La Legge di Bilancio 2025 prevede un significativo taglio agli stipendi dei manager pubblici.
La misura punta a ridurre i compensi del -50% per alcuni dirigenti pubblici, stabilendo un tetto massimo di 120.000 euro all’anno, a fronte dei 240.000 euro attuali.
L’intervento riguarderà le aziende e gli Enti finanziati dallo Stato con contributi superiori ai 100.000 euro annui, mentre alcune PA ne saranno escluse.
In questo articolo spieghiamo come funziona il taglio delle retribuzioni dei manager pubblici, chi coinvolge, a quanto ammonta e quando arriva.
AL VIA IL TAGLIO STIPENDIO DEI MANAGER PUBBLICI
La Legge di Bilancio 2025, in corso di approvazione, introduce una importante sforbiciata degli stipendi per i manager pubblici, ossia quelli delle società finanziate o controllate dallo Stato.
Lo stipendio massimo passerà dagli attuali 240.000 euro alla metà, ossia a 120.000 euro annui. Quota pari, cioè, al 50% di quanto prende il primo presidente della Corte di Cassazione.
Questa misura mira a dare un segnale forte sulla gestione della spesa pubblica, sebbene non influirà in modo significativo sui grandi numeri del bilancio statale.
In attesa che la Manovra sia esaminata e rivista in Parlamento prima della sua approvazione prevista entro il 31 Dicembre 2024, vediamo chi coinvolge il taglio.
CHI COINVOLGE
La riduzione dello stipendio dei top manager delle PA coinvolgerà i vertici degli Enti pubblici, organismi e fondazioni che ricevono, anche in modo indiretto e sotto qualsiasi forma, almeno 100.000 euro di contributi a carico della finanza pubblica.
Un apposito DPCM indicherà nel dettaglio quali sono questi Enti. Ovvero, nel Decreto ah hoc da adottare entro Giugno 2025, il Premier Giorgia Meloni specificherà quali sono i vertici amministrativi delle PA, degli Enti e organismi indicati dall’articolo 1, comma 2, della Legge 31 Dicembre 2009, n. 196 coinvolti nel taglio.
Per “organi amministrativi di vertice” si intendono quelli con funzioni di amministrazione attiva e consultiva degli Enti, organizzati anche in forma collegiale.
CHI SONO GLI ESCLUSI
Sono esclusi dalla riduzione degli stipendi i top manager delle seguenti Pubbliche Amministrazioni o controllate:
- gli Enti, organismi e fondazioni che ricevono contributi pubblici inferiori a 100.000 euro.
Inoltre, la riduzione non si applica a:
- organi costituzionali, Regioni, Province autonome, Enti locali e i loro organismi o Enti strumentali;
- Enti di previdenza, ISTAT, INPS, INAIL, e Agenzie fiscali;
- trattamenti economici per funzioni direttive o dirigenziali erogati da Autorità indipendenti, Enti pubblici economici e pubbliche amministrazioni.
Ora, scopriamo insieme come funzionerà la misura secondo le indicazioni contenute nel testo bollinato della Finanziaria.
COME FUNZIONA IL TAGLIO
La riduzione dello stipendio per i manager delle PA sarà applicato secondo delle modalità da definire con un Decreto ad hoc del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Il Premier lo dovrà adottare entro 180 giorni dall’entrata in vigore della Legge di Bilancio 2025.
In sostanza, la Manovra all’articolo 111 prevede che gli stipendi dei top manager pubblici non potranno superare il 50% del trattamento economico annuo lordo del Primo Presidente della Corte di Cassazione (cioè circa 120.000 euro).
Attenzione, il limite si applicherà alle nomine effettuate dal 1° Gennaio 2025.
Inoltre, il Decreto stabilirà anche le riduzioni percentuali da applicare agli importi indicati nella tabella C dell’allegato 1 del DPCM 23 Agosto 2022, n. 143. Parliamo, cioè, dei compensi base o massimi da attribuire agli organi di Amministrazione e controllo. Maggiori dettagli sul funzionamento del tagli, si avranno nel DPCM che lo disciplinerà.
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A QUANTO AMMONTA
Il taglio previsto ammonta a una riduzione del -50% del compenso massimo attuale, portando il tetto salariale dei top manager pubblici da 240.000 euro a 120.000 euro annui.
Nel testo dell’articolo 111 della Legge di Bilancio 2025 si legge infatti che, tali stipendi, per le nomine dal prossimo 1° Gennaio:
Non possono superare il limite dell’importo annuo corrispondente al 50 per cento del trattamento economico complessivo annuo lordo spettante al primo presidente della Corte di Cassazione.
Inoltre, dal 1° Gennaio 2025, anche i titolari di cariche degli Enti interessati, che mantengono un trattamento retributivo dalla loro amministrazione d’appartenenza, non potranno ricevere compensi superiori al 25% del loro trattamento economico complessivo.
Se i compensi per incarichi in società partecipate o Enti strumentali risultano cumulabili, non potranno superare il 25% dell’importo spettante per l’incarico principale. In caso di superamento dei limiti, i compensi saranno automaticamente ridotti.
QUANDO ARRIVA IL TAGLIO
Il taglio entrerà in vigore a partire dalle nomine effettuate dal 1° Gennaio 2025.
Però, attenzione perché per capire bene a chi spetta la riduzione del compenso e a chi no, bisognerà attendere il Decreto ad hoc del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni da adottare entro 180 giorni dall’ok alla Legge di Bilancio 2025. Ossia, entro Giugno 2025.
GUIDA ALLA LEGGE DI BILANCIO 2025
Per maggiori dettagli sulle prime misure annunciate dal Governo per Fisco, famiglie, lavoro e imprese, le trovate nella nostra guida sulla Legge di Bilancio 2025. Entro fine Dicembre, il Parlamento dovrà approvare il testo definitivo e noi, vi aggiorneremo.
Se volete conoscere l’iter nel dettaglio, vi consigliamo di leggere la guida che spiega che cos’è la Legge di Bilancio, come funziona e a cosa serve.
ALTRI APPROFONDIMENTI E AGGIORNAMENTI
Con la Legge di Bilancio 2025 potrebbe arrivare anche un taglio alle assunzioni nella PA, come vi spieghiamo in questa guida. Da non perdere anche le regole sul rinnovo del contratto per gli statali. La Manovra prevede anche un taglio sugli organici di docenti e ATA, oltre ad altre misure sulle pensioni 2025 e su lavoro, famiglie e imprese. Interessante anche il nostro approfondimento sulle novità in arrivo con la riforma fiscale 2025.
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