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Questa mattina i militari del Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Aosta hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip del Tribunale di Aosta, su richiesta della Procura, per un ammontare di oltre quattro milioni e 700 mila euro, nei confronti di due società, in relazione a crediti fiscali fittiziamente maturati nell’ambito del cosiddetto ‘Superbonus 110’, nonché a un decreto di sequestro preventivo per equivalente di circa 655 mila euro relativi ai proventi del reato. Si tratta dell’impresa edile Generali Sorace Costruzioni di Pollein e della San Marchese 95 sas di Torino, già indagata nell’ambito di una precedente indagine sulle truffe legate al Superbonus conclusa dalla Guardia di Finanza lo scorso aprile.

In totale risulta il coinvolgimento di sei persone: i fratelli Simone e Diego Sorace, l’architetto aostano Christian Facchini, Damiano Calosso e Luca Simeone, amministratori di diritto e di fatto della società di costruzioni San Marchese 95 e il commercialista Michele Massimo Monteleone, con sede in regione Borgnalle a Saint-Christophe.

Le ipotesi delittuose contestate agli indagati sono, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni di privati, di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, di riciclaggio, autoriciclaggio, di false asseverazioni e indebite compensazioni di crediti di imposta.

Il provvedimento cautelare reale fa dunque seguito a quello già eseguito lo scorso 11 aprile, allorquando nei confronti della San Marchese 95 fu eseguito un decreto di sequestro, in via d’urgenza, di crediti di imposta pari a circa un milione novecentomila euro, parte dei quali ceduti ad una società di trasporti di Bra (CN) considerata terzo in buona fede, con la contestazione di aver emesso fatture per operazioni inesistenti generando crediti d’imposta non spettanti poiché relativi a lavori edili in materia di Superbonus 110 non realizzati o comunque non corrispondenti a quanto formalmente asseverato da Facchini.

Le ulteriori attività info investigative hanno permesso di ipotizzare, a livello indiziario, che in epoca successiva all’esecuzione del sequestro dell’11 aprile scorso, la San Marchese 95 avesse proceduto allo storno di parte delle fatture già oggetto di contestazione, per poi riemetterle, nei confronti degli stessi condomìni committenti e per importi inferiori, generando in tal modo un nuovo credito di imposta per un ammontare di 765 mila euro circa, oggetto dell’odierno provvedimento di sequestro.

Sempre nei confronti della San Marchese è stato altresì operato un sequestro per equivalente sull’importo costituente il provento del reato derivato dalla vendita di parte dei crediti alla società di trasporti di Bra, per unammontare di circa 400 mila euro.

“Nel corso delle successive attività di indagine – spiegano le Fiamme Gialle – è stato raccolto un quadro indiziario relativo a un modus operandi avente come regia l’architetto valdostano, perpetrato anche dalla nota società di costruzioni Generali Sorace, che avrebbe emesso fatture per prestazioni edili in materia di “Superbonus 110” non ancora rese, al fine di crearsi crediti fiscali non dovuti. Le pratiche edilizie, relative a tre condomìni ubicati in Valle, erano asseverate e trasmesse dall’architetto al portale ENEA al fine di legittimare formalmente la genesi dei crediti”.

Analizzando il meccanismo ritenuto fraudolento, le attività di polizia giudiziaria hanno permesso di individuare i tre condomìni presso i quali la società di costruzioni avrebbe prestato la propria opera e per i quali ha emesso fatture, applicando lo sconto integrale ai clienti, per opere non eseguite.

L’impresa Sorace, secondo la ricostruzione investigativa, “emettendo le fatture per le opere non ancora rese, avrebbe generato fraudolentemente crediti fiscali per oltre quattro milioni e 200 mila euro, di cui circa 255 mila euro sono stati già utilizzati in compensazione del credito di imposta e per i quali si è proceduto al sequestro per equivalente sui beni mobili, immobili e finanziari in capo agli amministratori della società”.

Dei restanti crediti oggetto di contestazione, pari a circa tre milioni e 95 mila euro, una parte paria circa 730 mila è stata ceduta a due società terze, allo stato considerate essere in buonafede e nei cui confronti è stato notificato il provvedimento di sequestro, mentre la restante parte, per un ammontare pari a circa tre milioni e 22mila euro, è risultata essere ancora a disposizione della società che ha emesso le fatture e pertanto sottoposta a vincolo giudiziario.

“Le verifiche svolte dai militari sono state rese possibili grazie alla proficua collaborazione della locale Agenzia delle Entrate, che ha fornito un apporto fondamentale per il buon esito delle attività. L’attività svolta dai finanzieri è frutto di articolate indagini e accertamenti tipici della Guardia di Finanza, quale unico organo specializzato di polizia giudiziaria economico-finanziaria operante a tutela del Bilancio dell’Unione Europea, dello Stato e degli Enti locali, primaria missione istituzionale del Corpo, mirata nel caso di specie a prevenire e contrastare le illecite condotte che pregiudicano il corretto impiego delle ingenti risorse pubbliche erogate per contribuire al rilancio dell’economia.

Si precisa che il procedimento penale verte ancora nella fase delle indagini preliminari e, allo stato delle attuali acquisizioni probatorie, in attesa di giudizio definitivo, è doveroso sottolineare che vale la presunzione di non colpevolezza degli indagati.



 

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