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Dopo il via libera in Cdm, il dl Salva-casa di Matteo Salvini comincerà il suo iter in Parlamento. La Lega ha già preparato un pacchetto di emendamenti che intende modificare i requisiti di abitabilità, il cambio di destinazione d’uso e le tolleranze. Vediamo come cambia la sanatoria.

Novità in arrivo all’interno del piano Salva casa di Matteo Salvini. Il decreto appena varato dal Consiglio dei ministri e pubblicato in Gazzetta Ufficiale ora passerà al vaglio del Parlamento. In particolare, i deputati della Lega hanno proposto un pacchetto di emendamenti da depositare in Commissione ambiente alla Camera che rivede i requisiti di abitabilità e interviene sul regime delle tolleranze costruttive e sul cambio di destinazione d’uso. Vediamo di che cosa si tratta e quali sono i principali cambiamenti.

Le novità del piano Salva casa: abitabilità, cambio destinazione d’uso e tolleranze

Il dl Salva casa è atteso per la discussione in Commissione ambiente e lavori pubblici alla Camera martedì 11 giugno. “Mi auguro che le Camere utilizzino i due mesi previsti dalla norma per approvare definitivamente un decreto che aiuterà in concreto alcuni milioni di italiani, che aiuterà a contenere il costo degli affitti e del mattone”, ha dichiarato negli scorsi giorni il ministro delle Infrastrutture. Ora con una serie di emendamenti la Lega intende modificare la sanatoria approvata in Cdm introducendo alcune semplificazioni, a partire dai requisiti minimi per l‘abitabilità. 

In particolare, dal Carroccio puntano a rivedere, al ribasso, i criteri con cui viene riconosciuta l’abitabilità: l’emendamento prevede infatti, che scendano da 28 a 20 i metri quadri richiesti se il monolocale è abitato da una sola persona, da 38 a 28 se si è in due. Le modifiche proposte riguardano anche l’altezza minima dei soffitti che passerebbe da 2,70 metri a 2,40. Tale limite è già previsto per ambienti come i corridoi ma verrebbe esteso a qualsiasi spazio in cui “vi siano condizioni di aerazione e luminosità tali da consentire l’abitabilità dell’unità immobiliare”, come ad esempio soggiorni o cucine. Su questo punto, riferisce la Lega, “è stato già acquisito il parere favorevole del Ministero della salute”.

Un’altra novità riguarderà il cambio di destinazione d’uso per i locali al piano terra dai quali sarà possibile “ricavarne un’abitazione”. Secondo il Carroccio si tratterebbe di una novità richiesta dai piccoli Comuni “per evitare lo spopolamento dei centri storici. I piccoli borghi hanno l’esigenza di valorizzare il tessuto urbano e individuare misure che incentivino l’insediamento di nuovi nuclei familiari o realtà artigianali o commerciali”. Le amministrazioni potranno “vincolare il cambio di destinazione d’uso al rispetto di ‘specifiche condizioni’, perché ovviamente – proseguono – bisogna tenere conto degli effetti che la misura può produrre nei diversi contesti urbani e garantire che la medesima sia utilizzata per obiettivi di riqualificazione dei centri abitati, non certo per alimentare degrado o perdita di valore identitario”.

Per quanto riguarda le tolleranze costruttive, queste passeranno dal 2% al 3% per le case tra i 300 e 500 metri quadri, al 4% per le abitazioni con una superficie tra 100 e 300 metri e infine, potranno arrivare fino al 5% per quelle più piccole di 100 metri quadri. In questo caso la sanatoria, limitata agli interventi realizzato fino al 24 maggio, potrebbe estendersi anche alle modifiche successive a quella data.

Cambiamenti verranno introdotti anche sul rilascio del certificato di agibilità. In sostanza, se dopo un sopralluogo del Comune o della Asl in cui non vengano rilevate difformità il cittadino che ha realizzato i lavori ottiene un certificato di agibilità “nessuno potrà dirmi, in un secondo momento, che il mio immobile non è conforme”, affermano dalla Lega. Altre semplificazioni coinvolgeranno i lavori svolti prima del 1977, per i quali saranno previste “forme semplificate di regolarizzazione delle parziali difformità presenti”. Per mettere in regola le piccole irregolarità basterà pagare una sanzione pecuniaria che dovrebbe ammontare al doppio dell’aumento del valore dell’immobile.

Infine, gli emendamenti intervengono anche sul potere sostituivo delle Regioni, che oggi possono annullare il permesso di costruire di fatto sostituendosi ai Comuni. Dal Carroccio puntano a “ridurre le tempistiche per l’esercizio di questo potere sostitutivo” allo scopo di  “assicurare la certezza dei diritti delle famiglie che hanno già ricevuto un titolo abilitativo da parte del comune”.



 

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