Ci sono tutti: Pietro Pacciani, Mario Vanni, Giancarlo Lotti e Fernando Pucci. Ora protagonisti di un gioco da tavolo, Merendopoli, che l’avvocato dei familiari delle vittime del mostro di Firenze definisce “deplorevole”. Il gioco in scatola è ispirato ai processi dei “compagni di merende” e ai delitti del mostro ed è disponibile in Rete. L’iniziativa sta riscuotendo un certo successo tra i cultori del caso di cronaca che ha sconvolto la Toscana e l’Italia dal 1968 al 1985, ma non è piaciuta a Vieri Adriani, avvocato di parte civile per i parenti di Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, la coppia francese uccisa nel settembre del 1985 a Scopeti di San Casciano.
“È una trovata deplorevole – commenta Adriani – siamo caduti veramente in basso. Sono morte persone in circostanze orrende, giovani che avevano tutta la vita davanti a sé. Creare un gioco da tavolo sul Mostro è come fare un gioco sulla strage di Bologna: si tratta di una vera e propria strage che ha visto morire 16 persone. Vedo una mancanza completa di educazione e buon gusto”. Sulla scatola di Merendopoli – che prevede un tetto massimo di sei giocatori ed è sconsigliato a una platea di under 14 – sulle banconote e sulle carte ‘imprevisto’ sono impressi i volti di alcuni dei principali protagonisti della vicenda processuale dei cosiddetti “compagni di merende”.
Ma non mancano altri personaggi come il pubblico ministero Paolo Canessa, grande accusatore di Pacciani, o l’avvocato Nino Filastò, difensore del Vanni. “Rivivete insieme ai vostri amici la vicenda giudiziaria che ha sconvolto l’Italia per quasi 20 anni e mai del tutto risolta. Aggiudicatevi le piazzole, sistemate i vostri appostamenti, evitate di pagare troppe spese legali e danni morali, ma soprattutto state lontani dal carcere di Sollicciano”, il claim del gioco che si legge sulla confezione.
“Non credo – prosegue l’avvocato Adriani – che ci possano essere iniziative di carattere legale su questo gioco, considerato anche che ormai le famiglie delle vittime si sono quasi del tutto ‘estinte’. I parenti rimasti sono disinteressati a questo caso e le persone che hanno subito un dolore così grande vogliono solo dimenticare”. Per Vieri Adriani, la verità su quella lunga scia di sangue ormai è irraggiungibile: “Non la conosceremo mai. I parenti delle vittime sono rimasti sconcertati dal modo in cui si sono svolte le ultime due udienze. Devo dare atto al pm Canessa che ci ha messo anima e corpo fino a che non è andato in pensione: ma dopo il suo pensionamento è finito tutto. La verità non la sapremo mai, possiamo dirlo senz’altro”.
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