Roma, 27 ottobre 2024 – La stretta sui canali di pensionamento flessibile e anticipato varata lo scorso anno e applicata questo si è fatta sentire sui numeri delle uscite. E, con la conferma degli stessi meccanismi per il 2025, produrrà i suoi effetti stringenti anche per l’anno a venire.
A confermare la tendenza sono le cifre dei pensionamenti anticipati forniti dall’Inps. Nei primi nove mesi del 2024 l’Inps ha liquidato in totale 577.061 nuove pensioni contro le 579.121 dello stesso periodo del 2023. I trattamenti anticipati costituiscono il 26% dei nuovi assegni complessivamente.
Crollano i pensionamenti anticipati (Inps, foto generica)
Il monitoraggio dell’Inps rileva che, in dettaglio, sono state erogate 240.821 pensioni di vecchiaia (erano 220.584 nei primi nove mesi del 2023), 150.642 “anticipate”, 35.614 “invalidità” e 149.984 assegni ai superstiti. La stretta sull’accesso alla pensione con Quota 103 con il ricalcolo contributivo e l’allungamento delle finestre sembra funzionare: nei primi nove mesi dell’anno – secondo quanto rileva il Monitoraggio sui flussi di pensionamento – sono state liquidate 150.642 nuove pensioni anticipate con un calo del 16,47% sullo stesso periodo del 2023. Il calo ha raggiunto il 23,8% tra i commercianti mentre ha sfiorato il 16% per i dipendenti pubblici e il 14,8% per i dipendenti privati. Le pensioni anticipate rispetto a quelle di vecchiaia sono passate da 100 a 89. Le pensioni decorrenti nei primi nove mesi hanno avuto un importo medio di 1.228 euro e una differenza significativa tra i 1.442 euro medi degli uomini e i 1.048 medi delle donne (+37% per le prime).
Il monitoraggio Inps
È quanto emerge dal Monitoraggio dell’Inps sui flussi di pensionamento secondo il quale le pensioni di vecchiaia con decorrenza nel periodo, compresi gli assegni sociali, sono state 240.821 per 953 euro medi e quelle anticipate 150.642 per 2.088 euro medi. Le pensioni di invalidità previdenziale sono state 35.614 per 824 euro medi e quelle ai superstiti 149.984 per 902 euro medi.
Nel Fondo lavoratori dipendenti sono state liquidate 246.432 pensioni per 1.364 euro medi al mese e nel Fondo dipendenti pubblici 90.800 pensioni per 2.143 euro medi al mese. Per i parasubordinati sono state erogate 32.541 nuove pensioni per una media di 274 euro al mese.
Per i coltivatori diretti le nuove pensioni sono state 22.967 per 737 euro al mese, per gli artigiani 60.845 per 1.020 euro al mese e per i commercianti le nuove pensioni sono state 52.557 per 1.044 euro al mese
Nei primi nove mesi dell’anno sono state liquidate appena 2.749 pensioni attraverso la misura Opzione donna che consente di andare in pensione anticipata con il ricalcolo dell’assegno interamente con il metodo contributivo.
La stretta sui requisiti introdotta negli ultimi due anni, prima sul fronte della situazione di difficoltà della lavoratrice (invalidità, cura familiare o crisi aziendale) e poi dell’età, emerge dal Monitoraggio dell’Inps sui flussi di pensionamento, hanno comportato un crollo rispetto alle 11.594 pensioni liquidate nell’intero 2023. Per 2.213 pensioni, nonostante i 35 anni di contributi richiesti per accedere alla misura, l’assegno è inferiore a 1.500 euro al mese. Per oltre la metà di questi (1.185) non arriva a mille.
Nei primi nove mesi del 2024 chi è andato in pensione anticipata lo ha fatto prima dei 62 anni: per i dipendenti privati l’uscita in anticipo dal lavoro è stata in media a 61,2 anni (77.277 pensioni anticipate sulle 150.642 liquidate nel complesso). Per i dipendenti pubblici l’età media di uscita nel 2024 si è ridotta a 62,1 anni rispetto ai 62,3 del 2023, grazie alla riduzione dei pensionamenti con Quota 103 e alla maggiore incidenza delle uscite con 42 anni e 10 mesi di contributi.
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