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Dalla Regione Lazio arriva una svolta decisiva: accelerazione nella definizione delle pratiche di condono. La nuova legge regionale promette di snellire e concludere le procedure di condono ancora in sospeso, garantendo trasparenza e efficienza.

L’affaire condono

A distanza di anni ancora si parla del condono edilizio, nonostante l’ultima legge che lo prevedeva risalga al 2003. Ad oggi, infatti, presso gli uffici comunali delle grandi città risultano ancora pendenti le pratiche di condono riferibili alla legge 47/1985.

Nel Lazio, ad esempio, a quanto riportato dall’assessore all’Urbanistica, alle Politiche abitative, alle Case popolari e alle Politiche del Mare della Regione Lazio, come avevamo già osservato in precedenza, le domande di condono ancora pendenti solo a Roma, secondo i dati del rapporto sui condoni edilizi presentato in Senato nel 2019 dal gruppo Sogeea, sono ancora 171.115.

Eppure per ogni domanda di condono vengono corrisposte importanti cifre a titolo di oblazione che sono devolute nella misura del 50% direttamente ai Comuni. La definizione delle domande di condono rappresenta, dunque, un vero e proprio “tesoretto” in mano ai Comuni. Nonostante ciò, le domande presentate rimangono inevase, al punto che spesso i privati sono costretti a rivolgersi al TAR.

La proposta di modifica della legge regionale n. 13/2004

Si muove la Regione Lazio che, come avevamo già annunciato, voleva modificare la legge regionale n. 12/2004 con cui si disciplina il procedimento per il rilascio del condono edilizio. L’iter era partito a marzo ed ha da poco superato il positivo vaglio della Commissione Urbanistica: rimane la discussione in aula.

La legge regionale n. 12/2004 recante “Disposizioni in materia di definizione di illeciti edilizi” con cui si disciplina il procedimento per il rilascio del condono edilizio nella Regione Lazio. Oggetto di modifica sarà, in particolare, l’articolo 3 della legge regionale n. 12/2004 con cui si esclude espressamente la possibilità di sanatoria in presenza di vincoli sorti successivamente alla presentazione della domanda.

In buona sostanza, dunque, chi ha ancora una pratica di condono in corso di definizione, aperta già nel 2004, 21 anni fa, se ha un immobile in un’area sottoposta a vincolo ambientale o paesaggistico introdotto dopo il 2004, si vedrà cassare la domanda di condono. A nulla vale l’aver già pagato il 30% di acconto sulla multa.

Tale situazione genera una forte disparità di trattamento tra chi ha ottenuto una risposta alla domanda di condono prima dell’apposizione del vincolo e chi no. Anche tra immobili confinanti, dunque, si potrebbero creare situazioni di questo tipo.

Per fare ciò, si rimuoverà uno specifico inciso della norma in oggetto, così da garantire un’applicazione omogenea dei principi giurisprudenziali riguardanti i vincoli sopravvenuti e la compatibilità delle opere realizzate, assicurando trasparenza e coerenza nell’operato delle amministrazioni competenti.

L’accelerazione delle procedure nel Lazio non è un nuovo condono

La proposta di modifica della normativa regionale non configura alcuna ipotesi di nuovo condono edilizio né concede nuovi termini per la presentazione delle domande.

Al contrario, come osservato, mira ad uniformare i diritti dei cittadini in quanto coloro ai quali è stata istruita la domanda prima che entrasse in vigore il vincolo sopraggiunto hanno ottenuto il permesso in sanatoria, mentre coloro ai quali non è stata istruita si vedranno recapitare un provvedimento di diniego, con evidente aumento del contenzioso.

 

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