La sorte delle Terme di Acireale continua a essere incerta. È scaduta ieri la seconda chiamata per la messa in vendita all’asta del complesso polifunzionale e dell’Hotel Excelsior. I commissari liquidatori Francesco Petralia, Vincenza Mascali e Nino Oliva hanno dovuto prendere atto che non c’è nessun compratore, al momento, che abbia l’intenzione di rilevare i due immobili e ripianare il debito di 12 milioni nei confronti di Unicredit. Dopo una prima chiamata (con scadenza lo scorso 19 giugno) andata deserta, si era deciso per un nuovo bando. Base d’asta: 13 milioni di euro. Poco più dei crediti di Unicredit (poi venduti al fondo statunitense Cerberus) per le rate di un mutuo mai pagate. A vantare spettanze dalle Terme è anche il Comune di Acireale che, insieme alla partecipata Sogip, aspetta circa un milione e mezzo di euro.
Stavolta i commissari aprivano l’asta con la speranza che almeno la Regione Siciliana riuscisse a partecipare. L’ente regionale, infatti, è socio unico della società Terme spa, proprietaria degli immobili, testimone di un primo e fallito tentativo di privatizzazione del complesso termale. Adesso, complice anche il progetto di unificazione con le Terme di Sciacca, sembrava che la Regione fosse intenzionata a rilevare i complessi (e i debiti), in modo da ripartire con una nuova stagione. Come capitato anche in occasione della prima asta, però, da Palermo avrebbero fatto sapere di non potere partecipare all’asta per motivi burocratici.
«Abbiamo ricevuto un’ulteriore nota dalla Regione in cui ci dice che sono pronti tutti gli atti per il mutuo, necessario a partecipare all’asta – spiega Petralia -, ma non sono riusciti ad avere in tempo l’autorizzazione da parte della Cassa depositi e prestiti». A sentire l’attuale consigliere comunale ed ex vicesindaco di Aci Catena, adesso non ci sono più i termini per aprire un ulteriore bando perché giorno 11 luglio scade la sospensione della procedura esecutiva che il tribunale aveva avviato sui due beni ipotecati: «Il tribunale si appropria nuovamente dei beni – continua -. L’11 luglio dell’anno scorso, dopo un dialogo con i creditori, avevamo ottenuto una sospensione della vendita forzata. Solo per questo abbiamo potuto fare il bando. Avevamo, però, solo 12 mesi: dal prossimo giovedì non abbiamo più nessuna titolarità su questi due immobili».
Adesso la palla passa prima ai creditori e poi al tribunale: «Sonderemo le intenzioni dei creditori e vedremo se saranno disposti a concedere un’ulteriore sospensione della procedura esecutiva. Altrimenti dovremo pensare ad altre strade. Ma decideremo tutto dopo giorno 11, in tribunale». Eventuali incontri con i creditori e le prossime udienze al Palazzo di giustizia sono ancora da decidere. Intanto la Regione continua a rimanere in gioco. Dal 2005 l’ente pubblico non ha più l’intera gestione del complesso termale, che è passato a Terme spa per una gestione pubblica a modello privatistico. Ma anche la gestione di Terme spa è stata giudicata fallimentare, e dal 2010 la società è in liquidazione. «La Regione potrebbe sempre dirsi pronta all’acquisto dei due immobili – sottolinea Petralia -. Questo agevolerebbe il dialogo con i creditori, che avrebbero dei dati certi da cui poter partire. In questo caso si potrebbe aprire più facilmente un terzo bando».
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