La modifica alla legge di Bilancio è stata presentata da Lega, FdI e Noi Moderati
Riammessi gli emendamenti sulla riapertura del semestre di silenzio-assenso per conferire il Tfr, presentati da Lega, Fratelli d’Italia e Noi Moderati. «Recando disposizioni in materia di opzione tra il mantenimento del trattamento di fine rapporto presso il datore di lavoro e il conferimento di quest’ultimo a forme di previdenza complementare, reca un intervento coerente rispetto alle misure in materia di previdenza complementare contenute nell’articolo 28 del disegno di legge», si legge nella motivazione della riammissione.
1.300 emendamenti dichiarati inammissibili
Quello alla proroga del semestre di silenzio-assenso per conferire il Tfr ai fondi pensione era uno dei circa 1.300 emendamenti su 4.511 proposte di modifica dei gruppi alla manovra che sono stati dichiarati il 15 novembre inammissibili in commissione Bilancio alla Camera per ragioni di estraneità di materia o di coperture. Ora, invece, la riammissione.
Gli emendamenti cassati
Tra gli emendamenti cassati, quello della Lega per una nuova rottamazione delle cartelle, la quinquies. La proposta di modifica per una definizione agevolata dei carichi affidati all’agente della riscossione, per le cartelle dal primo gennaio 2000 al 31 dicembre 2023, figura infatti tra gli emendamenti inammissibili per “carenza o inidoneità di compensazione”. Una proposta analoga, presentata come emendamento di FI al dl Fisco (che riapre i termini della Rottamazione quater, estendendoli alle cartelle dal primo luglio 2022 al 31 dicembre 2023) è però ancora all’esame della commissione Bilancio del Senato.
Niente norma «anti-Renzi»
Niente da fare, infine, anche per l’emendamento alla legge di bilancio che puntava ad una stretta per i politici sui compensi percepiti all’estero. La proposta presentata dalla deputata di FdI Alice Buonguerrieri, è stata dichiarata inammissibile in commissione Bilancio alla Camera per ragioni di estraneità di materia. La modifica, che ha richiamato la polemica sui compensi delle consulenze all’estero dell’ex premier Matteo Renzi, prevedeva un tetto massimo di ricavi pari a 50mila euro lordi. Nel divieto sarebbero rientrati membri del governo, parlamentari, presidenti di Regione ed europarlamentari italiani.
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