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Cosa c’era nell’indagine sulla presidente umbra Tesei, archiviata perché l’abuso d’ufficio non esiste più #finsubito prestito immediato


Circa 10 milioni di euro di fondi pubblici della Regione Umbria per la filiera del tartufo, vinti in buona parte da un’azienda guidata dal marito di un’assessora. La stessa azienda avrebbe assunto il figlio della presidente Donatella Tesei proprio nel periodo in cui nasceva il bando. L’indagine è stata archiviata perché il governo Meloni ha abrogato il reato di abuso d’ufficio. Tesei correrà per la rielezione alle regionali del 17-18 novembre.

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Il fascicolo che aveva visto indagate la presidente dell’Umbria Donatella Tesei e l’assessora regionale all’economia Paola Agabiti Urbani è chiuso definitivamente: archiviato, perché l’abuso d’ufficio che la procura di Perugia aveva inizialmente ipotizzato non più un reato. Non sapremo mai come si sarebbe concluso il caso se l’abuso d’ufficio fosse ancora in vigore: se i 4,8 milioni di euro di fondi pubblici assegnati a un’azienda guidata dal marito dell’assessora, in cui (stando a una segnalazione) lavorava anche i figlio della presidente, avrebbero portato a un processo e a una sentenza; o se invece gli inquirenti o il giudice per le indagini preliminari avrebbero stabilito che non era avvenuto nulla di illegale.

Milioni di euro di fondi pubblici per la filiera del tartufo

La vicenda riguarda una parte dei fondi stanziati dalla Regione Umbria per il Piano di sviluppo rurale, o Psr. A settembre del 2021 la giunta regionale (incluse la presidente Tesei e l’assessora Agabiti) aveva approvato il Psr da 285 milioni di euro, dedicato all’agricoltura. All’interno c’erano anche 5,4 milioni di euro per la filiera del tartufo, che ad aprile 2022 sarebbero diventati 10,7 milioni. Le categorie a cui assegnare i fondi sarebbero state scelte con le associazioni di categoria, e oltre al tartufo c’erano olio e luppolo.

Partito il bando per vincere questi soldi, per la filiera del tartufo erano arrivate sette candidature e cinque erano state accolte. Si trattava, secondo quanto riportato, di associazioni temporanee di aziende: ‘cordate’ di imprenditori, uniti per presentare una candidatura in linea con i requisiti e avere più probabilità di vincere. Al terzo posto si era piazzata la Urbani Tartufi srl.

La particolarità di questa azienda è che il suo amministratore delegato è Giammarco Urbani, marito dell’assessora Agabiti. Dato che era l’impresa che dichiarava le spese più alte, ha anche ricevuto una parte significativa dei fondi: 4,8 milioni di euro, sui 10,7 milioni totali.

In ogni caso, gli inquirenti avrebbero già chiarito che nell’assegnazione dei soldi non ci sarebbero state irregolarità: la Urbani Tartufi aveva tutto il diritto di partecipare al bando, e rispettava i requisiti richiesti per vincere i fondi. Il problema, secondo la procura, è che l’assessora all’economia avrebbe dovuto astenersi mentre venivano scritte e approvate le delibere sul tema, dato che suo marito ha un ruolo significativo nel settore del tartufo.

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Cosa c’entra la presidente dell’Umbria Donatella Tesei

Il coinvolgimento di Donatella Tesei nella vicenda è invece nato da un esposto anonimo alla Guarda di finanza. La segnalazione riportava che la stessa azienda, Urbani Tartufi, avrebbe assunto il figlio di Tesei con contratto a tempo indeterminato proprio nel periodo di tempo in cui il bando veniva discusso. Anche la presidente di Regione, quindi, nel ragionamento degli inquirenti avrebbe dovuto astenersi dai lavori sul tema, e anche lei risultava quindi indagata per abuso d’ufficio.

Queste erano le basi di partenza per le indagini. Un interrogatorio all’assessora Agabiti sarebbe stato previsto, ma non è mai avvenuto. Quando, quest’estate, il Parlamento ha dato il via libera definito all‘abrogazione del reato di abuso d’ufficio, non c’è più stato margine per proseguire e il la procura di Perugia ha ufficialmente chiesto l’archiviazione del fascicolo.

Lo scontro Tesei-Proietti verso le elezioni regionali

La stessa Tesei ha detto di essere venuta a sapere della vicenda solo dai giornali: “Mi risulta che l’indagine era iniziata da tempo e già questo dimostra ancora una volta la correttezza dell’operato della mia amministrazione”, ha detto ad Ansa, criticando la “attività di strumentalizzazione e mistificazione, con argomenti di ignobile livello, amplificata dalla vicinanza della scadenza elettorale”. L’avvocato dell’assessora Agabiti ha detto che anche se il reato non fosse stato abrogato le possibili accuse sarebbero state “del tutto infondate sul piano giuridico”.

La candidata presidente del centrosinistra che sfiderà Tesei alle elezioni del 17 e 18 novembre 2024, Stefania Proietti, ha parlato del caso a Metropolis: “Credo che non cambi molto in quella che è la corsa elettorale, con le proposte e i programmi. Certamente lascia molto l’amaro in bocca“, ha detto, perché “c’è sicuramente un motivo di inopportunità politica, oltre alla questione familiare della Tesei, visto che nella sua Giunta ci sono delle persone legate a questa filiera”. Una situazione, ha detto, in cui “la buona politica avrebbe evitato di trovarsi”.

E Proietti ha parlato anche di “legge del contrappasso“, perché “ogni volta che facciamo notare che la sanità umbra in questi cinque anni ha raggiunto dei livelli drammatici ed è stata smantellata a favore della sanità privata, la presidente Tesei non c’è una volta che non fa notare che il problema arriva dalle vicende giudiziarie che la fecero vincere alle elezioni”.





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