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Il Fondo per il microcredito, nel suo piccolo, ha funzionato, stando ai dati dei ministero dello Sviluppo e dell’Economia che lo gestiscono. Proprio per questo, si può dire che i mancati versamenti da parte di alcuni parlamentari del Movimento 5 stelle non solo hanno arrecato un danno ai grillini, ma anche ai potenziali beneficiari. Ma vediamo come nasce e come è andato finora il Fondo.

Previsto fin dal 1993 (decreto legislativo 385) fu attivato con molto ritardo con tre decreti ministeriali emanati fra la fine del 2014 e l’inizio del 2015. Scopo del Fondo è la concessione di garanzie pubbliche sulle operazioni di microcredito, cioè sulla concessione di prestiti fino a 25 mila euro (35 mila in alcuni casi) a lavoratori autonomi e piccole imprese con non più di 5 dipendenti. Il governo si è impegnato a versare al Fondo 30 milioni di euro all’anno, al quale si aggiungono i contributi che possono inviare i privati. Possibilità prevista grazie a un emendamento dei 5 stelle che istituisce nella legge 98 del 2013 i contributi volontari al microcredito. Possibilità che il movimento di Beppe Grillo ha utilizzato, decidendo che i propri parlamentari avrebbero dovuto versare al Fondo metà dello stipendio (l’indennità netta è di circa 5 mila euro) più la quota della diaria (circa 3.500 euro al mese) non spesa.

Sono così affluiti al Fondo, secondo il monitoraggio dei ministeri, 23,2 milioni di euro nel periodo che va dalla fine del 2013 al 9 febbraio scorso. E sono in attività garanzie per un importo complessivo di 19,6 milioni, riferiti a 5.735 operazioni di microcredito in corso. Solo 57 richieste sono state respinte per mancanza dei requisiti (tra l’altro l’impresa richiedente non deve avere più di 5 anni di vita). E solo in 97 casi i crediti concessi risultano in sofferenza, cioè i beneficiari del prestito non lo stanno restituendo come previsto, per un importo complessivo di 1,5 milioni. Ad oggi, infine, solo in 4 casi l’impresa è fallita con una perdita per il Fondo di 78.778 euro. In tutti gli altri casi il prestito è stato restituito o e in corso di restituzione e ciò consentirà di sbloccare la garanzia prestata dal Fondo per assegnarla ad altre operazioni.

Il totale delle richieste di garanzia finora accolte dal Fondo è di 8.082. Quelle ancora in corso sono appunto 5.735 mentre nel resto dei casi il prestito è stato restituito e l’operazione si è conclusa. Il 70% delle richieste di garanzia (5.134) sono arrivate da piccole imprese del commercio. Le altre dai servizi e dall’industria. Più della metà delle garanzie accese, ovvero 4.820, è andata a favore di imprenditori del Mezzogiorno, 1.752 quelle andate al Nord e 1.510 al Centro. Le due regioni che hanno avuto il maggior numero di operazioni garantite sono la Sicilia con 1.535 e la Campania con 1.382. Grazie alle garanzie del Fondo sono stati concessi crediti per complessivi per 178,4 milioni su tutto il territorio nazionale. Ricorrenti sono state le polemiche sulle garanzie che sarebbero andate a imprese vicine ai 5 stelle.

I tecnici dei ministeri spiegano che è la banca a concedere il prestito in base alla sua istruttoria mentre la garanzia del Fondo scatta su richiesta della stessa banca se ricorrono i requisiti e comunque i dati testimoniano che i prestiti vengono normalmente restituiti e i fallimenti sono trascurabili. Di certo i 5 stelle si sono mobilitati per aiutare gli imprenditori e favorire il successo dell’operazione. Sul loro sito si trovano infatti tutte le informazioni su come accedere al Fondo. Il Movimento, inoltre, ha stipulato convenzioni con i consulenti del lavoro e i commercialisti per offrire assistenza nella compilazione della domanda e fornisce la lista delle banche alle quali rivolgersi sul territorio e i tassi che offrono sul microcredito.





 

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