Giampaolo Cocconi, commissario nominato dal ministero per gestire la crisi di Moncaro: qual è il futuro dell’azienda?
«La cooperativa non è destinata a sparire. Il ministro Urso, nel decreto che ha disposto la liquidazione coatta amministrativa e ha autorizzato l’esercizio provvisorio, ha sottolineato la priorità di salvaguardare la realtà aziendale preservando il livello occupazionale, la filiera agricola dell’industria e dei servizi del territorio. Il ministro ha escluso ogni possibilità di cessione dell’azienda».
Ministero o tribunale: a chi compete ora la liquidazione?
«Il procedimento di liquidazione coatta amministrativa è stato notificato al tribunale e ai soggetti coinvolti il 24 mattina. Il tribunale ha disposto che, come commissario, mi esprimessi in merito al concordato entro il termine del 25 ottobre e, viceversa, dopo aver ricevuto alle 11,50 la notifica del decreto che era stato firmato dal ministro alle 10,20 del 25. Ma, senza avermi sentito, come aveva disposto in camera di consiglio solo poche ore prima, ha dichiarato la liquidazione giudiziale che però è intervenuta dopo la liquidazione coatta amministrativa. Il principio di prevenzione esclude la sopravvivenza della liquidazione giudiziale».
II collegio dei curatori sostiene che la decisione del tribunale sia conseguenza della rinuncia al concordato. È così?
«Nella relazione prendevo atto che lo stato di avanzamento delle attività prodromiche alla presentazione del piano concordatario non consentiva nel termine ridotto di 30 giorni il perseguimento della procedura di concordato. Il ministero ha quindi ritenuto di procedere con la liquidazione coatta amministrativa, l’esercizio provvisorio e la valutazione della possibilità di un concordato coattivo, sempre perseguendo la tutela della coop ed escludendo la vendita».
Perché il 24 ottobre il ministero ha comunicato l’avvio del procedimento per la liquidazione coatta?
«La comunicazione dell’avvio della procedura è un atto dovuto che non prevede che gli altri organi dello Stato accelerino i loro processi per arrivare prima».
Veniamo al concordato: come mai non è stato presentato nei termini stabiliti?
«Perché il lavoro svolto fino a quando sono stato nominato non era sufficiente in termini di affidabilità dei dati contabili e il termine ridotto che il tribunale ha ritenuto di concedere non avrebbe permesso di fare un lavoro serio. Il piano abbozzato prima che io fossi nominato prevedeva comunque la cessione (mi è stato detto ad un fondo) dell’azienda. Io avrei voluto fare un piano in continuità diretta che avrebbe salvaguardato l’azienda e i soci conferitori».
C’è un braccio di ferro tra lei e Pollio sulle modalità di gestione della coop?
«Nessun braccio di ferro. C’è una diversa visione del ministero e del dottor Pollio. Il ministero vuole salvaguardare la realtà agricola, industriale dei soci e dei creditori che, peraltro, con la prosecuzione dell’attività potranno essere remunerati sia con strumenti partecipativi sia con il nuovo lavoro. Il progetto della liquidazione giudiziale prevede la vendita della Moncaro».
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