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Meloni attenta, riparte l’assalto alle pensioni, causò il crollo di Renzi #finsubito prestito immediato


Meloni attenta, riparte l’assalto alle pensioni. La lezione di Renzi è stampata nella storia, la sua popolarità crollò di metà quando provo a attaccare i pensionati.

Le pensioni d’oro, cioè quelle sopra i 5 mila euro lordi al mese, sono 400 mila, un bel pacchetto di voti che, allargato a mogli e figli supera il milione.

E poi, “se qualcuno – giornalisti o politici – pensa di tartassare ancora una volta i contribuenti che hanno lavorato una vita e pagato tasse e contributi, per favorire chi ha fatto altro, mettano da parte l’idea, perché a volte basta poco per scatenare una rivolta”, avverte minaccioso Maurizio Belpietro su La Verità di domenica 27 ottobre 2024.

Belpietro contro il Corriere sulle pensioni

Meloni attenta, riparte l’assalto alle pensioni che causò il crollo di Renzi, da Belpietro parole e numeri definitivi – Blitzquotidiano.it (foto Ansa)

Sul Corriere della Sera, scrive Belpietro, è comparsa una radiografia del sistema che era sintetizzata nel seguente modo: «Pensioni: 400 mila assegni sopra i cinquemila euro al mese costano quanto i 4,8 milioni che vivono con meno di mille». In realtà, il redattore ha sbagliato perché, come poi è riportato nell’articola, per gli assegni pensionistici più ricchi, quelli da 5.000 euro lordi al mese, che sono percepiti da 300.000 italiani e non da 400.000, si spende più che per i 4,8 milioni di pensionati con il vitalizio al minimo.

Però, avverte Belpietro, mettere in competizione una maggioranza di poveri pensionati con una minoranza di ricchi che se la godono serve solo ad alimentare l’idea che mentre milioni di italiani soffrono qualcuno campa sulla pelle dei più deboli. Però le cose non stanno cosi e per capirlo sono sufficienti alcuni numeri.

I numeri dell’Inps

Le prestazioni nel suo complesso sono quasi 23 milioni. La maggior parte di questi assegni sono quelli che in gergo vengono definiti Ivs, ovvero derivanti da invalidità, vecchiaia o superstiti. In totale, i pensionati che incassano queste pensioni sono poco meno di i8 milioni. A questi poi bisogna aggiungere alcune centinaia di migliaia di indennità e, soprattutto, 4,5 milioni di prestazioni assistenziali.

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La fotografia dell’ente previdenziale ci dice poi che tra tutte le pensioni erogate, ce ne sono circa 1,7 milioni che non arrivano a 500 euro. Di qui, dunque, il ragionamento che 300.000 pensionati ricchi, costano più di quasi cinque milioni di pensionati «poveri». 

Ciò che però il Corriere non dice, ma su cui pure l’indagine dell’Inps sorvola, è quanti contributi hanno pagato nel corso della loro vita lavorativa i 300.000 pensionati con assegno da cinquemila euro lordi e quanti ne hanno versati i 4,8 milioni di pensionati al minimo.

Certo, vedendo che quasi 18 milioni di trattamenti rientrano nella categoria Ivs è altamente probabile che siano percepiti da chi ha alle spalle una vita di lavoro. Mentre i 4,5 milioni di prestazioni assistenziali è verosimile siano incassati da chi non è riuscito a completare il proprio percorso lavorativo.

In altre parole, c’è una popolazione di lavoratori che nell’arco di una vita ha pagato fior di contributi e dunque incassa una pensione piena, ricca o meno a seconda dello stipendio che ha ricevuto. C’è poi un’altra popolazione che invece di contributi ne ha messi da parte ben pochi, o perché non ha lavorato trenta o quarant’anni oppure perché ha lavorato ma non ha pagato né le tasse né i contributi.

 

 

 

 

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