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VIAREGGIO. Una donna che per troppo tempo ha subito la violenza di un marito possessivo e pericoloso, segregata in casa, privata della possibilità di sviluppare la benché minima forma di indipendenza. Due figli, i suoi, che non hanno frequentato la scuola per mesi nella totale noncuranza del padre.

Una storia di ordinaria follia, spezzata solo dalla fondamentale assistenza dei centri antiviolenza e delle associazioni che hanno aiutato la donna, tra l’altro, ad ottenere un permesso di soggiorno per lei e i figli. Ma c’è un problema, che potrebbe vanificare gli sforzi fatti per sottrarre queste persone alla violenza quotidiana: la donna non ha una residenza italiana.

Questo significa niente medico di famiglia, niente tessera sanitaria, nessuna possibilità di divorzio. Un racconto, quello delle volontarie della Casa delle donne, che mette in rilievo più aspetti. Da un lato si tratta dell’ennesima brutale testimonianza di una donna vittima della violenza del partner; dall’altro fa luce sulle imperfezioni di un sistema che troppo spesso non permette alle donne – ed eventualmente ai figli – di riprendere in mano la loro vita una volta abbandonato l’ambiente tossico e abusivo.Si tratta di una testimonianza drammatica che va ad aggiungersi alle sempre troppe numerose realtà di violenza con cui vengono a contatto, quotidianamente, i centri antiviolenza e in particolare, in questo caso, la Casa delle donne di Viareggio.

Ieri mattina, nella sede di via Marco Polo, si è tenuta una conferenza stampa nel corso della quale sono stati presentati i tanti eventi previsti per tutto il mese di novembre, raccolti nel programma “intorno al 25 novembre”, giornata universalmente riconosciuta per l’eliminazione della violenza contro le donne. Già a partire da questo pomeriggio, in piazza Mazzini, avrà luogo un flash mob contro il femminicidio. «Quella di sabato è una manifestazione diffusa a cui teniamo molto, visto che è il portato di centri antiviolenza come il nostro, e che avrà risonanza nazionale. Infatti, quello che succederà da noi, avverrà in tutti i centri di D.i.Re sparsi per il paese» ha spiegato Ersilia Raffaelli, presidente della Casa delle donne di Viareggio. D.i.Re sta per “Donne in Rete contro la violenza” ed è un’associazione, nata ufficialmente nel 2008, che oggi associa al proprio nome quasi 90 organizzazioni, 117 centri antiviolenza e unisce più di tremila attiviste.

«Un’associazione di cui non si parla molto ma è importante associarla ai centri antiviolenza, svolge un grande lavoro specialmente nell’accertarsi della presenza di certi requisiti nei centri associati al loro nome», continua Raffaelli, che è anche consigliera della stessa associazione. I temi della violenza sulle donne e del femminicidio sono tanto urgenti quanto complessi. Si tratta di fenomeni, purtroppo assodati, da combattere su più fronti: giudiziario, sociale, culturale, economico. «È di vitale importanza che quante più persone possibili, in modo particolare forze dell’ordine, assistenti sociali, organi giudiziari, vengano formate sulla valutazione del rischio, sulla capacità di riconoscere segnali che troppo spesso sono stati ignorati – ha commentato Raffaelli. Troppe volte ci troviamo davanti a femminicidi che avrebbero potuto essere evitati».

Di primaria importanza è l’educazione e la sensibilizzazione sul tema degli adulti del futuro. Non a caso, eventi come la tavola rotonda all’Hotel Esplanade del 14 novembre e le rappresentazioni teatrali del 25 e 26 novembre a Massarosa e Camaiore sono destinati ad un pubblico di giovani ragazzi e ragazze. A tal proposito si è espressa Gloria D’Alessandro, consigliera comunale di Camaiore e docente dell’istituto superiore Chini: «Questo mio doppio ruolo professionale mi fa capire la necessità della formazione dei giovani. Molti non hanno la cognizione di cosa sia una relazione tossica e sono vittime di stereotipi, modi di pensare, veicolati dai social e dai media».

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Nel corso della mattinata sono stati presentati una serie di dati che aiutano a comprendere la portata e l’estensione del fenomeno. La Casa delle donne di Viareggio, in quest’anno che deve ancora concludersi, ha accolto le richieste di aiuto di 190 donne, registrando un lieve aumento rispetto all’anno passato. Il 54 per cento è di nazionalità italiana, il 41 percento è del Comune di Viareggio. La metà di queste donne ha un’età compresa tra i 30 e i 49 anni. Il 42 percento ha un lavoro stabile, ma la retribuzione percepita non permette loro di avere un’autonomia finanziaria. Quest’ultimo dato fa luce su un altro aspetto molto serio e sottovalutato, quello della violenza economica.

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