Quattro anni e 6 mesi di reclusione per i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale. Questa la condanna confermata dalla quinta sezione penale della Cassazione nei confronti di Giuseppe Prostamo, 39 anni, di San Giovanni di Mileto, attualmente detenuto per scontare una condanna definitiva a 17 anni di reclusione per l’omicidio Vangeli e sotto processo anche per l’operazione Maestrale-Carthago. La Suprema Corte, nel dichiarare inammissibile il ricorso di Giuseppe Prostamo, alias “Ciopane”, ha confermato la sentenza della Corte d’Appello di Bologna in relazione alla bancarotta della società “Sud Parma s.r.l.” dichiarata fallita il 26 gennaio 2012. Secondo l’ipotesi accusatoria, ritenuta fondata dai giudici di merito, l’imputato – nella qualità di amministratore – avrebbe distratto svariati beni nella disponibilità della società (in quanto acquistati, noleggiati ovvero ottenuti in leasing), nonché avrebbe prelevato ingenti somme di denaro (oltre 500mila euro) dai conti correnti della fallita, destinandole a interessi personali suoi o di terzi. Avrebbe anche tenuto le scritture contabili in maniera tale da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari della società. La Cassazione nel respingere il ricorso ha sottolineato in sentenza che Giuseppe Prostamo era presente presso lo stand del mercato agroalimentare (ove aveva sede la società, che svolgeva attività di commercio di prodotti alimentari) ed era colui che ritirava gli incassi e che sottoscriveva i documenti e gli assegni della fallita. Nell’abitazione dell’imputato erano stati inoltre rinvenuti, all’esito di una perquisizione domiciliare, documenti attenenti all’azienda, ricevute di assegni circolari e carnet di assegni relativi ai conti aziendali. Giuseppe Prostamo era stato amministratore dell’azienda fin dalla costituzione ed era stato accertato che il denaro prelevato dai conti societari confluiva sui suoi conti personali.
Prostamo e l’omicidio Vangeli
Il 30 maggio scorso, Giuseppe Prostamo è stato invece condannato in via definitiva a 17 anni e 6 mesi di reclusione per l’omicidio e la soppressione del cadavere del 26enne di Scaliti di Filandari, Francesco Vangeli, punito – secondo l’accusa – sia per avere la vittima riallacciato una relazione sentimentale con una ragazza contesa con Antonio Prostamo (fratello di Giuseppe), sia per il “mancato pagamento di un debito di droga dello stesso Vangeli nei confronti di Giuseppe Prostamo”. Il cadavere di Giuseppe Vangeli non è mai stato ritrovato.
I fratelli Prostamo imputati in Maestrale
I fratelli Antonio e Giuseppe Prostamo figurano anche quali imputati nel maxiprocesso nato dall’operazione antimafia denominata Maestrale-Carthago. Sarebbero stati affiliati alla ‘ndrina di San Giovanni di Mileto – secondo la Dda di Catanzaro –da Pasquale Pititto occupandosi della detenzione di armi e, a livello locale, del traffico di droga, secondo rigide spartizioni delle “piazze” di spaccio stabilite dai vertici dell’organizzazione. Antonio Prostamo ha scelto il processo con rito ordinario, mentre Giuseppe Prostamo ha optato per l’abbreviato e nei suoi confronti la Dda ha già chiesto 12 anni di reclusione (sono ancora in corso gli interventi dei difensori degli imputati).
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