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Frode fiscale, nuovamente arrestato il commercialista Antonio Paladino #finsubito prestito immediato


I finanzieri del comando provinciale di Catania hanno eseguito, nelle province di Catania, Caltanissetta, Messina, Siracusa, Ragusa, Trapani, Cosenza, Vibo Valentia, Napoli, Roma, Viterbo e Varese, un’ordinanza del gip del tribunale etneo, che ha disposto l’applicazione di misure cautelari nei confronti di 15 persone nell’ambito dell’operazione “Dentro o fuori”. Tra loro: 2 indagati sono stati condotti in carcere, 4 posti ai domiciliari, alti 9 raggiunti da misure interdittive. Insieme con altre 14 persone, dovranno rispondere, a vario titolo, dei reati di associazione a delinquere, emissione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione dei redditi infedele e falsata, indebita compensazione di crediti fiscali inesistenti. Le fiamme gialle del nucleo di polizia economico-finanziaria di Catania hanno anche eseguito anche il sequestro preventivo di 28 societĂ  commerciali coinvolte nella frode fiscale e di disponibilitĂ  finanziarie, beni mobili ed immobili, riconducibili ai principali indagati. Il valore complessivo è di circa 8,2 milioni di euro.

I nomi degli indagati e le societĂ  poste sotto sequestro

Le imprese coinvolte operavano nel settore turistico-alberghiero

Le indagini, svolte anche con intercettazioni e accertamenti bancari, hanno svelato un sistema di frodi fiscali, realizzato creando consorzi di imprese con il solo scopo di procurare manodopera a favore delle aziende clienti, con falsi appalti di servizi. Gli inquirenti hanno deciso di approfondire le anomalie emerse, in prima battuta, durante una serie di controlli fiscali che riguardavano soprattutto imprese operanti nel settore turistico-alberghiero di Sicilia, Calabria e Lazio. Evadendo imposte dirette, iva e contributi previdenziali, le aziende coinvolte sarebbero state in grado di praticare tariffe piĂą convenienti, realizzando così degli elevati margini di guadagno. “Il meccanismo di frode – si legge nella nota della guardia di finanza – si sarebbe basato su uno schema operativo ricorrente. In primo luogo, la costituzione di entitĂ  giuridiche in forma di consorzi (Consorzio Logatrans e Consorzio In&Out, con sede legale rispettivamente a Roma e Firenze) e societĂ  consorziate (oltre 26 distribuite tra le province di Milano, Firenze, Roma, Catania e Messina), tutte prive di una propria organizzazione, di mezzi e senza l’assunzione di alcun rischio d’impresa”.

SocietĂ  gestite da prestanome per avere manodopera a basso costo

Il ciclo di vita di queste societĂ  era in genere molto breve e tutte avrebbero accumulato ingenti debiti tributari, senza procedere al saldo con l’Erario. A capo venivano messi dei prestanome, spesso nullatenenti e privi di competenze professionali adeguate al ruolo di pura rappresentanza, che avrebbero operato “come meri serbatoi di manodopera”, si legge ancora nella nota della guardia di finanza, nel senso che sarebbero stati utilizzati esclusivamente per assumere un numero elevatissimo di lavoratori, per la maggior parte provenienti dalle aziende divenute clienti, per poi metterli a disposizione proprio di queste ultime sotto forma di appalto di servizi fittizio. In realtĂ  i lavoratori non avrebbero cambiato nĂ© sede lavorativa, nĂ© qualifica professionale, rimanendo alle dipendenze dell’originario datore di lavoro per continuare a svolgere le proprie ordinarie mansioni. Lo scopo sarebbe stato quello di rendere esterna la rete di lavoratori, in modo da conseguire diversi vantaggi economici. Le societĂ  clienti avrebbero beneficiato di maggiore flessibilitĂ  a fronte di una riduzione di costi sul lavoro, potendo modulare la presenza di personale in base alle loro esigenze e risparmiare sugli oneri retributivi, assicurativi, previdenziali e normativi. Tutto questo dopo aver licenziato i dipendenti per poi assumerli nuovamente con le societĂ  consorziate.

Fatture false e dipendendi assunti da societĂ  esterne

Inoltre, stipulando un contratto di appalto in maniera solo formale, le societĂ  clienti avrebbero potuto detrarre l’iva applicata in fattura. Chi, invece, aveva ideato il sistema di consorzi, avrebbe beneficiato dei guadagni derivanti dal mancato pagamento allo Stato di imposte e contributi, maturati dal consorzio e dalle consorziate. Pur di non pagarli, sarebbero state vantate delle indebite compensazioni con crediti iva inesistenti derivanti dall’ acquisto fittizio di beni strumentali da altre societĂ  , in realtĂ  appositamente costituite dal gruppo criminale allo scopo di emettere fatture false. Quest’ultima operazione sarebbe stata essenziale in questo contesto perchè, beneficiando di compensazioni con crediti inesistenti, le societĂ  consorziate avrebbero potuto certificare al cliente finale di avere correttamente assolto gli obblighi di versamento, fornendo la certificazione di regolaritĂ  contributiva Inps o Inali con il documento unico di regolaritĂ  contributiva.

Guadagni per oltre 8 milioni di euro: chi sono gli indagati

Negli ultimi 5 anni, il giro di fatture false legato al sistema di frode sarebbe stato pari a oltre 56 milioni di euro di imponibile e oltre 13 milioni di iva, garantendo guadagni per oltre 8 milioni di euro, la metĂ  dei quali sarebbe stata distribuita agli organizzatori sotto forma di compensi professionali, stipendi, rimborsi spese. Gli inquirenti hanno accertato come una figura di spicco fosse il commercialista Antonio Paladino, il cui studio si trova a Catania in via Napoli, in collaborazione con il suo collaboratore Gaetano Sanfilippo. Entrambi sarebbero stati promotori e organizzatori dell’organizzazione “sebbene gli stessi – specificano ancora gli inquirenti – non abbiano ricoperto alcun ruolo formale nei consorzi e nelle consorziate e nonostante il fatto che le tali societĂ  avessero sede legale in diverse province italiane (Milano, Firenze, Roma, Messina e Catania), talvolta presso civici inesistenti o locali vuoti o in disuso”.

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I collaboratori esterni facevano riferimento ad uno studio catanese

Nella rete dei collaboratori esterni figurano: Sergio Riitano, responsabile e referente della rete commerciale in Calabria e nel Lazio, Giuseppe Paparatto, referente di alcune strutture ricettizie operanti in Calabria, nelle vesti di imprenditore, professionista, consulente del lavoro e depositario delle scritture contabili di societĂ  clienti dei consorzi Logatrans e In&Out nonchĂ© procacciatore di clienti per questi ultimi. Paparatto avrebbe operato in collaborazione con Mariangela Granvillano e Simonetta Massimi, entrambe nel ruolo di addette alla gestione dei clienti e appaltanti, degli adempimenti normativi riguardanti i lavoratori in carico alle consorziate affidatarie e dell’interlocuzione e gestione dei prestanome posti a capo dei consorzi e delle consorziate come legali rappresentanti. Gli altri collaboratori di Paladino e Sanfilippo farebbero parte di una serie di personaggi fedeli, pronti ad assumere il ruolo di amministratore di diritto delle diverse societĂ  via via costituite, facendo da paravento all’attivitĂ  da loro svolta ed informandoli anche nei casi di avvio di ispezioni da parte della guardia di finanza. Tra questi figurano gli indagati: Angelo Portale, Angela Di Prima, Caterina La Ferlita, Domenico Francesco Strano, Maria Salvo, Adriana Mercorillo, Gianluca Tagliaferro, Cinzia Gianformaggio e Monica Lo Savio Pagano. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catania ha diposto la custodia in carcere per i promotori dell’organizzazione Antonio Paladino e Gaetano Sanfilippo, giĂ  destinatari di una analoga misura cautelare eseguita nel 2020 dopo alcune indagini per frode fiscale condotte sempre dalle fiamme gialle etnee nell’ambito dell’operazione “Fake credits”. gli arresti domiciliari per gli altri 4 partecipi all’associazione a delinquere ( Il gip ha disposto gli arresti domiciliari per Granvillano, Msssimi, Paparatto e Riitano e il divieto per un anno di esercitare uffici direttivi di persone giuridiche per altri 9 indagati, ritenuti i piĂą stretti collaboratori dei due promotori. Sono poi state sequestrate 28 societĂ , utilizzate per realizzare il sistema di frode, insieme alle varie disponibilitĂ  finanziarie, beni mobili ed immobili riconducibili agli indagati per un valore complessivo di oltre 8,2 milioni di euro. I rappresentanti legali delle “aziende clienti” sono stati sottoposti ad una approfondita perquisizione, estesa anche alle apparecchiature informatiche, perchè sono accusati di aver usufruito maggiormente dell’utilizzo di manodopera con questo sistema illegale.



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