Un patrimonio personale da liquidare (a partire dall’abitazione) e un quinto dello stipendio già pignorato (circa 8mila euro l’anno). Questi i provvedimenti disposti dal tribunale fallimentare di Treviso nei confronti di Carlo Bramezza, 55enne di Villorba, Treviso, direttore generale dell’Uls 7 Pedemontana di Bassano (già alla guida di quella di San Donà -Veneto Orientale), che deve rispondere di una montagna di debiti. E cioè quasi undici milioni di euro, o meglio, a voler essere precisi, poco più di 10 milioni 969mila euro, quale garante di quelle ingenti cifre. ln qualità di socio di due società immobiliari della Marca poi naufragate, tra 2008 e 2012, Bramezza aveva infatti firmato delle fidejussioni per milioni, mettendo in garanzia anche la propria casa. Ora il tribunale di Treviso ha avviato un procedimento di liquidazione del patrimonio del manager della sanità pubblica, che è stato nel frattempo ammesso alla legge «salva suicidi» che dà la possibilità di ripianare i debiti assunti nei limiti delle proprie capacità reddituali.
Il legale: impegni a titolo personale
Ma l’Uls 7, sia ben inteso, non c’entra in questa vicenda: la firma a garanzia, per le esposizioni debitorie non proprie ma di terzi, erano relative a quando Bramezza non lavorava per alcuna amministrazione, struttura sanitaria o assistenziale, così come sottolinea il suo difensore. E risponde di quei debiti in merito appunto ad impegni «di mera firma», «assunti oltre dieci anni fa a titolo soltanto personale». Ma fa comunque scalpore, fosse anche solo per l’ingente cifra di debiti per i quali il numero uno della sanità bassanese è stato ora chiamato in causa. L’avvocato Marco De Rosa tiene a precisare come Bramezza non sia «affatto un fallito né fallibile, dato che non è nemmeno un imprenditore».
Meritevole della procedura di liquidazione
Lo stesso legale fa sapere inoltre come sia stato «presentato ricorso già da tempo alla procedura per la liquidazione del patrimonio» (con tanto di liquidatore già nominato) e come «l’accesso alla procedura è avvenuto su base volontaria, cioè in forza di istanza personale da parte del solo Bramezza». Il quale «intende avvalersi di un beneficio di legge e non su iniziativa né di creditori né dell’autorità giudiziaria». E questo «in perfetta trasparenza e con lo spirito di destinare il proprio patrimonio disponibile alla migliore soddisfazione possibile dei creditori». Insomma, il direttore dell’Uls 7 Pedemontana non si è tirato indietro e, a detta del suo avvocato, ha ottenuto il beneficio dal tribunale «ritenendolo in possesso dei requisiti di meritevolezza imposti dalla legge».
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