Al Tavolo automotive con i rappresentanti di Stellantis, dei sindacati di categoria e della filiera automobilistica, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha confermato la cancellazione degli incentivi auto 2025, visto che il sistema dei bonus non ha portato alcun vantaggio alla produzione di veicoli in Italia, auspicando che sia l’Unione Europea a farsi carico di un sistema di incentivi a livello continentale. Urso ha poi annunciato il probabile incremento del Fondo automotive 2022 – 2030 dopo i recenti tagli, precisando tuttavia che sarà destinato unicamente alle imprese. Infine il ministro ha lanciato un appello a Stellantis affinché si assuma la responsabilità sociale del rilancio dell’auto italiana.
TAVOLO AUTOMOTIVE NOVEMBRE: NO AGLI INCENTIVI AUTO ITALIANI, SÌ A QUELLI EUROPEI
Approfondiamo i temi emersi nel corso del Tavolo automotive del 14 novembre. In merito allo stop all’Ecobonus, che nelle intenzioni iniziali sarebbe dovuto proseguire almeno fino al 2030 per supportare la transizione ecologica, il ministro Urso ha dichiarato che gli incentivi “svenano gli Stati ma non risolvono il problema. È come svuotare un oceano con dei secchielli“, ricordando altresì che “quest’anno il Governo ha investito 1 miliardo di euro negli incentivi auto di intesa con Stellantis, secondo cui la misura avrebbe aumentato la produzione in Italia, ma è accaduto esattamente il contrario“. E quindi, come preannunciato, non sarà più riproposta.
Tutte le residue risorse del Fondo automotive (circa 1,2 miliardi), che il Governo pensa di aumentare con un emendamento alla Legge di Bilancio, sarà destinato sul fronte dell’offerta, “a sostegno delle imprese e soprattutto degli investimenti della filiera dell’automotive“. Per quanto riguarda l’Ecobonus, Urso ha comunque intenzione di proporre a livello europeo un piano automotive con incentivi alla domanda, stabili e duraturi nel tempo, con risorse comuni destinate ai consumatori europei.
URSO: NUOVI LIMITI SULLE EMISSIONI DI CO2 UNA FOLLIA
In merito alle multe, per milioni o addirittura miliardi di euro, che le Case automobilistiche rischiano di pagare se non rientreranno nei nuovi limiti UE sulle emissioni di CO2 della gamma, in vigore dal 2025, Urso ha detto che “bisogna rimuovere questa follia“, considerata dal ministro “il motivo principale che sta portando alla chiusura degli stabilimenti“. Secondo Urso, “per sfuggire alla tagliola delle multe, le Case hanno tre vie, tutte suicide per l’industria: ridurre la produzione di auto endotermiche per scendere sotto la proporzione fissata tra auto elettriche ed endotermiche vendute; aumentare la vendita di auto elettriche nella propria rete, come sta facendo Stellantis, certificando e vendendo le auto del proprio socio Leapmotor importate dalla Cina; o, in ultima istanza, comprando le quote di crediti Co2 da Tesla. In ogni caso si accelera la crisi della produzione europea e si condannano l’auto e il lavoro europeo. Una follia che dobbiamo subito scongiurare“.
APPELLO A STELLANTIS: “SI ASSUMA LE SUE RESPONSABILITÀ”
Adolfo Urso si è poi rivolto ai rappresentanti di Stellantis intervenuti al Tavolo automotive: “A Stellantis oggi chiediamo che si assuma la responsabilità sociale del rilancio dell’auto italiana, sotto forma di un vero, significativo e chiaro piano industriale che entri nel dettaglio di ogni stabilimento in Italia e che preveda un significativo aumento degli investimenti nel nostro Paese. È questa la posizione del sistema Italia, non solo del Governo“. Secondo Urso, “come dimostrano le mozioni parlamentari approvate alla Camera e lo stesso sciopero dei sindacati, vi è una condivisione generale, una piena unità di intenti, dal Parlamento ai sindacati, dalle Regioni alla filiera della componentistica, tutti chiediamo insieme che Stellantis si impegni concretamente per il rilancio dell’industria dell’auto e per la salvaguardia dei posti di lavoro. Chiediamo a Stellantis con forza di scommettere sul nostro Paese, di dare all’Italia quello che l’Italia ha dato alla Fiat. Se il piano industriale risponderà a queste esigenze noi ci siamo, daremo il massimo sostegno“.
Il piano industriale dovrebbe contenere “indicazioni e dati precisi, impegni sulle risorse e sui nuovi modelli, investimenti sulla ricerca e sulla formazione, sulle nuove piattaforme produttive e quindi sulla componentistica. Serve un piano chiaro e strategico. Noi siamo disposti a mettere in campo ciò che è necessario per sostenere questo sforzo, con politiche nazionali appropriate, ma dobbiamo sapere subito se Stellantis crede nell’Italia e scommette davvero sull’Italia. Basta polemiche, ma anche basta elusioni“.
Il gruppo franco-italiano, rappresentato nell’occasione dalla vicepresidente della comunicazione Daniela Poggio, dal responsabile delle risorse umane e della relazioni industriali Giuseppe Manca e dalla managing director Antonella Bruno, ha risposto che “Stellantis ha già un piano per l’Italia e che lotterà per difendere la sua leadership“. In riferimento alle nuove regole sulle emissioni di CO2, Poggio ha tuttavia ricordato, ribadendo la linea già tracciata dal CEO Tavares, che “i target del 2025 erano noti fin dal 2019, in quanto sono rimasti gli stessi decisi nella legislazione europea 2014-2019. Modificare ora gli obiettivi avrebbe effetti negativi perché l’industria automobilistica opera su tempi molto lunghi e Stellantis ha già investito 50 miliardi di euro sulla transizione green. Modificare la regolamentazione in corsa non è una buona idea perché il mondo non tornerà indietro sulla elettrificazione e l’Italia è un Paese esportatore“.
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