Alla fine la decisione è arrivata, e anche in anticipo. L’Europa stanga le auto elettriche cinesi. Dal 31 ottobre, quindi, sui prezzi delle vetture importate, verranno applicate tariffe aggiuntive, diverse per ogni Gruppo, a seconda della collaborazione o meno nella famosa indagine antidumping dell’Unione Europea. E, tra gli effetti, c’è un brutto colpo a Stellantis (con il partner cinese Leapmotor) e a Elon Musk per Tesla.
Le percentuali decise dalla Commissione Europea sono queste: tariffe aggiuntive del 17% per il Gruppo Byd; 18,8% per il Gruppo Geely; 35,3% per il Gruppo Saic; 7,8% per Tesla; 20,7% per altre aziende che hanno collaborato all’indagine dell’Ue e, infine, 35,3% per tutte le altre società.
Può sorprendere la presenza di Tesla, che non è certamente cinese, ma c’è una spiegazione: parte della produzione del Gruppo di Elon Musk avviene nello stabilimento di Shanghai (dove, non a caso, da qualche tempo è stata decisa una riduzione dei numeri). Quindi un colpo non da poco, per quanto la percentuale sia decisamente più bassa delle altre aziende, per quello che è ancora il brand più venduto in Italia, tra le BEV.
Stellantis invece incassa un brutto colpo, perché Leapmotor è tra le aziende più sanzionate, andando a collocarsi tra quelle il cui dazio oscilla fra il 20 e il 35%. Il partner cinese del gruppo guidato da Carlos Tavares, infatti, ha da poco avviato la commercializzazione dei suoi modelli in Europa, grazie alla rete vendita di Stellantis. E per quanto sia stato detto che, in caso di dazi, il prezzo non sarebbe aumentato, ora come cambieranno le cose? Esiste sempre la possibilità della produzione europea, come quella – in piccoli numeri, quasi una sperimentazione – avviata a Tychy, in Polonia, per la piccola T03.
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