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Nell’articolo di oggi vi parleremo del pignoramento del TFR ed eredi, per vedere se la somma può essere usata per pagare eventuali debiti del defunto (scopri le ultime notizie su bonus, Rdc e assegno unico, su Invalidità e Legge 104, sui mutui, sul fisco, sulle offerte di lavoro e i concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Come funziona il pignoramento del TFR

Il pignoramento del TFR (Trattamento di Fine Rapporto) è un procedimento legale mediante il quale un creditore può ottenere il recupero di debiti non pagati da parte di un debitore attraverso la cessione o il pignoramento dei fondi destinati al Trattamento di Fine Rapporto.

Il TFR è una sorta di riserva economica che viene accumulata durante l’attività lavorativa di un dipendente in Italia e che viene erogata al termine del rapporto di lavoro, ad esempio in caso di pensionamento, licenziamento o risoluzione consensuale del contratto. Questa somma è protetta da leggi specifiche che ne limitano l’accesso e l’uso. Tuttavia, in determinate situazioni, i creditori possono richiedere il pignoramento del TFR per recuperare somme di denaro che il debitore non ha pagato.

Il procedimento di pignoramento del TFR coinvolge l’intervento di un giudice e richiede una sentenza o un provvedimento esecutivo da parte di un tribunale. Una volta ottenuta la sentenza o il provvedimento, il creditore può richiedere all’istituto finanziario presso il quale è custodito il TFR del debitore di trasferire una parte dell’importo del TFR per coprire il debito.

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Quali sono i limiti di pignoramento del TFR?

Limiti di pignoramento se il TFR non è stato ancora versato al lavoratore

Nel caso in cui il creditore richieda il pignoramento del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) che è ancora in fase di accantonamento e non è stato ancora depositato sul conto corrente del debitore, il datore di lavoro avrà l’obbligo di trasferire una somma corrispondente a un quinto dell’importo del TFR. Tuttavia, questo trasferimento avviene solo dopo l’udienza di assegnazione prevista.

È da sottolineare che questa somma non può essere richiesta direttamente al debitore, poiché assume le caratteristiche di un pignoramento presso terzi (codice di procedura civile, art. 543). In altre parole, l’importo richiesto al debitore non è direttamente nelle sue disponibilità immediate, bensì è detenuto da un soggetto terzo. In questo specifico caso, il soggetto terzo è rappresentato dal datore di lavoro del debitore.

In pratica, se il pignoramento del TFR viene avviato prima che l’importo sia depositato sul conto del debitore, il creditore può pignorare solo un quinto dell’importo, seguendo le stesse modalità del pignoramento dello stipendio.

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L’articolo 543 del Codice di procedura civile.

Limiti di pignoramento se il TFR è già stato versato al lavoratore

Se il datore di lavoro ha già versato la cifra spettante come TFR al lavoratore, perché sia pignorabile bisogna avviare un procedimento di pignoramento del conto corrente, che ha restrizioni di altro tipo.

Nel caso in cui il TFR sia stato già accreditato sul conto corrente del debitore, il creditore ha la possibilità di notificare l’atto di pignoramento accantonato direttamente alla banca.

In questa situazione, il creditore ha il diritto di pignorare l’intero importo che eccede la somma equivalente al triplo dell’assegno sociale. Non è necessario limitarsi a un quinto dell’importo, poiché una volta che le somme sono state erogate come TFR, non possono più essere considerate come una retribuzione.

L’importo dell’assegno sociale nel 2023 è di 503,27 euro, quindi il limite non pignorabile delle somme in banca è di 1.509,81 euro. In pratica il creditore di tutte le somme presenti in banca a titolo di stipendio o pensione, TFR incluso, può pignorare tutta la parte eccedente i 1.509,81 euro.

Se poi il creditore è l’Agenzia delle Entrate, questa ha restrizioni più selettive, poiché, della parte eccedente i 1.509,81 euro, questa può pignorare al massimo solo un quinto.

Pignoramento-del-TFR-ed-eredi-avvocato
In foto, un avvocato seduto dietro la scrivania.

Pignoramento del TFR ed eredi

Prima di qualsiasi altra cosa dobbiamo chiarire che il TFR non è tecnicamente un’eredità. Ovvero se un lavoratore dipendente muore agli eredi spetta la somma relativa al TFR ma come un diritto proprio e personale e non come un diritto ereditario.

Il TFR non fa parte dell’attivo ereditario e quindi viene concesso agli eredi a prescindere se questi accettino o meno l’eredità. Per spiegarlo con parole semplici, se un lavoratore muore gli eredi hanno diritto a riscuotere il TFR anche se rinunciano all’eredità.

Si può spendere il TFR per pagare i debiti del defunto?

Per rispondere subito ed in modo diretto alla domanda che chiede se si può usare il TFR per pagare i debiti del defunto, diciamo che questo non è possibile. Il motivo è molto semplice e risiede proprio nel fatto che quando un lavoratore dipendente muore il TFR non si eredità, ma è un diritto che spetta agli eredi.

Quindi nel caso di decesso di un lavoratore con debiti, se il TFR non è stato ancora versato, non è possibile per il creditore pretendere dal datore di lavoro di usare l’importo per pagare i debiti. Anche se gli eredi rinunciano all’eredità e con essa ai debiti, possono comunque richiedere il versamento del TFR.

Se poi gli eredi accettano l’eredità e chiedono la restituzione del TFR, quando i soldi sono in loro possesso possono farne ciò che vogliono, compreso usarli per pagare i debiti. Ma il TFR non può essere sottratto automaticamente dall’eredità, perché non fa parte dell’attivo ereditario.

Diverso è il caso in cui il TFR sia già stato versato sul conto corrente del lavoratore, poiché in questa circostanza i soldi sono già sul conto e questi possono essere ereditati.

Le somme presenti su conto corrente, anche se provengono da un eventuale TFR, fanno infatti parte dell’eredità e quindi anche di eventuali debiti presenti.

FAQ: Domande frequenti sul pignoramento del conto corrente

Posso riattivare il pignoramento del conto corrente se successivamente deposito fondi sul conto?

Se il saldo del conto corrente è vuoto o in negativo, i fondi non vengono bloccati. Tuttavia, eventuali depositi successivi potrebbero essere soggetti a pignoramento, ciò dipende se si è chiuso o meno il procedimento di pignoramento avviato.

Quali sono le alternative al pignoramento del conto corrente vuoto?

Se il conto corrente è vuoto e ci sono in difficoltà finanziarie, è consigliabile cercare assistenza da parte di un consulente finanziario o di un avvocato specializzato in diritto delle esecuzioni. Possono esaminare le opzioni e consigliare sulle alternative al pignoramento, come la negoziazione del debito o l’elaborazione di un piano di rimborso.

Ci sono altre conseguenze se il mio conto corrente è vuoto durante una procedura di pignoramento?

Se il conto corrente è vuoto, non ci saranno conseguenze dirette legate al pignoramento. Tuttavia, è importante affrontare la situazione debitoria e cercare soluzioni per gestire il debito in modo adeguato.

Chi può avviare una procedura di pignoramento del conto corrente?

Un creditore che ha un credito non soddisfatto nei confronti di un debitore può avviare una procedura di pignoramento del conto corrente. Questo avviene generalmente attraverso un’azione legale o tramite un avvocato.

Posso impedire il pignoramento del mio conto corrente?

È possibile evitare il pignoramento del conto corrente attraverso diverse opzioni. Ad esempio, il pagamento del debito in modo tempestivo, la negoziazione con il creditore per un piano di pagamento rateale, la ricerca di assistenza da un consulente finanziario o un avvocato specializzato in diritto delle esecuzioni.

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