Sulla misura ci stava lavorando da tempo l’assessora regionale Simona Tironi. Ora il provvedimento entra in vigore: da oggi sarà possibile farne richiesta sulla piattaforma informatica regionale Bandi e Servizi digitando «Lombardia per le donne – voucher servizi di cura». Sì, perché proprio di questo si tratta. Di una misura che mira a sostenere l’occupazione femminile aiutando le donne in uno dei compiti più onerosi della loro quotidianità extralavorativa. Ovvero, la cura. Dei figli come di eventuali parenti con disabilità. Del resto, anche il recente rapporto Inps sul mercato del lavoro lo ha mostrato: lavorare, per le donne, è più complicato, oltre ad essere meno remunerativo, perché la decisione di farlo e le modalità di lavoro scelte sono spesso influenzate dalla responsabilità di assistenza nei confronti di minori o parenti non più autosufficienti, sfida particolarmente difficile in un contesto con servizi di qualità spesso insufficienti e a prezzi ragionevoli.
Ecco allora che il Pirellone mette sul piatto 5 milioni di euro per sostenere l’occupazione femminile mediante la concessione di un contributo economico erogato alle donne in fase di ingresso o rientro nel mercato del lavoro e che hanno carichi di cura per fruire di specifiche prestazioni di assistenza per minori o parenti non autosufficienti.
I dettagli
Nello specifico, Regione Lombardia si propone di contribuire alle spese sostenute dalle donne che utilizzano il libretto famiglia o hanno stipulato un contratto di lavoro con babysitter, educatori o assistenti familiari. Il contributo è pari a un massimo di 400 euro mensili per un massimo di 12 mesi (vale a dire 4.800 euro pro-capite). È previsto anche un contributo una tantum, pari a un massimo di 300 euro, a rimborso delle spese sostenute per i servizi di gestione amministrativa del contratto.
Nel dettaglio, la misura è rivolta a donne residenti o domiciliate in Lombardia che, dopo un periodo di disoccupazione o inattività, siano recentemente rientrate nel mercato del lavoro (da non più di 60 giorni dalla data di presentazione della domanda) con un contratto di lavoro subordinato o parasubordinato della durata di almeno 6 mesi (180 giorni) oppure con l’apertura di una partita iva o di un’impresa individuale. Tra le destinatarie della misura anche le donne che decidono di trasformare il proprio contratto di lavoro da part-time a tempo pieno. Le spese di assistenza devono essere riferite a figli minori fino a 14 anni (o fino a 18 anni, se con disabilità riconosciuta) o parenti maggiorenni, peraltro anche non conviventi e fino al secondo grado, con disabilità riconosciuta ai sensi dell’art 3 comma 3 della legge 104/92.
Le domande di contributo devono essere presentate esclusivamente online tramite piattaforma http://www.bandi.regione.lombardia.it a partire da oggi e non oltre il 15 dicembre 2026. La procedura è a sportello, quindi chi prima arriva meglio alloggia, perché si va ad esaurimento dei fondi. Per info lombardia_donne@regione.lombardia.it.
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