Milano prova a rispondere al problema abitativo con le prime linee guida del Piano Casa, una mossa firmata dall’assessore Guido Bardelli che punta a dare una svolta alla situazione.
Il piano comprende 10mila nuovi appartamenti a canone calmierato, fissato a un massimo di 80 euro al metro quadrato all’anno. L’iniziativa, annunciata giovedì a Palazzo Marino dal sindaco Beppe Sala e dall’assessore Guido Bardelli, mira a sostenere chi non può permettersi i prezzi del mercato libero ma non rientra nei requisiti per l’edilizia popolare. I destinatari sono i cittadini con redditi tra 1.500 e 2.500 euro al mese. In pratica, quasi tutti.
La strategia delle aree comunali: spazio ai primi 3mila alloggi
Milano è una città diventata invivibile, sia per il costo folle delle case che per il problema degli affitti brevi. Per cominciare, il Comune ha messo sul piatto 300mila metri quadrati di terreni comunali. La mossa iniziale prevede la disponibilità di quattro aree strategiche: via San Romanello, via Sant’Elia, via Demostene e Porto di Mare, che da sole coprono metà della superficie destinata a questa prima fase. L’amministrazione raccoglierà le manifestazioni d’interesse entro la fine dell’anno per iniziare a costruire i primi 3mila appartamenti.
Un progetto su misura per la città e l’hinterland
L’intervento si inserisce nel Piano di Governo del Territorio con l’intento di cedere i primi lotti a un valore simbolico, concedendo il diritto di superficie. La scelta dei siti ha tenuto conto di vari fattori: l’accesso ai servizi, la vicinanza ai trasporti pubblici, l’impatto sugli abitanti. Tra le aree in lista compaiono nomi noti come via Giolli, via Trevi, via Pitagora, via Bovisasca, piazza Abbiategrasso e piazzale Martesana. In totale, sono stati identificati 21 siti dove il Comune intende lanciare avvisi esplorativi per captare l’interesse del mercato edilizio.
L’obiettivo è ambizioso: costruire 6.500 nuovi alloggi in città e 3.500 nelle aree dell’hinterland, dove si prevede lo sviluppo di proprietà comunali a Garbagnate Milanese, Gessate, Cologno Monzese e Senago. La strategia è quella di sfruttare al meglio le aree già urbanizzate e bonificate, inserite nel Piano di Governo del Territorio (Pgt) con destinazione d’uso per edilizia sociale.
Case popolari e canoni calmierati: le due facce del piano
Il Piano Casa non si limita alla costruzione di nuovi alloggi, ma punta anche alla riqualificazione degli edifici di edilizia residenziale pubblica, le famose case popolari. Tuttavia, per questo settore rimane ancora aperta la questione delle risorse da reperire per la manutenzione, con l’ipotesi di vendite per ottimizzare la gestione. In parallelo, si prevede lo sviluppo di alloggi in regime di edilizia residenziale sociale calmierata (Ersc), con affitti bloccati a un massimo di 80 euro al metro quadrato all’anno.
Le critiche e le polemiche
Non tutti però condividono l’entusiasmo. Carlo Monguzzi, consigliere di Europa Verde, ha subito attaccato l’iniziativa definendola “un bluff clamoroso”. A suo avviso, il Comune fa il minimo indispensabile, limitandosi a mettere a disposizione le aree in modo gratuito, senza garanzie concrete di realizzazione. La risposta dei colleghi di partito, Tommaso Gorini e Francesca Cucchiara, non si è fatta attendere: “L’amministrazione finalmente recepisce quanto sosteniamo da anni: servono vincoli pubblici forti e obiettivi sociali chiari”.
Sul fronte opposto, dal centrodestra arriva l’accusa di immobilismo. Deborah Giovanati, consigliera di Forza Italia, critica la scelta di affidare le aree sperando che gli sviluppatori le risparmino dalla speculazione, mentre Samuele Piscina della Lega parla di fallimento totale della politica sull’abitare. Secondo Piscina, il piano rischia di restare sulla carta, soprattutto per le aree fuori Milano dove i Comuni coinvolti, come Senago e Garbagnate, sarebbero stati all’oscuro dei progetti.
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