GALLIPOLI – L’opera del “Terzo Paradiso” trova casa dopo l’oblio. Dopo aver ricevuto in dono l’opera d’arte in pietra leccese del maestro Michelangelo Pistoletto, poco meno di una decina di anni addietro, è arrivato finalmente il tempo di trovare la casa definitiva, in terra gallipolina, per il “Terzo Paradiso”.
Dopo anni di attesa l’amministrazione comunale, con l’assessorato alla Cultura, sembra aver sciolto ogni riserva e la location per la collocazione dell’opera sarà il bastione di Santa Venardia lungo la riviera Armando Diaz del centro storico. E’ quella l’indicazione mutuata anche dalla giunta comunale per il trasferimento del “Terzo Paradiso” parcheggiato ingloriosamente da alcuni anni tra i meandri della Galleria dei Due Mari dopo la sua esibizione in mostra tra le mura e la piazza d’Armi del castello Angioino nel 2015.
Alla base della scelta del Comune ci sono anche le risultanze del report legato alla terza edizione del workshop “Intersezioni nel Salento 2021”, focalizzato sul centro storico di Gallipoli come città d’arte contemporanea, nel quale era stato individuavo il posizionamento dell’opera proprio sul bastione di Santa Venardia, a ridosso delle antiche mura urbiche, in una posizione ritenuta ideale per la declinazione stessa dei concetti racchiusi nell’opera: l’Io, sintesi della Natura, rivolto verso il mare e il Tu, sintesi dell’artificio, rivolto verso la città consolidata.
L’opera d’arte realizzata in pietra leccese (che consta di 151 blocchi di pietra espressione della tèchne locale, dell’architettura e dell’arte) dopo un lungo periodo d’oblio è da tempo in cerca di una casa adeguata, dopo che negli anni trascorsi, in varie riunioni della commissione Cultura, era stato stabilito, unanimemente, di individuare una nuova collocazione definitiva per il Terzo Paradiso.
In seguito alla mostra, ospitata dal 5 giugno al 28 ottobre del 2015 nel castello di Gallipoli, il maestro Pistoletto, aveva nominato il maniero gallipolino in qualità di “Ambasciata del Terzo Paradiso”, donando poi l’opera ai gestori di quel tempo. A loro volta Luigi Amato Orione e il direttore artistico del castello Raffaela Zizzari, espressero la volontà di donare il Terzo Paradiso alla città di Gallipoli, che ovviamente non poteva che essere onorata di poter annoverare tra le sue tante opere d’arte anche quella del maestro Pistoletto.
Dall’inizio degli anni 2000 costituisce il fulcro dell’opera dell’artista Michelangelo Pistoletto, ed è stato ispirazione di numerosi suoi interventi scultorei e partecipativi nel corso degli ultimi vent’anni e a livello globale. Il Terzo Paradiso è stato realizzato contemporaneamente in oltre 70 paesi del mondo, utilizzando materiali sempre diversi tra loro come tappi di bottiglia, rovine romane, torce, persone disabili, fiori, orti e in quel di Gallipoli utilizzando i blocchi della pietra leccese. L’opera è lunga circa 18 metri, larga 80 centimetri e alta 50 centimetri.
Il Terzo Paradiso è un simbolo, generato dall’artista da oltre un decennio, che ridisegna il segno matematico dell’infinito, ma a tre anse. Al centro dell’intersezione dei due tondi c’è un terzo cerchio per l’appunto che rappresenta la sintesi tra due fasi evolutive umane: il paradiso naturale, nel quale l’umanità vide i propri albori, e il paradiso artificiale, rappresentato dalla scoperta delle proprie capacità tecniche e culturali.
Dal confronto nel corso degli anni, prima della scelta ricaduta ora sul bastione di Santa Venardia, era emersa la volontà di valutare fattibile la stabilizzazione del Terso Paradiso sulla banchina demaniale alle falde dell’ex mercato coperto e della parte retrostante il castello. Ovvero nel tratto del Seno del Canneto visibile affacciandosi dalle mura della riviera Armando Diaz, tra le scale nove e piazza Imbriani.
La proposta era stata avanzata dalla società Rev e dall’architetto Biagio Ferilli, che già nel passato aveva proposto anche una ulteriore soluzione sul versante opposto, ovvero quello della rampa del castello. Ma complice anche il parere negativo dell’autorità marittima, l’opzione era “saltata”. Così come non hanno avuto seguito le ipotesi di collocazione nell’area della piazza del Canneto, equidistante dal santuario e dalla fontana antica, e la rotonda del lungomare Galilei, nel tratto terminale che sfocia a ridosso del quartiere del Lido San Giovanni.
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