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È sempre una spiacevole situazione, ritrovarsi con una parte dello stipendio o della pensione pignorata. Ma è un brutto colpo anche veder pignorata la propria casa o la propria automobile.

Il pignoramento dei beni può avvenire per diverse ragioni: sanzioni amministrative o multe stradali non pagate, ma anche per cartelle esattoriali o intimidazioni di pagamento ignorate per troppo tempo. 

Si tratta di situazioni molto amare da digerire e, spesso, si pensa di fare opposizione quando si riceve un pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione e da parte di creditori privati.

I casi in cui si vuole fare opposizione non sono molto rari, ma è bene sapere, prima di tutto, come funziona il meccanismo di espropriazione di un bene e quali sono i dettagli che distinguono la procedura di pignoramento sui beni di un debitore, avviata da creditori privati – si pensi, ad esempio, ad una banca – da quelle avviate dall’Agenzia delle Entrate Riscossione.

Come funziona e quando avviene il pignoramento dell’Agenzia delle Entrate Riscossione

Il pignoramento è l’atto con il quale l’Agenzia delle Entrate Riscossione, ma anche i creditori privati come le banche o gli istituti finanziari intraprendono l’azione esecutiva sui beni di un debitore. Si tratta, in sostanza, dell’avvio dell’espropriazione forzata nei confronti di beni mobili e immobili. 

Nel caso dell’Agenzia delle entrate, con il pignoramento il Fisco va a prendersi coattivamente dal patrimonio del debitore che non ha saldato la sua posizione, quello che, appunto, non ha pagato di sua spontanea volontà, ma che ignorato anche dopo aver ricevuto gli avvisi di pagamento.

Dobbiamo individuare già adesso le prime differenze tra i pignoramenti avviati dai creditori privati e dall’Agenzia delle entrate.

Nel primo caso, il pignoramento deve avvenire attraverso un atto di precetto e, solo dopo, si può avviare l’azione esecutiva. Diverse sono le regole per l’Agenzia delle Entrate Riscossione, in quanto le norme tributarie consentono all’ente di procedere all’espropriazione forzata per recuperare tributi, contributi, multe e, insomma, tutte le somme non pagate dai debitori sulla base del ruolo.

A cosa serve l’iscrizione a ruolo degli importi a debito? Con questo atto si va a costituire il titolo esecutivo per recuperare coattivamente le somme non pagate. 

Il pignoramento scatta subito dopo l’iscrizione a ruolo? È bene chiarire subito che non si tratta di un passaggio automatico. Devono prima passare sessanta giorni dalla notifica della cartella di pagamento.

Leggi anche: Stipendio, ecco quante volte l’Agenzia delle Entrate può pignorarlo

Come bloccare un pignoramento dell’Agenzia delle Entrate Riscossione

È possibile bloccare un pignoramento? Il Decreto Aiuti, dal 18 luglio 2022, ha introdotto la possibilità di bloccare il pignoramento attraverso la richiesta di rateizzazione del debito presentando un’istanza all’Agenzia delle Entrate Riscossione, ma solo per i debiti fino a 120.000 euro

Per gli importi a debito superiori a questa somma, si deve provare di trovarsi in una situazione di difficoltà economica.

Come funziona il blocco del pignoramento? Il pagamento della prima rata sospende la procedura in corso. Non funziona solo quando i beni pignorati sono già stati messi in vendita all’asta giudiziaria oppure assegnate tramite ordinanza del giudice dell’esecuzione.

Opposizione al pignoramento dell’Agenzia delle Entrate Riscossione: quando è possibile

Opporsi ad un pignoramento, è la soluzione nella quale molti debitori sperano. Quando ci si può opporre?

Abbiamo già detto in precedenza che il pignoramento può avviarsi dopo sessanta giorni dalla notifica della cartella di pagamento. Se, però, trascorre più di un anno senza che l’azione esecutiva sia partita, l’Agenzia delle Entrate Riscossione deve notificare al debitore un’intimidazione di pagamento prima di procedere al pignoramento dei beni, concedendogli cinque giorni per versare le somme dovute e la possibilità di rateizzare l’importo restante.

Se queste condizioni non vengono rispettate, allora si può fare ricorso e opporsi ai pignoramenti. 

E se il pignoramento è stato compiuto presso terzi? Ci sono alcune particolarità che è bene conoscere, quando il pignoramento è stato compiuto su soggetti che a loro volta sono debitori di chi è in debito verso il Fisco. Per capirci meglio, possiamo fare alcuni esempi. Prendiamo il caso di un datore di lavoro, dell’Inps o i una banca.

Facciamo l’esempio di un dipendente pubblico o privato in debito con il Fisco. L’Agenzie delle Entrate Riscossioni può intimare, con avviso di pagamento, il datore di lavoro o l’ente al pagamento del debito contratto dal dipendente. In questo caso, il datore di lavoro o l’ente è “terzo pignorato“, ovvero colui che deve pagare il debito del dipendente con il Fisco. In che modo? Il debito al Fisco viene detratto dallo stipendio del dipendente

Stessa situazione può succedere tra un pensionato in debito con il Fisco e l’Inps. L’ente previdenziale, diventando “terzo pignorato” è tenuto a saldare il debito del pensionato con il Fisco, sottraendo la somma dalla pensione.

Ovviamente, ci sono alcuni limiti di pignorabilità da rispettare, in quanto non è possibile detrarre dall’intero stipendio o pensione il debito.

 

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