Federica Brancaccio ha affermato: “Leggiamo delle dichiarazioni, ma aspettiamo di vedere il testo. Come ha anche detto il ministro Giorgetti nessun provvedimento può essere retroattivo. Escludiamo che ci sia una retroattività, altrimenti avrebbe un impatto fortissimo su imprese, banche e cittadini”.

Oxford Economics boccia il Superbonus

Il regime fiscale italiano del “Superbonus”, introdotto dal secondo governo Conte per mitigare gli effetti della pandemia introducendo elevate detrazioni fiscali per i proprietari di case che ristrutturano in modo sostenibile le proprie abitazioni, è “probabilmente la peggiore misura di …

Il rischio di cause contro lo Stato e di compromettere migliaia di imprese

Il segretario generale di Federcontribuenti e responsabile nazionale sviluppo PMI, Flavio Zanarella, ha osservato che nel caso in cui verrà applicata la norma che prevede l’obbligo di spalmare in 10 anni i crediti del superbonus, “alle imprese non rimane altro che fare causa allo Stato per i danni subiti da queste continue variazioni normative peggiorative a danno dell’onestà di chi ha applicato una legge dello Stato stesso”. Secondo Zanarella, questa “è l’unica arma per la sopravvivenza di famiglie e imprese”.

In una nota, Zanarella ha elencato i possibili scenari che potrebbero avvenire dopo la decisione del governo: blocco totale da parte di operatori bancari e del settore, degli acquisti dei cassetti fiscali per continua e reiterata incertezza normativa in quanto la retroattività è incostituzionale; calo drastico delle percentuali d’acquisto sia orizzontali che verticali; ridotta possibilità per le aziende di compensare i cassetti con F24 e tasse varie, in quanto diluiti in più anni; sicure class action contro lo Stato e possibili risarcimenti miliardari. Infatti, come osservato da Zanarella, “la norma sarebbe incostituzionale perché metterebbe in ginocchio il settore compromettendolo irrimediabilmente in quanto non ci sarebbe più visione futura sul mercato e i cantieri in essere, come quelli appena iniziati, e si rischierebbe la paralisi senza possibilità di una ripresa”.

Inoltre, il segretario di Federcontribuenti ha osservato che le necessità di bilancio che impongono la stretta sull’utilizzo dei bonus fiscali collegati alle ristrutturazioni edilizie “mal si conciliano con la recente direttiva sulle Case green approvata in ambito europeo, che affida ai singoli Paesi le misure per migliorare l’efficienza energetica del patrimonio immobiliare”.

Come ricordato da Zanarella, secondo le ultime stime “oltre 8 milioni di unità immobiliari italiane ricadono nelle classi energetiche F e G e necessiteranno di importanti interventi di ristrutturazione”.

L’Alleanza delle cooperative ha invece inviato una lettera al ministro Giorgetti, nella quale avverte che rendere obbligatoria la dilazione in 10 anni dei crediti del Superbonus innescherebbe “una bomba a orologeria che metterebbe in ginocchio le imprese alimentando contenziosi che coinvolgerebbero aziende, banche e famiglie”. Uno shock che “va scongiurato”.

“Se la previsione diventasse un obbligo di legge per alleggerire il peso dei crediti esigibili sul bilancio dello Stato – sottolinea l’alleanza- si rischierebbe di far saltare tutti i piani economico-finanziari e di mettere in dissesto le imprese che confidavano di poter utilizzare il credito, acquisito come pagamento del corrispettivo contrattuale, in 4 anni, come previsto dalla legislazione vigente”.

Inoltre, per l’Alleanza delle cooperative si arriverebbe al paradosso che “le imprese, pur in presenza del credito, dovrebbero comunque versare parte di imposte e contributi dovuti, per effetto della dilazione in 10 anni introdotta con effetto retroattivo”.

Se poi la disposizione riguardasse anche i lavori in corso, “ciò determinerebbe un blocco degli stessi in modo da rivedere tutte le condizioni contrattuali con la committenza, compresi i condomini, per rendere gli appalti economicamente sostenibili”. A fronte di questa situazione, secondo l’Alleanza delle cooperative, “le controversie che insorgerebbero produrrebbero un effetto esplosivo con gravi conseguenze per tutti: famiglie, imprese, oltreché tutti i cessionari, comprese banche e intermediari finanziari”.

I rischi potrebbero avere anche gravi ripercussioni su realtà di importante funzione sociale come gli enti del Terzo Settore, le cooperative sociali e le cooperative di abitanti a proprietà indivisa.

Su questo aspetto, Giorgetti aveva spiegato che l’esecutivo “è consapevole che alcuni soggetti, come quelli, ad esempio, del Terzo settore non possono utilizzare lo strumento della detrazione” e ha preannunciato “quindi l’intenzione del governo di presentare un emendamento volto a costituire un fondo con una specifica dotazione, finalizzato a riconoscere agli enti in questione un contributo diretto per sostenere la riqualificazione energetica e strutturale su immobili di loro proprietà”.

[A cura di Simone Cantarini]

 

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