di FRANCO CIMINO
L’acqua è tornata, finalmente! Stamattina. Pulita e fresca. Quel primo getto di colore marrone, non è colpa dell’acqua, ma di quei “tubi” vecchi e ammalorati delle abitazioni vetuste. L’acqua è tornata, che felicità! In questi due passaggi di tempo e di parole ci sta tanto di noi. Due condizioni. Partiamo da queste: il disagio è passato, il problema resta.
Le altre a coppia, il problema è la felicità. Dal particolare al generale. Parliamo del mondo. La felicità è nelle cose piccole. È nella soddisfazione dei bisogni primari, che, nonostante il progresso e i successi tecnologici delle società avanzate, da noi, e non soltanto da noi, tornano a essere quelli del lontanissimo tempo in cui la scoperta del fuoco fece scoppiare all’uomo il cuore di gioia. Torniamo a noi, per pensare al mondo. L’assenza, per fortuna breve dell’acqua, ci ha ha insegnato molto. Che lo si capisca e lo si impari o no, questo ci ha insegnato. Ieri ho detto, qui, su queste pagine, di un valore proprio dell’acqua, tanto grande quanto dimenticato.
Naturalmente grande. Volutamente dimenticato, appunto perché naturalmente grande. Ciò che, per principio o legge propria, è della Natura sfugge al dominio del potere per quanto esso possa imporre la sua legge. Tanto che prima o poi ritorna. Almeno come moto della coscienza. Per questo lo si porta a dimenticarlo. Il valore dell’acqua sta nella sua necessità biologica. Il suo uso e la sua sanità, sono strumenti per la vita. Delle persone e della Natura. Se c’è acqua c’è vita. Se l’acqua è pulita, la vita che di essa si nutre è sana. Va da sé, pertanto, che questo “ cibo”, alimento vitale, è dovuto a tutti gli esseri umani. Se è dovuto, si conferma come diritto. Se è un diritto per ciascun essere umano, le società devono garantirlo. Se questa è la dinamica antropologica-sociale, essendo le società governate dai pochi che del governo si occupano, il potere decide se è come e, soprattutto, a quanti, questo diritto vada garantito. Di seguito, la sua immediata conseguenza, chi ha l’acqua è sano, vive più a lungo. Vive. Il diritto all’acqua diventa una concessione.
Un potere sulla vita umana e della natura. Dell’ambiente, in primis. Le regioni del mondo che hanno l’acqua vivono e crescono nella prosperità e nel progresso, scientifico ed economico. Anche militare. Se sei ricco, sei forte. Anche fisicamente. Lo sanno pure i bambini. La dicotomia giustizia-ingiustizia, il vero eterno scontro tra i due elementi, cammina a piedi nudi o a scarponi sull’acqua. La divisione del mondo, l’originaria e permanente è sul potere dell’acqua. Non sul denaro, non sugli armamenti, non sul possesso dei mezzi di produzione, ieri, e della comunicazione, oggi. Questo sì, è l’aspetto più evidente, ma ne rappresenta sempre, ciascuno di essi, il fatto successivo. Povertà, dei due terzi dell’umanità, e ricchezza, per meno di un terzo di essa, dipendono dall’acqua. La guerra, come principio di affermazione di superiorità e di acquisizione di potere, rappresenta solo lo strumento con cui garantire, invece che l’acqua per tutti, la divisione del mondo! Ma che c’entra questo con l’acqua di Catanzaro e con la la felicità dei catanzaresi? C’entra, eccome se c’entra! La felicità nelle e delle piccole cose, è legata alla scoperta del valore dell’acqua. Sempre e non solo nell’emergenza che ce ne priva.
La scoperta come bisogno primario, non solo per noi, ma guardando molto più lontano dalle nostre finestre, come diritto alla vita per miliardi di persone. Esseri umani come noi per lo stesso diritto all’identico bene. Ma essere felici come persone per un bisogno soddisfatto, non significa acquietamento del nostro essere cittadini nei confronti di chi ci governa. Va riconosciuto alla nuova accoppiata Fiorita, sindaco, e Squillace, assessore, il grande impegno profuso in questi giorni per risolvere il grave problema.
Mi si dirà che è compito loro nel dovere imposto dalla carica di aver fatto ciò che di dovere era proprio. Vero. Ma a me piace sottolineare gli impegni positivi sempre e di chiunque, per poter meglio conservare il diritto a contestare quando chi governa sbaglia o non mi soddisfa. È regola politica, che osservo quotidianamente. Il recupero del senso di cittadinanza va però mantenuto tutti i giorni, vigilando, più che rimbrottando, sull’attività dell’Amministrazione. Senza sconti per nessuno. Senza distrazioni convenienti. Senza pigrizie furbesche. Soprattutto, senza ignoranza interessata.
La Città ha bisogno di unità della gente, motivata da un nuovo senso civico. La Politica, come servizio alla Città e spazio della Democrazia, muove da qui. Da questo grande sentimento e da quella piccola felicità. Quanto all’acqua, da diritto universale a strumento di sviluppo, Catanzaro c’entra enormemente. La Città capoluogo, resterà sempre indietro anche rispetto alle altre consorelle. E e sue capacità di crescita, addirittura si ridurranno fino a minarne il suo ruolo in Calabria e le sue ambizioni legittime nel Mezzogiorno. C’è di più. È una cosa che sfugge, purtroppo, ancora a molti. Ed è che una regione, per quanto interventi a pacchetti e a interessi a macchia di leopardo, possa realizzare, non costruirà mai autentico sviluppo senza un Capoluogo sano, ricco, forte. Questa è regola!
La Regione e il suo presidente, persona capace e intelligente, a cui esposi personalmente tre anni fa questa necessità, si attivino subito per consentire la più rapida realizzazione di una nuova e moderna rete idrica. Per il momento solo questo, ché se avremo l’acqua tutti i giorni e l’intelligenza non l’avremo nel frattempo “inaridita”, e avremo anche, noi catanzaresi, realizzato il massimo di unità possibile, sociale prima che politica, tutto il resto lo realizzeremo da noi. Viva l’acqua e la Vita. La Libertà e la Democrazia. E viva Catanzaro capoluogo della Calabria.
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