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Dall’infermiere alla sartoria: ecco gli 85 ex negozi rinati nel deserto case popolari di Milano – #finsubito prestito personale immediato – Richiedi informazioni


«La nostra non è solo assistenza sanitaria, perché quando una persona viene qui ce ne prendiamo cura a 360 gradi». In via Torricelli 19, al piano terra di uno stabile del Comune, sui calcinacci di una vecchia trattoria che ha chiuso i battenti da anni è spuntato l’infermiere di quartiere. Due vetrine dentro le quali chi ha bisogno trova sempre qualcuno che lo segue se ha un’emergenza di salute, o se ha bisogno di aiuto dopo un periodo di ricovero in ospedale. A gestire questo spazio, 60 metri quadrati tra corso San Gottardo e i Navigli, è il servizio “Nurse Italia”. L’associazione, che ha dieci anni di esperienza sulle cure di prossimità, ha vinto uno dei tanti bandi che Palazzo Marino sta mettendo a punto per riqualificare e dare un senso agli spazi vuoti e abbandonati che si vedono spesso ai piani terra delle case popolari.

Sono 400 in tutta Milano: a marzo del 2022 Palazzo Marino ha iniziato a domandarsi cosa fare di questi non-luoghi. Così è nato “Sefémm”, un progetto che fino a oggi ha assegnato 85 locali, dal centro alla periferia: a Quarto Oggiaro, in via Arsia, c’è la piccola filiale di un’associazione sportiva di kickboxing, mentre non lontano, in via Satta, un ristorante d’asporto; alla Barona, in via Teramo, c’è un laboratorio in cui si studiano i colori e le tecniche di pittura, in via Bengasi, dietro via Padova, una sartoria africana.

Gli uffici del Demanio preparano gli avvisi pubblici — ne esce uno ogni due mesi — per assegnare spazi come questi: la concessione dura diversi anni a seconda dei casi e il canone d’affitto è molto ridotto rispetto ai prezzi di mercato. Tra le vetrine già aggiudicate, 59 sono state assegnate ad associazioni, comitati, cooperative ed altri enti no profit. Altre 26 hanno riacceso la luce come piccoli negozi, attività artigianali, servizi. Sono 250 le offerte arrivate fino ad oggi. Qualche bando, racconta l’assessore al Bilancio Emmanuel Conte che ha l’obiettivo di riqualificare molti altri spazi, è andato deserto: «Anche il fallimento deve essere visto in maniera positiva, per ripartire e capire come fare meglio». Le agevolazioni sugli affitti sono diverse: «Abbiamo un canone abbattuto del 70 per cento rispetto a quello che ci viene valutato dall’Agenzia delle entrate e ulteriori premialità, come ad esempio un successivo sconto del 15 per cento per i progetti che puntano a risolvere situazioni di fragilità e uno del cinque se l’immobile si trova in quartieri particolarmente disagiati. Per quanto riguarda invece le attività profit la riduzione del canone è minore e va dal 10 al 30 per cento».

Torniamo in via Torricelli: «C’è voluto un po’ di tempo per sistemare i locali — spiega Loris Camarin di Nurse Italia — perché siamo arrivati nel momento in cui non si trovavano i materiali edilizi o costavano troppo, ma alla fine siamo riusciti ad aprire». Qui, con l’accreditamento per lo svolgimento delle cure domiciliari, si assistono più di 120 persone: «Si tratta prevalentemente di situazioni fragili e di anziani, non li visitiamo e basta ma li prendiamo in carico anche se hanno bisogno di aiuto psicologico o di una mano per gestire alcune incombenze». Insomma, c’è sempre un occhio di riguardo per la persona e non solo per il malato.

Pubblico completamente diverso è invece quello di “SPLuF”, lo Spazio pedagogico ludico formativo di via degli Appennini, al Gallaratese. Simone Martinoli, responsabile di Equa, la cooperativa sociale che gestisce lo spazio, racconta la storia di un’attività che per quindici anni ha girovagato per il quartiere e che ora ha trovato il suo posto fisso: «Lavoriamo con bambini e ragazzi, anche in situazioni particolari, come qualcuno seguito dai servizi sociali o altri che sono in carcere. E utilizziamo i materiali per costruire giochi di strada o arredi urbani». Ogni prodotto fatto in questa officina di periferia, una volta finito viene festeggiato con un evento nel quartiere.

«Il Sefémm è nato come esperimento dal nulla — spiega l’assesore Conte — ed è poi diventato un esercizio di cura, pazienza e ostinazione, nel volere riadattare e riconsegnare ai cittadini tutti i possibili spazi pubblici della città». Perché «esiste un bilancio di Milano che non ha un’espressione contabile, ma che genera valore con il welfare e la socialità».

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