ARMANDO TITA*
Nella mia vita di funzionario regionale, amministratore comunale, padre e cittadino non mi sono mai lasciato ammaliare dal linguaggio politically correct e dagli snob della “ZTL”, distanti anni luce dalle periferie e dagli ultimi. Non ho mai amato e non amo i tanti colleghi che si nascondono dietro un dito e quelli che si sfogano su qualche sito in perfetto anonimato .A me piace mettere faccia , cuore e coraggio. Spero che questo mio ennesimo approfondimento diretto, immediato e privo di fronzoli su occupazione, giovani e formazione possa interessare anche il lettore distratto che, magari , si limiterebbe a dare un’occhiata al titolo e alle prime righe di un elaborato. In questi giorni il problema più scottante riguarda la sempre dibattuta e mai risolta “Questione giovanile” lucana e, soprattutto, la patogena fuga inarrestabile di tanti Talenti (per restare in “casa”), di tante ragazze e di tanti ragazzi laureati e iperprofessionalizzati, senza tralasciare e dimenticare l’ultimo SOS lanciato dalla Carovana UIL di Vincenzo Tortorelli, sulla crescita esponenziale dei Precari/Inattivi (gli “occupati” per un giorno o per una settimana)e dei NEET (ragazzi e ragazze che non studiano e non lavorano) . I Precari/inattivi sono 85mila e circa diecimila sono i NEET lasciati al proprio destino e dimenticati da tutti. Qualche tempo fa la nota trasmissione radiofonica di Stefano Mensurati “Tra poco in edicola” riprese un mio editoriale pubblicato sulla Prima Pagina della Gazzetta del Mezzogiorno che auspicava un “ Reddito di Formazione” per queste ragazze e per questi ragazzi per farli uscire dalla svogliatezza e dallo scarso entusiasmo per la vita . Una ricetta vincente per farli rientrare in un circuito virtuoso. Ci rincuora, a tal uopo, il Presidente del Consiglio Regionale Marcello Pittella che dopo anni di torpore ingiustificato e di totale oblio ritiene opportuno rispolverare e tentare di modificare la L. R. n. 11 sulle Politiche Giovanili del lontano 2000, meglio nota come “Riconoscimento e Promozione del Ruolo delle Giovani Generazioni”.
Il sottoscritto , che è stato il Primo Responsabile P.O. “Politiche Giovanili e Politiche dello Sport” della Regione Basilicata ( e altro ancora *) non può non ricordare a Marcello Pittella che la l. r. n.11/00 versa in uno stato vegetativo e di minima coscienza dal lontano 2012 (anno della mia quiescenza) e che sarebbe importante partire dalle buone pratiche del passato non disgiunte, però, dalla presa d’atto dello spreco terrificante di risorse pubbliche per Borse di Formazione, Voucher, Master, Assegni di studio etc. che hanno riguardato in larga misura i figli d’arte e le famiglie più abbienti con un sistematico rovesciamento della “Discriminante Positiva” …Dal ”Dare di più a chi ha di Meno” si è passati al “Dare di Più a chi ha di Più”. Decine e decine di milioni di euro sperperati senza alcun serio “Percorso di Ritorno”. Ricordo, ancora oggi, la precisa e puntuale interrogazione del consigliere regionale Lapenna che stigmatizzava i tanti investimenti formativi e le scarse ricadute occupazionali. Abbandonati e vilmente cancellati, lo ribadisco, per l’ennesima volta, i Progetti Speciali finalizzati all’occupazione concreta di cui all’art. 26 della Legge Quadro sulla Formazione Professionale (L.845/78). Troppo impegno, troppi oneri, troppe responsabilità, troppi obblighi per funzionari dediti alla semplice spesa corrente del “friggi e mangi”, e, soprattutto, poca clientela per la politica politicante originata da questi Mega Interventi Formativi “Erga Omnes” dotati di scarsa discrezionalità clientelare, di pochi margini di manovra e molto vincolanti sul piano politico per l’assessore regionale di turno. Prendiamo atto amaramente della Formazione Fuffa, fine a se stessa, mutuata sull’ambigua occupabilità. Resta solo una miriade di Società di Formazione accreditate presso l’Albo Regionale con la benedizione e il beneplacito del Presidente, della Giunta, dei tanti Consiglieri regionali di maggioranza e di opposizione e dei tanti Capi Bastoni sempre pronti dietro l’angolo ad intervenire, “sorprendere” e aggredire. La vecchia legge regionale sull’imprenditoria giovanile (l. r. n.32/85)ha definitivamente consumato tutti gli effetti positivi creati dall’Approccio sistemico posto in essere dalla Struttura regionale di riferimento dell’epoca con migliaia di giovani assunti nelle Cooperative di Produzione e Lavoro e di Servizi. Questo approccio sistemico virtuoso si è definitivamente dissolto in questi anni. La “Città dei Giovani” del Comune di Potenza, con i suoi riconoscimenti nazionali non ha generato i nuovi profili con i relativi nuovi linguaggi, non ha seriamente interpretato e analizzato le serie e concrete aspettative dei giovani potentini, non ha creato alcun serio confronto con le start up di successo (quelle che hanno brevetti e contratti con Multinazionali). Tutto ciò nell’evanescenza di sempre, nella progressiva attenuazione del ruolo e nella tendenza a divenire…indistinto. Si è preferito adottare la stessa metodica abusata da sempre …le passerelle di donne e di uomini “fortunati” perfettamente integrati nei circuiti di RAI e dintorni, grazie alle buone “amicizie” consolidate sul campo. Metodiche che io ritengo del tutto diseducative. Lo abbiamo ribadito, fino, alla noia, il giovane lucano è di fronte ad una società “defuturizzata”. Una società che naviga a vista, senza alcuna visione, senza un piano ben definito, senza una strategia di lungo termine per il Pianeta Giovani lucano . Transeat sulla mediocrazia, sulla sciatteria, sulla superficialità e sul pressappochismo odierno. Le cause principalmente vanno ascritte alla profonda crisi che attraversa il “fu” Modello economico Lucano che sembra voler far pagare l’attuale fase congiunturale all’intero corpo sociale ,in primis, i giovani precari, a seguire i cassintegrati, i licenziati, gli inoccupati e i disoccupati. Come dire, le Ombre Giganti che si addensano su Stellantis e Indotto e sulle scelte scellerate degli scorsi anni mutuate esclusivamente sulla Mega Industria hanno concluso quasi tragicamente una stagione caratterizzata da delocalizzazioni ingiustificate, chiusure selvagge e stagnazione decennale che aprono irreversibilmente le porte alla disoccupazione generalizzata per la futura forza lavoro giovanile, in primis, quella più professionalizzata. A questa ultima categoria (giovani laureati in cerca di prima occupazione) si offre soltanto una lunga moratoria. L’estenuante attesa consumata nell’area parcheggio “familiare” ci induce a maturare seri dubbi sul futuro di questi giovani “bamboccioni”. La risposta comune dei giovani lucani a questa condizione esistenziale è data dalla mancata iscrizione nei vari Centri per l’impiego (ritenuti del tutto carenti in termini di riscontri occupazionali)e allo stucchevole ripiegamento individuale e privatistico . A tutto ciò non va tralasciata la storica divaricazione tra aree interne e aree produttive, tra chi controlla la vita sociale e chi intende accedervi, tra la scarsa permeabilità delle Agenzie educative (Famiglia , Scuola e Chiesa) e la misera affidabilità delle Organizzazioni professionali, istituzionali e culturali. Una domanda che resta inevasa perché frenata dalla diffusa indisponibilità dei gruppi di potere ad allargare e democratizzare gli ambiti decisionali. Il giovane lucano tenuto fuori dai cancelli istituzionali o frustrato nella sua voglia di poter contare e decidere non può che assumere toni di disimpegno nei confronti dell’etica della partecipazione, rifluendo senza scampo nelle aree del rifiuto e dell’emarginazione. Per queste serie motivazioni la risposta comune alla condizione dell’estraniazione del giovane lucano è stata ed è quella del riflusso. Un riflusso fortemente recettivo ai malevoli richiami dei Social e dell’Evasione. Un riflusso che assume pure comportamenti sociali diversi che sembrano dirci in modo martellante come dietro l’angolo dell’età giovanile siano annidati disimpegno e deresponsabilizzazione, una fragile psicologia della protesta e uno sconfortante “divorzio dalla realtà”. Una personalità giovanile, di tal fatta, si presenta facile alle catture che sfociano qualche volta in bullismi e violenze, incompresi dalla Società e dalle Strutture pubbliche preposte e che mal si pongono con queste problematicità. Strutture opache, vuote e carenti progettualità che continuano ad ignorare questi fenomeni degenerativi. Fenomeni degenerativi e incontrollabili come la fuga inarrestabile dei nostri Giovani. Qualche tempo fa un mio accorato Post su Facebook e quello ancora più struggente dell’’avvocato Donatello Genovese sulla fuga dei nostri figli aveva commosso tanti e tanti genitori interessati. Due Post che appartenevano allo stesso amaro destino, alla stessa amara sorte. Una sorte ingiusta vissuta da migliaia di famiglie lucane con tanta rassegnazione, quasi come un fato, una fatalità…la tristezza di una casa che non risuona più dei loro passi come ebbe a definirla Donatello Genovese. Avverto il bisogno, a tal proposito, di rivolgere un accorato appello ai nostri governanti regionali: “ Tutte le volte, caro Presidente Bardi, cara Giunta, Cari Consiglieri regionali di maggioranza e opposizione che si riducono le opportunità ai giovani lucani si restringono gli orizzonti e si ingolfa a dismisura l’esercito della SENILITA’ “. SENILITA’, per dirla, alla Italo Svevo, vissuta tra inettitudine e incapacità di gestire la propria esistenza in uno stato di TORPORE permanente. TORPORE permanente che assale la maggioranza silenziosa dei lucani da molti anni. Noi Sociologi del vecchio conio dediti al dinamismo e alla vitalità amiamo da sempre la “Sociologia per la Persona” con i suoi riferimenti imprescindibili alla struttura produttiva, sanitaria, sociale e culturale, soprattutto amiamo i progetti pubblici e del privato sociale contraddistinti da approcci olistici (dal greco “holos”)che nella loro interezza sbrogliavano pure le complicate complessità relazionali. Erano gli anni settanta/ottanta caratterizzati dal ritorno degli emigrati, dalla nostra bella vivacità giovanile e da una stabilità demografica che non ha mai conosciuto spopolamento e fughe. Erano gli anni del “Caso Basilicata” la prima regione del Mezzogiorno per capacità progettuale e di spesa dei Fondi europei, la prima regione ad avere un vero Piano Socio-Sanitario, la prima regione a costruire i Servizi Sociali sul Territorio, oggi del tutto evaporati. Noi Lucani di dignità, presi dallo sconforto e in un perenne stato di grave avvilimento e di profondo abbattimento morale ci svegliamo tutte le mattine senza alcuna speranza con tanta insoddisfazione e con quel senso di frustrazione legato alla rabbia e alla delusione.
Armando TITA
Sociologo e Saggista, già Responsabile P.O. “Politiche Giovanili e Politiche dello Sport”
*il Primo Promoter del Forum Regionale dei Giovani con annessa regolamentazione attuativa, il Primo Responsabile del Presidio Giovanile di Terzo Cavone (qualcuno ricorderà i Centomila di Scanzano), il Primo Progettista del Piano Biennale per le Politiche Giovanili 2001/2002 con Menzione Speciale “Forum P.A. 2002”, il Primo Progettista del Piano Triennale per le Politiche dello Sport 2005/07, il Primo Progettista del Dispositivo “Sport per TUTTI”, dell’EQUO COEFFICIENTE per le “Sponsorizzazioni Sportive”, dei “Voucher sport FSE ” con un “cadeau” di diecimila euro a favore dei giovani Maestri di Sci lucani, qualificati nel nostro Primo e Unico “Corso Nazionale per Maestri di Sci Nordico e Alpino” organizzato con la FISI (federazione italiana sport invernali) e la Facoltà di Medicina della Sapienza di Roma , con annessi Premi Speciali CONI, CIP (Comitato Italiano Paralimpico) e Premio Nazionale per l’Animazione Sportiva dell’U. S. ACLI (2011), nonché il Primo Promoter dei Mega Progetti speciali di cui all’art.26 della L.845/78 finalizzati alla vera occupazione giovanile (non all’ambigua occupabilità) di migliaia ragazzi e ragazze presso le PMI e le Aziende artigiane lucane. Progetti pluripubblicati su prestigiose Riviste specializzate come l’Osservatorio Isfol e le Rassegne dell’economia, pluripremiati da Centri di Eccellenza (Banca Dati STAIRS della Camera dei Deputati, dalla Biblioteca di Montecitorio e dall’INAPP “Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche” ) e plurifinanziati da FSE e Ministero del Lavoro con uno striminzito 3% a carico del Bilancio regionale per mero rispetto del principio di sussidiarietà,
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