L’iniziativa del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) di aggiornare le procedure e la definizione dei “Valori indicativi di riferimento dei costi di esercizio dell’impresa di trasporto merci” rappresenta un passo significativo che risponde a una necessità riconosciuta dalle associazioni di categoria.
Con l’abolizione delle tariffe a forcella e dei costi minimi di esercizio, oltre che con i pareri dell’Agcm (Autorità garante della concorrenza e del mercato) sull’autonomia negoziale delle parti, è fondamentale disporre di strumenti che possano guidare le aziende nella determinazione e nel riconoscimento dei propri costi operativi.
Il riconoscimento dei valori indicativi, di natura non cogente, sebbene possa sembrare limitato, rappresenta comunque un valore fondamentale per le trattative di trasporto. In particolare, le recenti disposizioni del cosiddetto “Decreto Ucraina” ne ribadiscono importanza e utilità pratica, stabilendo che vanno presi a riferimento nella definizione dei contratti di trasporto stipulati in forma non scritta.
Dopodiché diventa fondamentale che questi valori siano soggetti a un aggiornamento costante per tener puntualmente conto delle dinamiche di mercato e dei conseguenti costi operativi. Se ciò non avviene, si rischia di compromettere la capacità di valutare la congruità del prezzo del trasporto, pregiudicando non solo la sostenibilità economica delle imprese, ma anche gli standard di sicurezza stradale e sociale. Predisposizione e aggiornamento sono affidate al Mit, organo super partes che fornisce ampie garanzie.
L’impegno del dicastero a migliorare le procedure che individuano questi valori è quindi cruciale e, con la nuova impostazione, ci si aspetta che i committenti e le aziende collaborino per utilizzare appieno questo importante strumento di riferimento.
In proiezione la nostra aspettativa è quella che il portale dell’albo degli autotrasportatori diventi uno strumento interattivo di ausilio per l’individuazione dei costi di esercizio in ambito nazionale. Un sistema che, utilizzando la tecnologia e i dati disponibili, fornisca informazioni aggiornate sui costi di esercizio, come carburante, manutenzione, pedaggi e altre spese, rendendo più semplice per le aziende pianificare e ottimizzare le proprie operazioni.
L’adozione dei valori indicativi di riferimento può contribuire a creare, insomma, maggiore trasparenza nel mercato del trasporto, permettendo a tutti gli operatori di avere un punto di riferimento chiaro per i costi di esercizio e, al contempo, ridurre tensioni e contenziosi.
Patrizio Ricci – presidente nazionale CNA Fita
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