I due cuccioli vittima di bracconaggio ritrovati sul ciglio della strada a Mesagne, nel Brindisi. Alla provincia di Lecce il record pugliese delle morti accertate per avvelenamento
Ancora un episodio di bracconaggio nel Salento, questa volta nella zona di Mesagne, in provincia di Brindisi, dove due cuccioli di lupo sono stati brutalmente abbattuti e gettati sul ciglio della strada, probabilmente nella speranza che il crudele gesto apparisse come un comune incidente stradale.
A darne notizia, sui propri canali social, è la pagina “Hic Sunt Lupi” dell’omonimo progetto di studio e monitoraggio del lupo nel Salento, nato dalla collaborazione tra l’assessorato all’Ambiente della Regione Puglia, l’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-Iret) con sede a Lecce e il dipartimento di Biologia e Biotecnologie “Charles Darwin” dell’Università La Sapienza di Roma.
Uno dei cuccioli è stato ucciso con un colpo al volto. Ora, dopo la denuncia di un cittadino, è caccia al bracconiere.
Purtroppo non si tratta di un caso isolato: lo scorso ottobre, a Castiglione d’Otranto, in provincia di Lecce, un altro lupo era stato abbattuto a bruciapelo da un cacciatore, poi identificato e denunciato grazie alla prontezza di un testimone che era riuscito a fotografarlo.
Lupi vittime di incidenti stradali e bracconaggio
La piaga del bracconaggio, dopo gli incidenti stradali, è la seconda causa di morte per i lupi in Italia, nonostante questi animali rientrino tra le “specie particolarmente protette” e godano di un alto grado di tutela giuridica, che dovrebbe garantirne la sopravvivenza.
L’uso di armi da fuoco è il metodo più diretto, ma altrettanto devastante è il ricorso ai veleni, un’arma “subdola e insidiosa” che, dispersa nell’ambiente, diventa letale per l’intero ecosistema e rappresenta una minaccia concreta anche per gli animali d’affezione e, in alcuni casi, per le persone.
Lecce la provincia pugliese con più casi di avvelenamento
A tal proposito, l’Istituto Zooprofilattico ha realizzato una mappa dei casi di avvelenamento accertati in Italia, che mostra Lecce come la provincia più colpita in Puglia: un triste primato che non può essere ignorato.
Le statistiche sui casi censiti, tuttavia, rappresentano solo la punta dell’iceberg: denunce e ritrovamenti documentati sono pochi rispetto alla reale portata del fenomeno, che si estende come un “sottobosco” invisibile alimentato da disinformazione, ignoranza e paura.
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