Sassari A inizio estate qualcuno aveva alzato la mano indicando di costruire dei dissalatori per sopperire alla carenza idrica data dalla siccità. Ma poi tutti guardavano al ripristino delle dighe e al potenziamento delle condotte. Opere dalla lunga gestazione. Ora la Sicilia annuncia un maxi- investimento con l’aiuto del governo proprio per tre dissalatori e promette di risolvere l’emergenza. Ma l’assessore regionale ai Lavori Pubblici Antonio Piu non ci sta a fare la parte di chi guarda: «Noi? Abbiamo i soldi per progetti a breve termine, tra cui un dissalatore a Budoni, e nel lungo periodo. Io e la presidente Todde siamo persone troppo serie, sappiamo che occorre muoversi in maniera tecnica e con studio».
La Sicilia Intanto la Sicilia riempie i rubinetti a secco con una pioggia di milioni. Cento, di cui novanta messi direttamente dalla cabina di regia nazionale per l’emergenza idrica. Il piano col placet del ministro Matteo Salvini prevede la riattivazione di tre dissalatori mobili a Porto Empedocle, Gela e Trapani. Una potenza fino a 900 litri d’acqua al secondo.
Soluzione? In Sardegna gli ultimi mesi sono stati travagliati, specie per il nord est. Baronia e bassa Gallura hanno sofferto l’assenza di scorte nella diga Maccheronis, a Torpè, e superati i mesi caldi con le autobotti, ancora si continua a razionare l’acqua. Budoni, Siniscola, San Teodoro, Posada e Torpè nelle ultime settimane hanno dovuto chiudere i rubinetti delle case un giorno sì e uno no. «Come detto appena insediato, il 4 aprile 2024, non potevamo non prendere in considerazione tutte le soluzioni possibili – spiega Antonio Piu, assessore regionale ai Lavori pubblici –. La Sicilia si affida ai dissalatori? Ma anche noi, come assessorato, ne abbiamo finanziato uno da 800mila euro, a Budoni. È già arrivato, sarà gestito da Abbanoa e avremo 16-18 litri al secondo in più, permetteranno di fermare la crisi in quell’area. Abbiamo inoltre già finanziato con due milioni il recupero dei pozzi». L’infrastruttura è arrivata a Budoni, sarà installata a Porto Ottiolu.
Interventi Se l’impianto dimostrerà la sua utilità teorica, verrà replicato in altre aree sofferenti dell’isola. «Il tavolo dell’emergenza siccità è sempre aperto, i dissalatori vanno bene ma attorno devono esserci altre azioni che consentano di alleggerire il peso degli sforzi che chiediamo dai nostri invasi».
Piu indica due direzioni. Una a lungo termine riporta la lente d’ingrandimento sulla diga di Maccheronis. Appena due settimane fa il bollettino idrico regionale ne segnalava uno stato di massima criticità, con appena il 2% di riempimento. Di cui gran parte fangosa e inutilizzabile per le abitazioni. Ora sembra andare meglio, le recenti piogge hanno aumentato la quantità ma il codice rimane rosso. «A febbraio partiremo con l’innalzamento della diga e l’eliminazione della laminazione statica, una norma in inverno non consente di utilizzarla al cento per cento». Tempo stimato: «18 o 24 mesi». Appuntamento alla stagione estiva 2026. L’altra strada, veloce, è quella del desalinizzatore.
«Persone serie» Certo fa effetto: due isole a secco, per la Sicilia sono arrivate dichiarazioni accorate delle alte cariche nazionali e ora l’accordo per una montagna di soldi. La Sardegna deve rimboccarsi le maniche. «Sarò sintetico: io e la presidente Todde siamo persone troppo serie – sostiene l’assessore Antonio Piu –. Abbiamo fatto richieste al commissario straordinario Nicola Dell’Acqua per reperire fondi e ci siamo mossi con un’audizione parlamentare con la commissione insularità. Noi ci siamo».
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