Copenhagen introdurrà la prima tassa sulle emissioni agricole al mondo. E prova a non cadere negli stessi errori di chi ci ha provato prima di lei: Olanda e Nuova Zelanda
Convertire il 15% dei terreni agricoli in foreste e habitat naturali entro 20 anni per ridurre l’uso di fertilizzanti. Quindi, agire direttamente contro l’inquinamento da azoto nei suoli. Ma anche sulle emissioni dell’allevamento, con la prima tassa sul metano emesso dal bestiame al mondo.
Il 18 novembre, la Danimarca ha annunciato il pacchetto di misure più radicali mai approvato per intervenire sul nesso tra agricoltura e clima, affrontando congiuntamente coltivazioni, allevamento, qualità dei suoli ed emissioni climalteranti.
Vediamo in dettaglio cosa prevede l’iniziativa del governo di Copenhagen.
I precedenti: Olanda e Nuova Zelanda
Il piano annunciato dal governo danese viene da lontano. E punta a non cadere nelle stesse trappole in cui sono finiti tentativi precedenti e analoghi, in Olanda e Nuova Zelanda.
L’Olanda è stata condannata nel 2019 da un tribunale nazionale a rivedere la sua politica contro l’inquinamento da azoto perché troppo debole. La nuova proposta del governo prevede uno schema di vendita volontaria delle proprie aziende secondo cui gli allevatori possono cedere allo Stato le loro imprese. Il territorio olandese è diviso in aree a seconda della gravità delle concentrazioni di azoto, da cui dipendono gli incentivi alla vendita per gli allevatori.
Il piano ha portato alla netta opposizione degli agricoltori, che nel 2019 hanno fondato il Movimento Agricoltori-Cittadini (BBB), partito che ha raccolto il 5% alle ultime europee, ha sbancato le elezioni per il Senato nel 2023 col 20% e a luglio è entrato formalmente nella coalizione di governo con l’estrema destra del PVV. Anche grazie alle proteste dei trattori in mezza Europa.
La Nuova Zelanda ha accantonato da poco un piano per tassare le emissioni agricole. Come l’Olanda, anche il paese dell’Oceania è molto legato all’allevamento, che genera quasi il 50% delle emissioni nazionali. Il piano prevedeva di reinvestire i proventi nel sostegno per pratiche agricole più sostenibili e tecnologie innovative per ridurre le emissioni.
Il piano danese per ridurre l’uso di fertilizzanti
A Copenhagen, l’idea di ridurre l’uso di fertilizzanti ha portato il governo a legare il dossier a diverse altre iniziative. Nel mirino non c’è solo l’inquinamento da azoto ma anche il ripristino della natura e la riduzione delle emissioni climalteranti.
E c’è un metodo pensato per evitare “derive olandesi”. L’accordo è il risultato della collaborazione tra agricoltori, industria, sindacati e gruppi ambientalisti. Un modello di governance inclusiva che dovrebbe ridurre proteste e strascichi.
Questi sono i punti più importanti del piano della Danimarca per diminuire l’uso di fertilizzanti azotati e limitare le emissioni agricole:
- Conversione del 15% delle terre agricole in foreste e habitat naturali entro 20 anni per ridurre l’uso di fertilizzanti e il loro impatto sull’ecosistema marino;
- Piantumazione di 1 miliardi di alberi, con l’obiettivo di espandere le foreste nazionali di 250mila ettari;
- Ripristino di circa 140mila ettari di torbiere in stato di degrado ambientale, aumentando il loro contributo al sequestro di carbonio;
- Introduzione di una tassa sul metano generato dal bestiame attraverso la fermentazione enterica. La tassa scatterà nel 2030 e permetterà di aggredire la principale fonte di gas serra del paese, ovvero il settore agricolo.
L’iniziativa è fondamentale per centrare l’obiettivo nazionale di ridurre le emissioni del 70% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Il governo si aspetta di ridurre l’inquinamento da azoto di 13.780 tonnellate l’anno. Al momento, per il piano c’è uno stanziamento di 43 miliardi di corone danesi, pari a 5,7 miliardi di euro.
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