Provenienza: Collezione privata Roma, già collezione J.H. Weitzner, Londra
Bibliografia: Andrea Busiri Vici, Fantasie architettoniche di Alessandro Salucci, Capitolium, 1962, pag.10, fig. 15-16 – Luigi Salerno, I pittori di vedute in Italia 1580-1830, Ugo Bozzi Editore 1991, 19.2 pag. 57 – Giancarlo Sestieri, Il Capriccio architettonico in Italia nel XVII-XVIII secolo, Vol.III, pag. 228, fig. 13a-13b
Questa affascinante veduta architettonica, dominata dall’Arco di Costantino al centro e dal Colosseo sullo sfondo, è un esempio di eccellente collaborazione tra due maestri del Seicento romano: Alessandro Salucci, specialista in capricci architettonici, e Michelangelo Cerquozzi, noto per le sue vivaci rappresentazioni di figure. L’opera si inserisce nella tradizione dei paesaggi romani, arricchiti da monumenti antichi, un genere che trovò grande fortuna presso la committenza dell’epoca, affascinata dal ricco patrimonio classico della Città Eterna.
L’architettura dominante è opera di Alessandro Salucci, la cui carriera a Roma, documentata dal 1628, lo vide impegnato in prestigiose collaborazioni con artisti come Andrea Sacchi e Pietro da Cortona, prima di intraprendere una carriera autonoma che lo condusse a lavorare in importanti chiese, tra cui Santa Maria in Vallicella. L’influenza di Viviano Codazzi è evidente nelle sue composizioni architettoniche, nelle quali Salucci coniuga con maestria dettagli reali con elementi di pura invenzione, come si osserva nella fusione armoniosa dell’Arco di Costantino e del Colosseo in questa scena. La sua arte precorre il genere del “capriccio”, un’innovazione che ispirò pittori successivi come Ghisolfi e Pannini.
La composizione rivela una profonda conoscenza dell’architettura romana, non limitata a una singola epoca ma abbracciando vari stili e periodi, amalgamati in un’atmosfera di delicata eleganza. Salucci integra i monumenti antichi in un paesaggio fantastico, dissolvendone i profili in un gioco di luci dorate che accentua l’aura di eternità e magnificenza. Come ha affermato Busiri Vici, Salucci era un “fantasioso”, capace di fondere dettagli realistici con la sua immaginazione, creando un’opera di rara bellezza e raffinatezza.
Le figure animate presenti in primo piano, attribuite a Michelangelo Cerquozzi, conferiscono vivacità alla scena, rappresentando probabilmente passanti e viandanti che si muovono in questo paesaggio ideale. Cerquozzi, che collaborò frequentemente con Salucci, era noto per la sua abilità nel catturare con naturalezza gesti e movimenti, rendendo così ogni scena ricca di dettagli narrativi.
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