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“Morti per crisi”, imprenditori che si suicidano nelle loro aziende perché non vedono una via di uscita. Gesti frutto della disperazione, in città tanti sono rimasti colpiti emotivamente da quanto è successo martedì a Cesena, un imprenditore agricolo di 64 anni, schiacciato da un debito che non riusciva più ad onorare con l’istituto bancario, si è sparato davanti alla sede principale della banca in viale Bovio.

Un mutuo che non si riesce più a pagare diventa un macigno insopportabile che spinge al tentativo (per fortuna fallito) di togliersi la vita con un gesto eclatante. Si torna con la memoria alla crisi del 2008 che spinse al suicidio decine e decine di imprenditori, disperati perché non riuscivano più a mandare avanti le loro imprese. Oggi, dopo i segnali di ripresa post-pandemia, gli imprenditori devono fare i conti con le bollette ‘mostruose’, moltiplicate per tre o per quattro che portano tante aziende al rischio chiusura.

La banca: “C’era chi riprendeva con lo smartphone”

I freddi numeri dell’Osservatorio “suicidi per motivazioni economiche” della Link Campus University dicono che negli ultimi dieci anni (2012-2022) si sono verificati in Italia oltre un migliaio e quasi altrettanti tentativi di “suicidi per motivi economici”. Ma vittime non sono solo gli imprenditori, col passare degli anni sono esponenzialmente aumentati anche i suicidi tra i disoccupati, o tra le persone che hanno perso il lavoro. (Nella foto il Comando dei Carabinieri, a pochi metri dalla banca)

L’esperto: “Non si deve provare vergogna dei debiti, spesso vengono le mogli”

Roberto Selvaggio (nella foto) è responsabile dell’ufficio “Cancellazione Debiti Immobiliari” vicino al Tribunale di Forlì, di situazioni di disperazione ne ha viste davvero tante, e ha creato un sistema che affianca le persone schiacciate dai debiti. “In queste situazioni dolorose la cosa più importante, direi prioritaria, è cercare di trovare tempestivamente un accordo transattivo con il creditore, in questo caso la banca”, spiega l’esperto.

“Bisogna considerare – mette in guardia Selvaggio – che il pignoramento dei beni e la vendita all’asta oltre ad essere una procedura lunga, può lasciare insoddisfatti sia creditore che debitore. Gli immobili vengono svenduti, il creditore recupera solo una parte del credito, il debitore resta gravato dal macigno del debito residuo”.

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La transazione può essere una liberazione per il debitore. “Consigliamo di rivolgersi a professionisti come noi che lavorano per raggiungere un accordo di transazione che entro 60 giorni soddisfi il creditore, che deve ovviamente rinunciare a qualcosa ma ottiene in tempi rapidi la somma. Il debitore viene liberato da questo grosso macigno, e non ha più conseguenze dal punto di vista legale. Noi affianchiamo il debitore con la nostra liquidità e poi siamo in grado di valorizzare al massimo la vendita degli immobili. Ci tengo a sottolineare che è importante che il debitore non si senta solo, non deve provare vergogna, deve rivolgersi ad un professionista che lo aiuti a gestire la situazione”.

Selvaggio indica anche un seconda strada che  “è la legge che viene definita anti-suicidi, quella sul sovraindebitamento. Il debitore può fare una proposta al giudice, che può accordare la vendita del patrimonio immbiliare e prevedere una rateizzazione in 4 anni del debito. Si tratta comunque di un iter lungo, noi consigliamo un accordo transattivo”.

Dietro questi grossi debiti ci sono sicuramente drammi umani, come spiega l’esperto: “Devo dire che soprattutto i padri di famiglia si vergognano, mi è capitato di ricevere nel mio ufficio una persona incappucciata. Spesso vengono le mogli che sono più aperte da questo punto di vista. Devo dire però che nel corso degli anni la situazione è migliorata, in passato i suicidi di persone fortemente indebitate erano più frequenti. Noi abbiamo degli uffici che consentono di garantire la privacy, oggi c’è maggiore propensione ad affidarsi a professionisti come noi. La cosa più importante è che l’accordo di transazione sia fatto tempestivamente, non due mesi prima che un immobile vada all’asta, in casi del genere è difficile che il creditore accetti”.

 

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