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Terza in Italia per numero di strutture Airbnb sul territorio, seconda per il costo medio di una notte nelle stesse abitazioni messe in affitto breve, terza per fatturato medio di ogni singola struttura e seconda per il tasso di occupazione medio.
Sono alcuni dei dati emersi dall’ultimo rapporto Irpet che mira a misurare l’impatto della crescita degli affitti turistici brevi sui valori immobiliari delle città italiane medio-grandi. Nelle città analizzate – Milano, Bergamo, Venezia e Bologna a Nord, Firenze e Roma al Centro, Bari, Lecce, Napoli e Palermo a Sud – sono presenti poco più di 108mila strutture destinate ad affitti brevi, pari a circa il 20 per cento del totale nazionale.
Di queste 108mila, 12246 pari a circa l’11,3 per cento sono nella sola Firenze, che ne fanno la seconda città a livello nazionale dietro soltanto a Roma e Milano, ben più grandi sia come dimensioni che per numero di abitanti totali. Con 150 euro a notte di media, Firenze è dietro solo a Venezia che ha un costo di 179 euro mentre con 38148 euro, il capoluogo toscano si prende il gradino più basso del podio per quanto riguarda il fatturato medio per struttura dietro a Venezia e Roma.
Lo studio di Irpet stima la variazione del costo di un immobile associata alla crescita del numero di strutture offerte sulla piattaforma Airbnb. Utilizzando i valori stimati col modello Cronbach e ipotizzando in maniera del tutto teorica un incremento del 10 per cento delle strutture Airbnb offerte nel centro storico di Firenze, si ottiene, “un incremento dei prezzi delle unità abitative di 82 euro al metro quadro, pari ad una variazione dell’1,6% del prezzo attuale”. Quindi un possibile aumento delle strutture Airbnb del 20 per cento, aumenterebbe il prezzo di 164 euro al metro quadro e così via.
Lo studio quindi dimostra che, come si legge nelle conclusioni finali, “maggiore è l’offerta di alloggi destinati agli affitti a breve termine, più elevati saranno i prezzi delle abitazioni immesse nel mercato delle compravendite” facendo emergere che “Tale relazione è ancora più evidente nei centri storici rispetto alle periferie, dove non solo è maggiore la concentrazione di strutture, ma anche dove l’effetto assume maggiore intensità” e che “L’impatto sui valori immobiliari è maggiore nei centri urbani fortemente attrattivi per motivi di affari, più che nelle città d’arte specializzate nel turismo culturale”.
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