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Ci sono state le rottamazioni delle cartelle, arrivate alla quarta edizione per quelle la cui scadenza della quinta rata è prevista per il 31 luglio prossimo. E poi ci sono state cancellazioni d’ufficio delle cartelle esattoriali più basse di importo e più obsolete.

Se si parla di sgravio delle cartelle, come non ricordare anche il vecchio saldo e stralcio che si poteva sfruttare qualche anno fa. In parole povere, sulle cartelle esattoriali, provvedimenti quali le sanatorie e i condoni, anche se parziali, sono stati largamente diffusi negli ultimi anni.

Eppure ci sono contribuenti che non hanno sfruttato questi provvedimenti.

Ecco perché c’è chi adesso cerca vie alternative per saldare la propria posizione debitoria. E anticipiamo tutto dicendo che ci sono diverse vie, alcune delle quali poco note ma sempre disponibili.

“Gentili esperti, ho a che fare con delle cartelle esattoriali che riguardano un paio di anni di dichiarazioni dei redditi da cui è emerso un debito a mio carico. Annualità di imposta dopo presentazione del modello 730 senza sostituto con IRPEF a debito che avrei dovuto versare con F24 ma che non ho fatto. Ho letto un vostro precedente articolo che parlava di taglio di sanzioni e interessi che si prescrivono in 5 anni. Mentre il debito in 10 anni. Parlando di IRPEF dovrebbe essere così. E le mie cartelle fanno riferimento agli anni di imposta 2018 e 2019. Ma guardando al mio estratto di ruolo, la cartella comprende ancora queste voci che invece dovrebbero essere cancellate, se non ho mal compreso il meccanismo. Come mai?”

Cartelle esattoriali scontate senza rottamazione, prescrizione da sfruttare, ma bisogna presentare un’istanza

Ci sono contribuenti che non hanno potuto sfruttare le rottamazioni delle cartelle o altri provvedimenti, perché a loro carico ci sono debiti che non rientravano in quelle sanatorie. Altri invece hanno cartelle esattoriali più recenti che all’epoca delle domande non erano ancora nate.

Parliamo di debiti che, anche se vecchi, sono stati affidati all’Agenzia delle Entrate Riscossione in epoca successiva a quella prevista dalle sanatorie. Ma ci sono anche contribuenti che, per scelta propria, non hanno aderito alla rottamazione.

È vero che le cartelle esattoriali in rottamazione venivano scontate di sanzioni e interessi in maniera netta, ma è altrettanto vero che la sanatoria prevedeva rate piuttosto onerose da pagare in un breve periodo di tempo. Le prime due rate della rottamazione andavano pagate a ottobre e novembre del 2023 e dovevano essere di importo pari al 20% del debito totale. Chi non aveva disponibilità probabilmente ha deciso di non aderire alla cosiddetta definizione agevolata.

Tuttavia, in alcuni casi, anche senza rottamazione e senza domanda di definizione agevolata, sanzioni e interessi si possono azzerare, ed è questo il caso del nostro lettore.

Ecco come si prescrivono alcuni debiti dei contribuenti e cosa cambia in base all’ente a cui è dovuto il balzello

Tempo fa abbiamo già citato l’ordinanza della Cassazione numero 4960 del 26 febbraio del corrente anno in materia di prescrizione delle cartelle esattoriali. Un’ordinanza davvero importante perché mette in luce un differente periodo di prescrizione all’interno di una stessa cartella.

Un contribuente che aveva promosso ricorso ha avuto ragione sul fatto che, se una cartella fa riferimento a debiti che si prescrivono in 10 anni, nella stessa cartella le sanzioni e gli interessi fanno storia a parte, con prescrizione in 5 anni. In termini pratici, una cartella esattoriale che si riferisce a imposte statali evase da un contribuente, quali IVA, IRPEF e così via, può essere pagata in misura ridotta. E senza quelle sanzioni e quegli interessi che, per esempio, anche la rottamazione quater consente di azzerare.

Infatti, i balzelli con lo Stato hanno una prescrizione in genere più lunga rispetto a tasse e imposte locali come l’Imposta Municipale Unica (IMU) o il Bollo Auto.

Ma le sanzioni e gli interessi su una cartella seguono la prescrizione a 5 anni, che per l’IMU, per esempio, coincide anche con l’imposta evasa. Per IRPEF e simili, invece, no. Ecco quindi che una cartella che fa riferimento a tasse statali può ottenere uno sgravio parziale del debito.

Il contribuente potrebbe così mettersi in regola pagando solo l’importo relativo all’imposta precedentemente evasa e da cui la cartella ha avuto origine.

Cartelle esattoriali: per sgravi anche parziali serve sempre una richiesta da parte del contribuente

Tutto giusto ciò che ha detto il nostro lettore. Ma è il come fare che probabilmente non gli è chiaro. Innanzitutto, si deve dire che la prescrizione può essere applicata solo se una cartella esattoriale non ha dato segni di vita per 5 anni esatti a partire dall’ultima notifica. O dall’ultimo sollecito di pagamento. Basta anche una comunicazione da parte del Concessionario in cui si intima il pagamento dovuto dal contribuente e il termine di prescrizione riparte da capo.

Inoltre, deve essere il contribuente a chiedere la cancellazione di una intera cartella o di una parte di essa per sopraggiunta prescrizione. Niente è automatico quindi. L’Agenzia delle Entrate Riscossione infatti ha il diritto di chiedere il versamento dell’intera cartella anche se si tratta di debito prescritto. Anche nel caso specifico di questo sgravio parziale per prescrizione diversa come tempistiche tra debito, interessi e sanzioni, deve essere il contribuente a presentare un’istanza con cui fa ricorso. E chiede lo sgravio parziale o totale di una cartella esattoriale.

Nel ricorso, si può indicare il precedente creato dalla Cassazione con l’ordinanza di cui parlavamo in precedenza. Solo a procedura ultimata e a ricorso eventualmente accolto, il contribuente sarà autorizzato a pagare meno rispetto a quanto ancora oggi chiede l’Agenzia delle Entrate Riscossione.

 

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