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Pochi giorni fa, il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha emesso una sentenza, la 14773/2023, che accoglie il ricorso di ReCommon nei confronti di SACE, ottenendo così accesso ai documenti in possesso dell’assicuratore pubblico sulla due diligence ambientale effettuata per le garanzie a progetti fossili nell’Artico russo, al Memorandum sulla cooperazione strategica con la società russa Novatek, stipulato a dicembre 2018 alla presenza dell’allora ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio e ancora in vigore, nonché agli incontri tenutisi tra le parti a partire da quella data. 

La sentenza può definirsi storica, poiché estende e chiarisce sia il concetto di informazione ambientale che il novero dei soggetti legittimati ad accedere alle informazioni ambientali e a presentare ricorso contro il diniego espresso o tacito di accesso da parte dell’amministrazione pubblica. Il Collegio ha infatti sancito che per “informazione ambientale” si intendano non solo i dati e i documenti posti in immediata correlazione con il bene ambiente, ma anche qualsivoglia attività amministrativa che ad esso faccia riferimento. Un’ottica onnicomprensiva quindi, tale da includere qualsiasi informazione che possa avere, direttamente o meno, impatto sull’ambiente e sui processi decisionali che ne riguardano la tutela. In seconda battuta, come già stabilito dalla sentenza 6272/2022 – che riguardava sempre ReCommon e l’accesso alla due diligence ambientale e sociale di SACE per i progetti di Eni e Saipem in Mozambico, il Tribunale ha reiterato che non si deve essere necessariamente titolari di una situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento per il quale è richiesto l’accesso, essendo sufficiente la sola indicazione delle informazioni richieste. Segnale, questo, che la sentenza 6272 sta già facendo giurisprudenza.

A novembre 2021, Intesa Sanpaolo e Cassa Cassa Depositi e Prestiti (CDP) stanziarono un prestito garantito da SACE di 560 milioni di dollari per la costruzione di Arctic LNG-2, mega-progetto di gas in capo a Novatek, situato in una delle aree più a rischio dell’Artico russo. A marzo 2022, in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione russa e all’entrata in vigore delle sanzioni varate dall’Unione europea nei confronti del Cremlino, Intesa Sanpaolo e CDP congelarono il prestito. Secondo quando ricostruito da IlFattoQuotidiano ad aprile 2023, il finanziamento di Arctic LNG-2 sembra essere stato messo definitivamente in soffitta, per quanto ufficialmente ancora “sospeso” e non dismesso del tutto. SACE, che avrebbe dovuto garantire il finanziamento, ha confermato al Fatto che la garanzia sul prestito è “tuttora in vigore, ma i finanziamenti sono sospesi in seguito alle sanzioni”.

Se i rischi connessi alla produzione di idrocarburi presentano caratteristiche comuni a ogni latitudine, nella Regione artica aumentano esponenzialmente: le condizioni estreme non fanno che accrescere le possibilità di fuoriuscite e incidenti, minacciando ecosistemi già fragili. A ciò si aggiunge il sempre più rapido scongelamento del permafrost e, sul fronte marino, quello dei depositi di metano, che rischiano di rilasciare enormi quantità di gas serra nell’atmosfera.

Petrolio e gas rappresentano inoltre il bancomat dello sforzo bellico russo in Ucraina.

«È arrivato il momento per SACE di chiarire se la relazione con Novatek e i suoi progetti fossili nell’Artico russo sia chiusa definitivamente o meno», commenta Simone Ogno di ReCommon. «SACE avrebbe inoltre l’opportunità di distinguersi e implementare procedure trasparenti, che permettano a chiunque di valutarne la due diligence ambientale e sociale quando viene approcciata da multinazionali o istituzioni finanziarie private per l’emissione di una garanzia», aggiunge il campaigner.

Tra il 2016 e il 2022, SACE ha concesso la ragguardevole cifra di 15,1 miliardi di euro di garanzie sui prestiti per progetti di petrolio e gas, risultando al primo posto tra i finanziatori pubblici di combustibili fossili in Europa e al sesto posto a livello globale. A questo dato si aggiunge il tradimento della cosiddetta “Dichiarazione di Glasgow”, che impegnava il governo italiano e SACE ad interrompere i finanziamenti pubblici a progetti fossili internazionali entro il 31 dicembre 2022.

«L’auspicio è che questo ennesimo provvedimento del TAR mostri a SACE una strada per uscire dalle fossili, favorendo altresì l’implementazione della sentenza con la divulgazione dei documenti richiesti da ReCommon», conclude Ogno.



 

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