Le indagini che hanno portato all’odierna attività traggono origine da una mirata attività di polizia economico-finanziaria svolta dal Gruppo Barletta a seguito di una segnalazione della Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate di Roma; gli approfondimenti e i riscontri eseguiti, anche mediante l’analisi trasversale dei dati rivenienti dalla “piattaforma di cessione crediti” e di ulteriori elementi emersi dalle banche dati in uso al Corpo, hanno consentito di acclarare che una società insistente sul territorio di Barletta, pur risultando evasore totale, aveva acquistato da 6 persone fisiche crediti d’imposta come primo cessionario, per un importo complessivo di oltre 52 milioni di euro.
Gli accertamenti, eseguiti con i poteri di polizia giudiziaria, delegati dalla Procura della Repubblica di Trani, opportunamente adita mediante una preliminare annotazione, hanno consentito di disvelare un sistema fraudolento basato sulla creazione di falsi crediti d’imposta in capo a società e a persone fisiche collegate agli organizzatori della frode; nello specifico è stato riscontrato che una società con sede a Barletta aveva ceduto crediti fittizi per lavori edili ed investimenti mai sostenuti su immobili totalmente inesistenti, nei confronti di 8 società, dislocate sul tutto il territorio nazionale, risultate in alcuni casi appena costituite, in altri qualificate come evasori totali, ovvero, in stato di decozione.
Tali riscontri hanno permesso, dunque, di configurare in capo agli amministratori delle sopracitate società, artefici del meccanismo fraudolento, le ipotesi di reato di cui agli artt. 110 e 316 ter c.p. (indebita percezione di erogazioni pubbliche), in quanto i crediti d’imposta di cui sopra sono risultati originati da documenti falsi o attestazione di cose non vere – inserite nella “Piattaforma cessione crediti”, messa a disposizione dall’Amministrazione finanziaria.
In particolare, la fittizietà dei crediti è stata accertata sulla base di qualificate investigazioni eseguite dalle Fiamme Gialle di Barletta, attraverso attività di osservazione e controllo, riscontri visivi, documentali ed informatici che hanno comprovato la totale inesistenza degli immobili oggetto d’intervento, nonché l’assenza di titolarità di qualsivoglia possidenza immobiliare da parte degli indagati, idonea a giustificare le ingenti opere di ristrutturazione da parte delle società titolari dei crediti di imposta che, per di più, sono risultate prive di effettive capacità economiche, patrimoniali, reddituali ed imprenditoriali correlate alla realizzazione dei citati lavori edili.
Il provvedimento ablativo, consistente in un di decreto di sequestro preventivo, anche in forma equivalente, finalizzato alla confisca dei beni mobili e immobili riconducibili agli indagati ha consentito di rinvenire e sottoporre a sequestro crediti d’imposta effettivamente presenti nel cassetto fiscale dei soggetti economici per un importo superiore a 15 milioni di euro, diversi beni immobili, partecipazioni societarie per quote nominali aventi valore superiore ad euro 70.000 relative a n. 13 società, n. 7 autovetture, n. 7 motocicli, n. 1 orologio di pregio e blocco con relativo sequestro del saldo presente in n. 59 conti correnti intestati agli indagati.
Ad ogni buon contro, si rappresenta che il procedimento penale verte ancora nella fase delle indagini preliminari e che le responsabilità degli indagati saranno definitivamente accertate solo ove intervengano sentenze irrevocabili di condanna.
L’operazione, svolta contemporaneamente a, Milano, Molfetta e Cerignola costituisce chiara testimonianza del costante impegno profuso dalla Guardia di Finanza della B.A.T., in piena sinergia con la Procura della Repubblica di Trani, nel contrasto alle più articolate forme di frode ed ai fenomeni illeciti perpetrati a danno del bilancio dello Stato, al fine di garantire la corretta destinazione delle ingenti risorse pubbliche stanziate per sostenere le famiglie e le imprese e garantire, così, la competitività del sistema Paese.
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