L’Inps ha recentemente certificato il flop di Quota 103, deroga alla Legge Fornero fortemente voluta dal leghista Matteo Salvini, che ha ricevuto circa 1.600 domande. Conti alla mano, tale misura per il pensionamento anticipato, introdotta per il 2023 e prorogata anche per il 2025 nella versione vincolata al metodo contributivo, semplicemente non conviene.
Il presidente dell’Inps Gabriele Fava, in audizione sulla Manovra presso la commissione Bilancio di Camera e Senato, ha giustificato il disinteresse dei pensionandi per Quota 103 parlando dalla “scarsa convenienza del calcolo contributivo” e tirando in ballo il “limite all’importo della pensione fino a che non si raggiunge l’età di accesso all’assegno di vecchiaia”.
I lavoratori prossimi all’uscita hanno una consistente parte dell’assegno previdenziale calcolato con il sistema contributivo. Per costoro anticipare il pensionamento “non risulta conveniente per l’effetto dei coefficienti di trasformazione in rendita del montante”. Traduzione: chi sceglie di andare in pensione anticipata con Quota 103 si vedrà erogare un assegno ridotto, e non di poco.
Come funziona Quota 103
Quota 103 è una forma di pensione anticipata che consente di uscire dal lavoro con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Come tutte le “quote”, è un sistema ideato soprattutto per chi abbia iniziato a lavorare in giovane età e già alla soglia dei 60 anni inizi a valutare l’idea di lasciare il lavoro.
Idealmente, la Quota 103 raccoglie il testimone di quella che fu la Quota 100 del governo M5S-Lega e della Quota 102 del governo Draghi. Nelle intenzioni di Salvini, Quota 103 avrebbe dovuto ricevere almeno 50.000 adesioni, soprattutto di artigiani e piccole partite Iva. L’Inps, invece, ha certificato un’adesione nettamente inferiore. Si vedrà se e come gli stanziamenti predisposti a copertura della misura verranno impiegati altrove.
Perché pochi scelgono Quota 103
Esistono modalità per lasciare prima il lavoro, come la pensione di vecchiaia anticipata che è possibile con 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva (che per le donne diventano 41 anni e 10 mesi) indipendentemente dall’età anagrafica e senza nuovi adeguamenti all’aspettativa di vita, congelati dalla legge 4/2019 fino al 2026. Il vantaggio sulla carta è di 1 anno e 6 mesi, che però nei fatti va a diventare ancora meno conveniente: per andare in pensione con Quota 103 occorre aspettare 7 mesi di finestra mobile, che salgono a 9 nel pubblico impiego. L’uscita slitta così a 43 anni e 1 mese.
Ma Fava evidenzia anche come le “misure sulla previdenza complementare” offrano la possibilità per il lavoratore di “utilizzare rendite di previdenza complementare per raggiungere l’importo soglia“. E questo “sia per gli effetti di attrattività per le forme di previdenza complementare, soprattutto per i giovani, sia per la possibilità di anticipare il pensionamento nell’ambito di un sistema di calcolo della pensione che garantisce un equilibrio attuariale tra contributi versati e prestazioni”. Tali misure fanno di fatto decadere l’interesse di molti per Quota 103 “in ragione del fatto che i lavoratori che accedono normalmente alla previdenza complementare non hanno problemi di superamento della soglia prevista per il pensionamento all’età di vecchiaia”.
Quanto si perde
Andare in pensione con Quota 103 implica una perdita sull’assegno di circa il 17%. Su un ipotetico assegno di 1.500 euro si tratta di ben 255 euro.
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