Il corteo degli studenti a Bologna prende di mira la premier Giorgia Meloni e i ministri Valditara e Bernini, le cui immagini vengono sporcate con vernice rossa: “hanno le mani sporche di sangue. Bruciato anche il simbolo della Nato
Pubblicato:15-11-2024 12:48
Ultimo aggiornamento:15-11-2024 14:59
BOLOGNA – Meloni, Bernini e Valditara. Le foto della premier e dei due ministri sono state imbrattate con la vernice rossa dagli studenti in corteo oggi a Bologna, accusando gli esponenti del Governo di avere “le mani sporche di sangue“. Il riferimento non è solo alle spese militari, ma anche all’alternanza scuola-lavoro, che gli studenti chiedono di abolire definitivamente.
Più volte nel corso del corteo vengono ricordati i nomi dei tre studenti rimasti vittime di incidenti sul lavoro nel 2022 (Lorenzo, Giuseppe e Giuliano). Per questo slogan vengono lanciati anche contro i sindacati Cgil, Cisl e Uil. Non a caso, è proprio davanti alla Camera del lavoro in via Marconi che viene inscenata la protesta con la vernice contro gli esponenti del Governo Meloni. Contestato anche il modello universitario, che “spinge gli studenti al suicidio”. Pochi metri dopo, sempre in via Marconi, alcuni manifestanti hanno lanciato delle uova contro la filiale di Intesa SanPaolo, con riferimento ancora una volta alla guerra in corso in Palestina.
FIAMME AL SIMBOLO DELLA NATO
Mentre continua la contestazione contro il Governo Meloni, gli studenti in corteo a Bologna hanno dato fuoco anche a un’immagine col simbolo della Nato. Usando un fumogeno, è stato ridotto in cenere un foglio di carta con sopra stampato il logo dell’Alleanza atlantica. “Fuori l’Italia dalla Nato, fuori la Nato dall’Italia”, urlano gli studenti al megafono. Insieme a questo, è stato dato alle fiamme anche il logo di Confindustria con la scritta “Riforma scuola azienda”.
UN GRUPPO DI STUDENTESSE SI SPOGLIA IN PIAZZA
Una decina di studentesse, durante il corteo in corso a Bologna, hanno dato vita a un flash mob in mezzo a via Indipendenza. Le ragazze si sono tolte le magliette rimanendo in biancheria intima e sollevando un cartello con la scritta: “Disarmiamo il patriarcato”. L’iniziativa richiama l’atto di protesta della studentessa iraniana di qualche giorno fa, che si è spogliata in un campus universitario contro l’obbligo del velo. Ma non solo. Il flash mob è anche contro la violenza sulle donne (è stata citata Giulia Cecchettin) e contro la presenza dei pro-vita nei consultori, rivendicando la libertà all’aborto.
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