La Regione Emilia-Romagna agì correttamente quando, nella delibera di Giunta dell’aprile del 2015, decise di detrarre dal corrispettivo spettante ad Iren Ambiente per lo smaltimento dei rifiuti, i ricavi ottenuti dalla società derivanti dagli incentivi per l’energia elettrica da fonti rinnovabili prodotta nei suoi due termovalorizzatori.
Lo aveva stabilito nel 2021 il Tar dell’Emilia-Romagna e ora, con una sentenza emessa oggi, lo ha confermato il Consiglio di Stato. In questo caso i giudici hanno respinto il ricorso di Iren Ambiente che aveva impugnato il verdetto di primo grado della giustizia amministrativa.
Nel merito della sentenza, il Consiglio d Stato spiega che “la Regione aveva inizialmente stabilito, al fine di individuare i costi da imputare a tariffa, di scomputare dai costi complessivi sostenuti dal titolare dell’impianto per le operazioni di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, quella parte dei connessi incentivi per la produzione di energia da fonte rinnovabile corrispondente alla quota di finanziamento pubblico a fondo perduto di cui avesse eventualmente ab origine beneficiato il medesimo titolare per la costruzione dell’impianto”.
Così facendo l’ente regionale, “ha traslato pro quota in capo all’utenza i vantaggi economici (i benefici incentivanti) conseguiti dall’impianto, relativamente a quella parte del costo di costruzione che era stato sostenuto con fondi pubblici”. Con una successiva delibera che è stata poi impugnata, la Regione ha poi esteso tale scomputo anche alla quota del capitale progressivamente ammortizzato”.
Questa seconda azione ha pertanto escluso “ogni possibile forma di ‘extra-profitto’ del privato, privandolo di quella parte degli incentivi corrispondente al capitale che, non solo ex ante (finanziamento pubblico a fondo perduto), ma anche ex post (quota di progressivo ammortamento del capitale), gravi de facto sulla collettività”. Soccombente nella causa, Iren è stata condannata al pagamento delle spese di lite, stabilite in 5 mila euro.
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