Dimensioni:
71×90 cm.
I
dipinti sono corredati da perizia scritta del Prof. Edoardo Clerici Sella, datata 4 dicembre 1970 e di Analisi Diagnostiche e Scientifiche realizzate nello stesso anno.
La formazione e l’attività artistica di Luigi Garzi si svolse nella Città Eterna e si deve considerare a tutti gli effetti un artista romano. Giovanissimo apprese i primi insegnamenti presso Salomon Boccali pittor di paesi per poi frequentare l’atelier di Andrea Sacchi, che indirizzò i suoi studi verso il classicismo, confrontandosi con le opere di Raffaello, del Domenichino e di Nicolas Poussin, ma principalmente seguì gli esempi emiliani, prediligendo in modo particolare Giovani Lanfranco, che modellò il suo gusto e stile insieme ad un modulato cortonismo, mentre quelle sensibilità presettecentesche si devono alla lezione di Carlo Maratti, tanto che il Garzi lo si può considerare un parallelo minore all’azione svolta da quest’ultimo.
Tuttavia, è indubbio che questo artista orientò la sua personalità senza mai piegarsi all’imitazione, pervenendo ad una ricercata eleganza ed autonomia di linguaggio, come ben dimostra il modelletto in esame, in cui le diverse influenze trovano un amalgama raffinata e in perfetta armonia con l’evoluzione barocca tra il XVII e il XVIII Secolo, indicandoci una datazione alla prima maturità . Queste attitudini condussero il pittore ad ottenere quanto prima riconoscimenti e prestigiose commissioni, come gli affreschi di Palazzo Borghese e di San Carlo al Corso, dove emergono i ricordi di Domenichino e Reni, sino alla cupola della Cappella Cybo in Santa Maria del Popolo.
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