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“Come Meloni ha un Piano Mattei per l’Africa, io voglio un Piano Olivetti per la cultura”. Lo afferma in un’intervista a “La Stampa” il ministro della Cultura Alessandro Giuli, rilanciando tre progetti che vorrebbe realizzare. “Il primo: rianimare la filiera dell’editoria, ma partendo dalla lettura – spiega -. In Italia ci sono più libri pubblicati che lettori. Arriverà un finanziamento di 30 milioni per le biblioteche, che spesso sono in periferia, nei borghi, anche in luoghi problematici del Sud”. Punto numero due: “La diplomazia culturale. La cultura può diventare uno strumento di dialogo e di pace e l’Italia è di nuovo un Paese strategico”. Infine il terzo progetto: “Ho giurato sulla Costituzione: l’articolo 9 è fra i meno applicati. Da ministro, devo dare ai beni culturali italiani una cornice protettiva, d’accordo, ma anche farli diventare strutture dinamiche. Mappare i rischi e sviluppare le potenzialità. Non si tratta di aprire i depositi dei musei, ma far sì che i musei raccontino il loro contesto, la loro storia, le loro radici. Sono l’autobiografia della comunità nazionale.”
Tornando alle dimissioni dell’ex capo di gabinetto, Francesco Spano, il ministro ribadisce: “La sua scelta ha provocato una crisi di rigetto da parte di una minoranza un po’ fanatizzata dell’elettorato di destra, non da parte di Fratelli d’Italia. Spano si è dimesso perché non reggeva la pressione dei soliti persecutori mediatici”. Lui però afferma di non aver mai pensato alle dimissioni. “No, non le ho mai minacciate – conclude -. Ho chiesto solo, questo sì, di poter lavorare. La fiducia di Giorgia Meloni non è mai venuta meno. Respingo l’idea che io sia un ministro in qualche modo commissariato”.
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