Il Comune diminuisce gli investimenti. Nel Bilancio previsionale del 2025 i fondi destinati alle opere di 12 milioni, che scenderanno a 7 nel 2026 a tre nel 2027. Renato Berzano, consigliere delegato alle Partecipate, già assessore al Bilancio con l’amministrazione «Rasero uno», legge questo come il dato più significativo degli schemi di bilancio approvati in Giunta qualche giorno fa.
«Si verifica un crollo violento delle entrate in conto capitale – spiega Berzano – e questo può voler dire una cosa sola: la fine della stagione degli investimenti pubblici, cioè a valere su bandi statali o Pnrr».
Il Comune di Asti era stato tra i più virtuosi a cercare di portare a casa fondi di ogni tipo. Erano arrivati soldi regionali, come quelli che stanno pagando ad esempio la ristrutturazione di Palazzo Ottolenghi o del Municipio.
Molto era arrivato anche dal Pnrr, in questo caso i finanziamenti erano serviti per rifare la scuola media Jona e stanno servendo per ristrutturare la scuola Rio Crosio, solo per citare qualche intervento.
Un conteggio parla di oltre 30 milioni di euro portati a casa per opere già fatte o in corso. Il 30 giugno del 2026 salvo rinvii, scadrà il Pnrr italiano e questo spiega il perché le entrate diminuiranno da qui al 2027, cioè alla scadenza del mandato Rasero. «L’altro dato che conferma questa tendenza al ribasso nel settore investimenti è quello relativo all’accensione di prestiti – spiega l’ex assessore – se nel 2025 e nel 2026 la cifra si discosta di poco, rimanendo sopra i 2 milioni di euro, nel 2027 crolla a 350 mila euro».
Spesso nei finanziamenti pubblici è richiesta una quota di cofinanziamento da parte dell’ente richiedente. Quindi se il Comune prende soldi, è anche vero che deve mettere una quota di fondi propri, o richiesti in banca, per terminare l’investimento.
La previsione di non aprire più mutui è in linea con quella, obbligata, di avere meno fondi derivanti da bandi a disposizione. Berzano vede il bicchiere mezzo pieno: «Se si accenderanno meno mutui si avranno meno debiti e maggiori risorse a disposizione».
Le altre voci dello schema di bilancio sono in linea con gli anni passati e con quelli a venire: «Si parla di circa 48 milioni di euro di entrate tributarie, quindi Imu, Tari o addizionale Irpef – dice Berzano – questo è da prendere come una buona notizia: se non aumentano le entrate previste per le tasse non aumenteranno nemmeno le imposte che i cittadini dovranno pagare».
Tariffe invariate dal 2017
La scelta del Comune è sempre stata di non aumentare nessuna delle tariffe comunali, dai biglietti delle tribune del Palio fino alle mense o alle rette per gli asili comunali. Alcune tariffe sono invariate dal 2017 e, a quanto sembra, da un primo esame del bilancio, rimarranno così fino al 2027. L’unico grosso punto interrogativo sarà la Tari, la famigerata Tassa sui Rifiuti che tante polemiche e discussioni aveva suscitato in città. E’ tra le più alte della regione. Nemmeno questa aumenterà? «Non possiamo saperlo adesso – dice Berzano – i conteggi per la Tari si faranno al 30 di aprile, approveremo il bilancio con le tariffe vecchie e in primavera vedremo che cosa succederà con Arera, l’autorità di regolazione di reti e ambiente, che stabilirà le nuove tariffe». I
n questi giorni gli uffici comunali stanno dando gli ultimi aggiustamenti al bilancio di previsione del Comune di Asti che anche quest’anno verrà approvato in sedute consiliari fissate ai primi di dicembre. Solitamente sono sette, ma non appena arriverà l’approvazione si interromperanno le sedute.
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