Aumentano gli ecomostri in Puglia ma, soprattutto, aumentano le strutture edilizie dichiarate abusive che si continua a non demolire nonostante cresca il numero delle ordinanze.
È quanto emerge dall’ultimo rapporto «Abbatti l’abuso 2023» di Legambiente, elaborato usufruendo dei dati raccolti dall’Istat in collaborazione con il Cresme (Centro ricerche economiche sociali di mercato per l’edilizia e il territorio) il Centro di ricerche di mercato (Cresme). Una lunga analisi che evidenzia prima di tutto le mancate demolizioni degli immobili costruiti abusivamente dopo la scadenza, nel 2003, del terzo e ultimo condono edilizio approvato in Italia.
In realtà, quello dell’abusivismo edilizio in Italia è un’autentica piaga che tiene in ostaggio il territorio, la legalità e lo sviluppo del nostro Paese ormai da molti decenni. Un fenomeno che, anche negli ultimi anni, nonostante la crisi edilizia e quella pandemica, si mantiene su livelli preoccupanti, addirittura in crescita come valori assoluti. L’ultimo rapporto sul Bes (Benessere equo e sostenibile) dell’Istat, segnala un incremento del 9,1% delle case abusive, con una crescita che non si registrava dal 2004.
«Un esercito di manufatti», come li ha definiti Legambiente, che devastano da decenni la Penisola, soprattutto nelle regioni del Sud, dove ogni 100 abitazioni realizzate nel rispetto delle regole, ce ne sono 42,1 costruite illegalmente (ovvero il 29.6% del totale delle abitazioni).
In Puglia, in base ai dati contenuti nel dossier dell’associazione del «cigno verde», dal 2004 su 4.420 ordinanze di demolizione per abusivismi edilizi emesse da 69 Comuni (sui 257 del territorio pugliese), ne sono state eseguite 453, il 10,2%.
Il rapporto di Legambiente sul contrasto all’abusivismo edilizio da parte delle amministrazioni locali, evidenzia come la Puglia sia una delle cinque regione regioni maggiormente a rischio (insieme a Calabria, Campania, Lazio e Sicilia).
Il dato sulle demolizioni eseguite, relativo ai soli 485 Comuni di Lazio, Campania, Sicilia, Calabria e Puglia che hanno fornito risposte complete, pari al 24,5% del campione, è desolante: dal 2004 sono state soltanto il 15,3% dei 70.751 immobili abusivi per i quali è stato stabilito l’abbattimento.
Il record «negativo» per numero di ordinanze emesse in rapporto alla popolazione spetta alla Campania dove è stata aperta una pratica per abusivismo edilizio ogni 236,6 abitanti. Secondo questo parametro, la Puglia avrebbe meno di un terzo dell’abusivismo della Campania, avendo una ordinanza ogni 882,5 abitanti.
A livello provinciale, invece, Rieti è la più «virtuosa» con il 41,8% degli abbattimenti sulla base delle ordinanze emesse nel periodo di riferimento. Bari, invece, con 725 ordinanze emesse e 126 eseguite, raggiunge la percentuale del 17,4%. Lecce con 128 ordinanze eseguite su 766 emesse, raggiunge la percentuale del 16,7%. Sotto il 10% troviamo le province di Taranto, Brindisi, Barletta Andria Trani e Foggia.
«Purtroppo la Puglia, mentre si torna a parlare di un nuovo condono edilizio, sta ancora pagando le conseguenza di quasi 20 anni di abusi non sanati: neanche il 10% delle violazioni arriva ad essere abbattuto come si dovrebbe e oltre 4mila abusi continuano a minar l’integrità del nostro territorio», commenta la presidente di Legambiente Puglia, Daniela Salzedo.
«Una piaga per il Paese e per la nostra regione che cresce – continua – con una stima del 9,1%, come non accadeva dal 2004. Ma anche come dimostrano i dati delle attività svolte dalle forze dell’ordine contro il ciclo illegale del cemento, raccolti nel nostro Rapporto Ecomafia, con una crescita sempre nel 2022 del 28,7% rispetto al 2021, questa è la vera emergenza da contrastare. Il rapporto sugli abusi edilizi di Legambiente in Puglia fotografa una bellezza violata. In ogni angolo della regione il mattone illegale continua ad essere uno dei business più produttivi sia per l’utenza abitativa che per le imprese».
Sull’ipotesi di un nuovo condono edilizio, i volontari di Legambiente di dichiarano nettamente contrari. «L’annuncio di una nuova pace edilizia per sanare piccole difformità – replica Daniela Salzedo – rischia solo di alimentare ancor di più questo business peggiorando una già grave situazione. I numeri sulle demolizioni raccontano chiaramente l’inefficacia del quadro normativo in cui gli enti locali sono chiamati ad operare. Il nostro sforzo al fianco delle amministrazioni virtuose è quello di tenere alta l’attenzione, di stimolare i decisori politici a rendere più efficaci gli strumenti di contenimento del fenomeno e, soprattutto sensibilizzare i cittadini a non voltarsi dall’altra parte ed a denunciare ogni abuso».
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